Flop concordato, il Governo corre ai ripari? Sempre più insistenti voci di riapertura

Nadia Pascale

06/11/2024

I dati sul concordato preventivo non promettono nulla di buono, in attesa della definitività sono in molti a chiedere una riapertura dei termini. Il Governo corre ai ripari? Pronto un decreto legge.

Flop concordato, il Governo corre ai ripari? Sempre più insistenti voci di riapertura

Flop per il concordato preventivo biennale, sarebbero circa 400.000 i titolari di partita Iva che hanno aderito al concordato preventivo su un totale ipotetico di 4 milioni e mezzo di contribuenti. Un vero flop che potrebbe portare a una riapertura dei termini come chiesto dai partiti di maggioranza. Il Governo corre ai ripari riaprendo i terminicon un decreto legge a cui già si lavora?

Ecco i possibili scenari per i titolari di partita Iva e ipotesi di riapertura dei termini per le adesioni.

Flop per le adesioni al concordato, ravvedimento speciale non quantificabile

Nonostante la massiccia campagna informativa, il concordato preventivo biennale non ha raccolto consensi, secondo i primi dati le adesioni al 31 ottobre 2024 si sarebbero fermate al 15% del totale ipotizzato, cioè circa 400.000 titolari di partita Iva, a fronte di 4 milioni e mezzo di contribuenti.

I dati finali potrebbero discostarsi da questo limite, ma solo in piccola parte. Cosa c’è in gioco? Il taglio Irpef, infatti, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si è sempre detto che con il ricavato del concordato preventivo si finanzia un ulteriore taglio Irpef, ma sembra che le risorse arrivate, o meglio da arrivare, visto che il ravvedimento speciale ancora non è operativo, siano troppo ridotte per una qualunque manovra. Deve anche sottolinearsi che l’opzione per il ravvedimento deve essere esercitata entro il 31 marzo, inoltre sarà possibile effettuare il pagamento degli importi in 24 rate mensili. Ciò significa che le risorse non sono ancora quantificabili e non immediate.

Arriva la proroga del concordato preventivo biennale?

Da più parti si chiede una proroga perché le modifiche normative sono state troppo repentine (le ultime a ottobre con meno di un mese di tempo per valutarne l’impatto) e non hanno concesso la possibilità ai contribuenti di valutare gli effetti del concordato stesso. Forza Italia ha già annunciato un emendamento alla legge di Bilancio per la proroga del concordato preventivo biennale.

La Legge di Bilancio come noto, entra in vigore il 1° gennaio 2025. A quel punto per i forfettari nessun dubbio sulla scelta perché per loro il concordato è valido solo per l’anno di imposta 2024: a gennaio i contribuenti forfettari sanno esattamente quanto hanno guadagnato e possono confrontare le imposte da versare con il concordato, quelle da versare senza e scegliere quale ipotesi porta a un risparmio fiscale. Per le Casse dello Stato il vantaggio non c’è.

Decreto legge con apertura di una nuova finestra di adesioni, i vantaggi

Non mancano le prime indiscrezioni su una possibile proroga che però non avrebbe effetti sul taglio Irpef almeno per il 2025, infatti, si tratterebbe di una nuova finestra che potrebbe generare un gettito autonomo rispetto a quello che ormai sarà consolidato sulle adesioni maturate al 31 ottobre 2024.

In base alle indiscrezioni si lavora a un decreto legge con una riapertura dei termini fino al 10 dicembre 2024. Non si tratta di una proroga, ma di una nuova finestra autonoma. La scelta di una nuova finestra non è priva di conseguenze, infatti, inizia l’incasso dei proventi del vecchio concordato e allo stesso tempo si apre un’autonoma adesione per chi non aveva scelto cosa fare nei termini inizialmente previsti.

Un semplice proroga avrebbe, infatti, fatto slittare il conteggio delle risorse disponibili andando a impattare sul progetto di ridurre l’Irpef già con la legge di bilancio 2025. Con una nuova finestra, invece, si ha un autonomo conteggio per la seconda finestra.
I commercialisti si sono già espressi in senso favorevole a tale novità.

A chiedere la proroga o una nuova apertura dei termini sono i partiti di maggioranza, ma anche i commercialisti che hanno indetto uno sciopero fino al 7 novembre proprio per questo motivo. Ritengono, infatti, che non ci sia stato il tempo materiale per spiegare bene ai contribuenti gli effetti e i benefici del concordato preventivo biennale.

Con un altro mese a disposizione per le adesioni andrebbe anche avanti la campagna ’Fisco amico’ voluta da Palazzo Chigi per far emergere l’evasione con l’alternativa soft degli adeguamenti spontanei.

Iscriviti a Money.it