Come annunciato, Putin ha inviato in Bielorussia i missili Iskander-M capaci di poter scatenare una guerra nucleare: con la Finlandia nella Nato siamo al paradosso della sicurezza.
Una guerra nucleare come conseguenza del “paradosso della sicurezza”, ovvero quel meccanismo che per gli storici spinge i vari Stati ad armarsi il più possibile per sentirsi più sicuri e che fu una delle cause del primo conflitto mondiale.
Più di un secolo dopo la guerra in Ucraina sembrerebbe aver rimesso in moto quella corsa alle armi che per anni, soprattutto tra i Paesi dell’Unione europea, era finita in secondo piano nella convinzione che mai più il Vecchio Continente potesse essere di nuovo lo scenario di un conflitto di tale portata.
Invece adesso il rischio di una guerra nucleare - o mondiale - è tristemente sempre dietro l’angolo, vista la convinzione diffusa che potrebbe bastare un nulla in Ucraina per innescare una catastrofica escalation.
In questo scenario, Vladimir Putin già sembrerebbe aver messo in campo la sua risposta all’ingresso della Finlandia nella Nato, Paese che condivide con la Russia 1.300 chilometri di confine: in Bielorussia - che confina con Polonia, Lettonia e Lituania - sono arrivati i missili Iskander-M capaci anche di montare testate nucleari, con Mosca e Minsk che hanno dato notizia dell’inizio dell’addestramento delle truppe bielorusse all’utilizzo di queste armi micidiali.
Di certo lo spauracchio di una guerra nucleare può essere una sorta di avvertimento da parte della Russia alla Nato, ma il livello di tensione tra i due blocchi da tempo ha superato ogni soglia di allarme.
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Finlandia nella Nato: guerra nucleare più vicina?
L’ingresso della Finlandia nella Nato senza dubbio ha irritato notevolmente Vladimir Putin ma, come hanno sottolineato da Washington, la mossa del Paese scandinavo è una conseguenza della decisione del Cremlino di invadere l’Ucraina.
Un mattoncino alla volta la sensazione però è che si stiano costruendo i presupposti per una escalation, con una guerra nucleare o mondiale che potrebbe essere l’unico modo per porre fine a un conflitto impantanato sul campo di battaglia e - soprattutto - sul fronte della diplomazia.
La Russia così ha invaso l’Ucraina perché non si sentiva più sicura visto il progressivo scivolamento di Kiev tra le braccia della Nato; l’Occidente ma anche Cina, Giappone e Iran, ha iniziato di conseguenza ad aumentare le proprie spese militari anche perché i Paesi dell’Alleanza atlantica hanno gli arsenali quasi vuoti dopo aver fornito a Zelensky armi per un valore di 65 miliardi da quando è scoppiata la guerra.
I più preoccupati sono gli Stati più vicini alla Russia: la Polonia ha annunciato investimenti record per il proprio esercito, mentre la Finlandia con un iter accelerato è entrata a far parte della Nato e presto anche la Svezia farà lo stesso.
Tutti gli attori in causa sembrerebbero volere maggiore sicurezza, ma per raggiungere il loro scopo stanno solo comprando un numero record di armi - tanto che l’industria bellica fa fatica a soddisfare tutte le richieste - lasciando tristemente deserta la strada che porta a una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina.
La conseguenza è che da oltre tredici mesi il Vecchio Continente vive con la spada di Damocle di una guerra nucleare sopra al capo, ma la cosa preoccupante è che all’orizzonte non si intravede nessuna possibilità di un cessate il fuoco in Ucraina che è la conditio sine qua non per raggiungere una pace che ormai non viene neanche più evocata.
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