Flat tax a rischio? Ecco cosa può succedere per le partite Iva nel 2023

Rosaria Imparato

05/12/2022

Potrebbero essere a rischio le coperture per la flat tax incrementale, il cui impianto farebbe crescere il costo della misura in deficit. Vediamo cosa può succedere per le partite Iva e le imprese.

Flat tax a rischio? Ecco cosa può succedere per le partite Iva nel 2023

La flat tax incrementale è a rischio? È eccessivo metterla in questi termini, ma va sollevata la questione delle coperture. In base all’impianto stabilito dal disegno di legge di Bilancio 2023, la flat tax incrementale verrebbe applicata alle partite Iva che non rientrano nel regime forfettario, permettendo a professionisti e autonomi di applicare un’aliquota del 15% sull’incremento di reddito del 2023 rispetto al triennio precedente, al posto delle aliquote Irpef per scaglioni di reddito (e con una franchigia iniziale del 5%).

Secondo il ddl Bilancio, il costo della flat tax incrementale è nullo per il 2023, e di soli 683 milioni di euro nel 2024: è davvero così?

Flat tax incrementale: coperture a rischio e allarme deficit

La situazione, in realtà, è più complicata di quello che sembra. A mettere in ordine i dati ci ha pensato il Corriere della Sera, riprendendo le analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo il quale l’opportunità di pagare meno tasse sui redditi in più del 2023 potrebbe spingere le imprese a concentrare i ricavi proprio nell’anno su cui si ricevono più facilitazioni fiscali.

La conseguenza di un approccio simile è la crescita del costo della misura in deficit, oltre al fatto che vige l’incertezza sull’impatto di gettito di alcune imposte sostitutive. Probabilmente, continua l’analisi del Corriere, l’Ufficio parlamentare di bilancio chiederà se il governo ha intenzione di allargare il sistema di imposte cedolari del genere. In tal caso, il sistema andrebbe rivisto e la spesa dei servizi pubblici andrebbe ristretta.

Ulteriori perplessità arrivano da Bankitalia. Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio, ha detto: «In un periodo di inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno a progressività come l’Irpef comporta una ulteriore penalizzazione a chi è soggetto a quest’ultimo», ha dichiarato riferendosi all’estensione del regime forfettario sulle partite Iva fino a 85mila euro di ricavi e compensi. «La sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente, in modo ingiustificato, individui con stessa capacità contributivo».

A quali partite Iva conviene di più la flat tax incrementale

La flat tax incrementale si potrà applicare su un incremento massimo di 40mila euro: di conseguenza, il nuovo sistema è particolarmente conveniente per chi parte da una base non troppo alta e fa grandi salti di reddito. Per esempio, un consulente aziendale che passa a fatturare da 80mila a 200mila euro: per lui il risparmio è di 10.811 euro (di fatto, 900 euro al mese, secondo i conti del Sole24ore).

Un altro elemento determinante è l’incidenza delle aliquote Irpef e delle addizionali locali. È evidente che il contribuente con redditi tassati al 43% avrà risparmi maggiori di chi versa il 23%, a parità di tutte le altre variabili.

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