Francia blocca allargamento UE nei Balcani. Motivi e conseguenze

Violetta Silvestri

18 Ottobre 2019 - 23:44

La Francia blocca l’allargamento UE nei Balcani. Macron ha guidato il fronte del no a proseguire i negoziati di adesione di Albania e Macedonia del Nord. Quali sono i motivi di questa posizione? E quali conseguenze per l’UE e per i Paesi aspiranti membri?

Francia blocca allargamento UE nei Balcani. Motivi e conseguenze

La Francia blocca l’allargamento UE nei Balcani. Durante il Consiglio europeo che ha riunito i capi di Stato dell’Unione, i negoziati per l’adesione di Albania e Macedonia del Nord hanno subito una battuta d’arresto.

A guidare la strategia del rallentamento dell’allargamento verso i Paesi balcanici che già hanno iniziato il lungo cammino di avvicinamento all’Unione c’è la Francia.

Il veto, infatti, è arrivato soprattutto da Macron, affiancato dal no di Paesi Bassi e Danimarca, contrari al solo ingresso dell’Albania.

Cosa succede adesso? Fonti europee hanno appena diffuso la notizia delle dimissioni del premier macedone Zoran Zaev. Forte, infatti, è stata da subito la frustrazione dei due Stati dinanzi al passo indietro dell’Europa nei loro confronti.

Ancora una volta, quando l’UE è chiamata a prendere decisioni importanti e di un certo peso per il suo futuro e la sua credibilità, i grandi leader non riescono a parlare con voce unanime.

Perché la Francia ha bloccato l’allargamento UE nei Balcani? Quali interessi nasconde?

La Francia blocca allargamento UE nei Balcani: per quali motivi?

Tutto il processo di allargamento UE piomba nell’incertezza dopo la decisione del Consiglio di bloccare i negoziati di adesione di Albania e Macedonia del Nord.

Come ripete il Primo ministro ceco Andrej Babiš, l’UE aveva promesso a entrambi i Paesi che sarebbero stati invitati a iniziare i colloqui di adesione se avessero soddisfatto determinate condizioni.

Nel caso della Macedonia del Nord, ciò includeva la risoluzione di una disputa vecchia di decenni con la Grecia (ad oggi risolta con un accordo entrato in vigore a febbraio 2019 dopo fasi consultive non facili). Per l’Albania, si era avviato con successo un processo di eliminazione della corruzione interna. Che cosa ha impedito di invitare gli aspiranti membri al tavolo dei negoziati UE?

La Francia. Macron ha contestato molti degli argomenti utilizzati dai sostenitori dell’allargamento dell’UE. Alla sua conferenza stampa di fine vertice, ha sostenuto che l’intero processo aveva bisogno di essere riformato prima che altri Paesi potessero iniziare il lungo viaggio di adesione e che l’UE avesse anche bisogno di revisionare alcuni meccanismi decisionali interni per poter poi affrontare la questione allargamento.

Secondo alcuni, questa testarda concentrazione della Francia sul cammino riformistico europeo, lascerà la porta chiusa all’allargamento nei Balcani per diversi anni, visti i tempi previsti per riformare le istituzioni UE.

La posizione di Macron e la sua resistenza all’argomento delle nuove adesioni UE rispecchia timori tutti interni alla politica francese. Le paure del Presidente, infatti, sembrano essere quelle di concedere argomenti di critica all’estrema destra accelerando sull’allargamento.

Le elezioni francesi locali previste a marzo l’anno prossimo sono troppo importanti per Macron, già in calo nei consensi con la questione gilet gialli. Il Presidente non può permettere altre concessioni alla leader di estrema destra Le Pen, già agguerrita contro Europa e migranti.

Blocco dell’allargamento UE nei Balcani: quali conseguenze?

Il blocco dell’allargamento UE nei Balcani guidato dalla Francia avrà sicuramente delle conseguenze. Le voci illustri delle istituzioni europee, come quelle del Presidente del Parlamento Ue David Sassoli e del Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, si sono già espresse a favore delle istanze albanesi e macedoni.

Per i sostenitori dei colloqui con i due Paesi, tra i quali l’Italia, la situazione di stallo a Bruxelles potrebbe avere gravi ripercussioni in una delle parti più instabili del continente, teatro di una serie di guerre intricate, drammatiche e complesse appena due decenni fa.

I diplomatici hanno notato che l’Unione Europea spesso si presenta come un progetto istituzionale per favorire la pace, ma ora sembra riluttante ad utilizzare uno strumento destinato a cementare proprio la pacifica convivenza nei Balcani. La prospettiva dell’adesione all’UE, infatti, potrebbe incoraggiare le relazioni di buon vicinato e le riforme democratiche in questi Stati.

Infine, allontanare l’adesione europea in una regione di frontiera come quella balcanica, potrebbe significare avvicinare Cina, Russia, Turchia e Arabia Saudita. Con conseguenze difficili da prevedere per la stessa Europa, sia in ambito di relazioni commerciali, sia sul piano della sicurezza e della stabilità.

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