Fino a che età vanno mantenuti i figli

Ilena D’Errico

20 Novembre 2023 - 23:12

Fino a che età vanno mantenuti i figli? Ecco cosa prevede la legge e quali sono i criteri da prendere in considerazione.

Fino a che età vanno mantenuti i figli

Tra i numerosi doveri genitoriali c’è l’obbligo di mantenere i figli, provvedendo a tutte le loro necessità finché non diventano indipendenti. La legge non prevede un’età specifica oltre la quale i figli perdono il diritto al mantenimento, ma una serie di criteri indipendenti dall’età. Anche per questo non è sempre semplice comprendere fino a quando i figli vanno mantenuti e quando, invece, bisogna lasciarli contare sulle proprie forze.

La maggiore età, infatti, non comporta automaticamente una perdita del diritto al mantenimento, anche se segna un importante spartiacque che cambia completamente la disciplina a riguardo. I figli, infatti, non devono essere mantenuti a vita, ma soltanto finché non raggiungono la capacità di provvedere da soli alle proprie esigenze.

L’obbligo di mantenimento dei figli minorenni

Come anticipato, il compimento dei 18 anni non comporta automaticamente la cessazione del mantenimento, ma segna comunque un importante cambiamento. I figli minorenni, infatti, devono essere sempre mantenuti fino alla maggiore età, indipendentemente da qualsiasi altra condizione.

Per esempio, anche se i figli minorenni svolgono delle attività che producono un reddito (come partecipare a spot pubblicitari) hanno diritto al mantenimento, così come ne hanno diritto a prescindere dal loro impegno scolastico o nel contributo dato alle esigenze della famiglia.

Insomma, i figli devono essere mantenuti fino ai 18 anni senza se e senza ma. Dopo la maggiore età, invece, il diritto al mantenimento prosegue soltanto a determinate condizioni.

Fino a quando vanno mantenuti i figli maggiorenni

Il dovere di mantenimento dei figli che ricade sui genitori è esplicato dalla normativa del Codice civile, ma ha origine costituzionale. In particolare, l’articolo 30 della Costituzione sancisce il dovere di entrambi i genitori di “mantenere, istruire ed educare i figli”, senza far cenno alla cessazione dell’obbligo con il raggiungimento di un’età determinata. Difatti nemmeno il Codice civile menziona una specifica soglia anagrafica, che risulterebbe molto spesso inadeguata.

Una stessa età può essere legata a percorsi di vita completamente diversi e a condizioni economiche altrettanto differenti, per questa ragione la legge impone di mantenere i figli fino al raggiungimento dell’indipendenza economica o al possibile raggiungimento.

Dopo aver compiuto 18 anni i figli hanno diritto al mantenimento soltanto quando non hanno raggiunto l’autosufficienza economica per motivi estranei alla loro volontà. Ad esempio, ha diritto al mantenimento il figlio maggiorenne che vuole proseguire gli studi, purché sia intenzionato a un futuro inserimento lavorativo e non sia un modo per essere mantenuto il più a lungo possibile.

Allo stesso modo ha diritto al mantenimento ogni figlio maggiorenne che non ha un lavoro (o ce l’ha ma non è tale da permetterne l’indipendenza nemmeno futura, ad esempio come un impiego occasionale), purché si impegni nel trovarlo (non solo cercandolo attivamente, ma anche mettendosi nelle condizioni adeguate per trovarlo, frequentando corsi e mettendosi alla prova in diversi ambiti).

I genitori hanno quindi il dovere di permettere ai figli di raggiungere l’indipendenza, continuando a mantenerli nel frattempo, ma non sono certo obbligati a corrispondere il mantenimento quando i figli possono provvedere da soli alle proprie necessità. La capacità economica necessaria all’autosufficienza deve essere intesa anche in senso potenziale.

Per esempio, il figlio che ottiene un lavoro part-time perde diritto al mantenimento. In genere, la giurisprudenza concorda nel riconoscere il mantenimento ai figli maggiorenni soltanto quando la mancanza di autonomia sia incolpevole.

Fino a che età vanno mantenuti i figli

L’età non è un dato assoluto, ma può essere utile a valutare la situazione complessiva. Pur non essendoci un criterio preciso, con l’aumentare dell’età il diritto al mantenimento si affievolisce sempre di più, perché si supera l’età di ordinaria conclusione dei percorsi formativi e perché si chiede che ogni individuo si impegni nel raggiungimento dell’autosufficienza, anche a ridimensionando le proprie aspirazioni.

L’inerzia dei figli maggiorenni rispetto alla ricerca dell’autonomia è sempre un presupposto per la decadenza del diritto al mantenimento, a prescindere dalle loro condizioni patrimoniali specifiche. Un criterio che si fa sempre più stringente con l’avanzare dell’età. L’obbiettivo è che i maggiorenni si impegnino il più possibile per essere indipendenti, impegnandosi nella ricerca di un lavoro o frequentando percorsi formativi nell’ottica di una migliore possibilità occupazionale. La perdita del diritto al mantenimento, peraltro, è irreversibile.

I problemi di salute sono invece validi motivi per allungare il dovere di mantenimento, fino a quando non sono risolti. I figli maggiorenni con handicap gravi sono invece equiparati ai minori per quanto riguarda il mantenimento, ma è il giudice del caso specifico a valutare le necessità dei beneficiari e la misura in cui l’autonomia è effettivamente ridotta.

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