Datori di lavoro forfettari con obbligo di ritenuta sulle somme corrisposte ai propri dipendenti a partire dal 1° gennaio 2019: ecco le novità e cosa cambia con il Decreto Crescita.
Datori di lavoro in regime forfettario con obbligo di ritenuta sulle somme corrisposte ai dipendenti, il tutto con effetto retroattivo e a partire dal 1° gennaio 2019.
È l’attuale schema di Decreto Crescita, che arriverà in Consiglio dei Ministri di oggi 4 aprile 2019, ad estendere la qualifica di sostituto d’imposta anche ai forfettari.
La norma si applicherà - in deroga a quanto previsto dallo Statuto del Contribuente - con effetto retroattivo ed i forfettari dovranno applicare le ritenute Irpef sui redditi da lavoro dipendente ed assimilati seguendo le stesse regole e scadenze stabilite per la generalità dei datori di lavoro.
L’operazione di conguaglio sulle somme già corrisposte dal 1° gennaio 2019 partirà dal terzo mese successivo alla data di entrata in vigore del Decreto Crescita e, per evitare di gravare economicamente sui lavoratori, il prelievo Irpef avverrà in tre rate.
Datori di lavoro forfettari con obbligo di ritenuta: le novità del Decreto Crescita
L’obbligo di applicare le ritenute fiscali anche sui redditi dei dipendenti di forfettari è uno dei correttivi alla Legge di Bilancio 2019 stabilito dallo schema attualmente diffuso del Decreto Crescita, il provvedimento che introduce importanti novità non solo per le imprese e per i professionisti, ma anche per le famiglie.
Il perché della misura è spiegato nella relazione illustrativa: l’obbligo si rende necessario per evitare che l’abolizione dei limiti relativi al lavoro dipendente e l’estensione dei limiti per l’accesso al regime forfettario per le partite IVA comporti l’onere per i lavoratori di liquidare Irpef e addizionali in dichiarazione dei redditi.
Tra le conseguenze vi sarebbe poi l’impossibilità di presentare il modello 730 precompilato e la necessità di farsi assistere da un professionista per la presentazione della dichiarazione annuale e per il calcolo dell’Irpef dovuta.
Cosa cambia per i titolari di partita IVA in regime forfettario e quali le novità per dipendenti?
I datori di lavoro forfettari saranno obbligati al versamento delle ritenute Irpef mensili sui redditi da lavoro dipendente ed assimilati corrisposti, adempimento da effettuare entro la scadenza del giorno 15 del mese successivo a quello di riferimento.
I lavoratori dipendenti di titolari di partita IVA in regime forfettario si vedranno decurtare nella busta paga mensile una quota dell’Irpef dovuta in base al reddito annuo presunto. Bisognerà fare i conti con una doppia trattenuta in busta paga per ben tre mesi.
Forfettari, ritenute Irpef obbligatorie dal 1° gennaio 2019
Come illustrato nello stesso schema del Decreto Crescita, l’obbligo di ritenuta per i datori di lavoro forfettari non comporterà un eccessivo aggravio di adempimenti per i titolari di partita IVA.
Già oggi questi sono tenuti ad effettuare i versamenti mensili dei contributi INPS dovuti per i dipendenti. Attualmente, entro il 15 di ciascun mese, è obbligatorio il versamento mediante modello F24 della quota a proprio carico e di quella a carico del lavoratore.
Certo è che si tratterà di un adempimento in più, che rende il forfettario non più il “regime semplificato per le piccole partite IVA” - ma del resto si tratta di una conseguenza nata dall’estensione dei limiti per l’accesso fino a 65.000 euro e dell’abolizione delle precedenti cause d’esclusione.
La conseguenza più pesante riguarderà tuttavia i dipendenti di forfettari. Considerando che l’obbligo di ritenuta si applicherà con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2019, i datori di lavoro dovranno decurtare sugli stipendi l’Irpef non versata nei mesi precedenti.
Proprio per rendere economicamente meno gravoso il recupero dell’Irpef pregressa, lo stesso schema di Decreto Crescita ha già previsto che l’importo dovrà essere decurtato in tre rate e dopo tre mesi dall’entrata in vigore del provvedimento.
Non resta ora che attendere l’approvazione definitiva del Decreto Crescita, per il quale il via libera definitivo dovrebbe arrivare nel corso del Consiglio dei Ministri del 4 aprile 2019.
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