Mascherine per coronavirus al centro di una nuova frode. L’accaduto
Una nuova frode sulle mascherine anti-coronavirus è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Bari che, su disposizione della Procura del capoluogo pugliese, ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza del valore di 1,1 milioni di euro.
Il tutto nei confronti di tre società che avrebbero speculato sulla vendita a diverse Asl pugliesi. Le fiamme gialle sono più che mai attive su questo fronte.
Mentre il mondo è afflitto dalla pandemia di coronavirus, le aziende sanitarie e le istituzioni stanno cercando in tutti i modi di acquistare grandi quantità di sistemi di protezione individuale e non con poche difficoltà, vista l’enorme richiesta globale.
Eppure, le frodi continuano a verificarsi senza sosta, soprattutto quando si tratta di mascherine. Beni da considerarsi di prima necessità in presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale e internazionale.
Frode su mascherine anti-coronavirus: le 3 società coinvolte
Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, alcuni imprenditori pugliesi avrebbero offerto alle aziende sanitarie di Bari forniture di mascherine sanitarie dotate di filtro protettivo con rincari fino al 4.100%, una frode che avrebbe portato il prezzo di queste ultime da circa 0,60 centesimi a oltre 20 euro cadauna.
Il sequestro è stato eseguito nei confronti delle società Aesse Hospital S.R.L., grossista di articoli medicali e ortopedici e fornitore di aziende sanitarie pubbliche del barese, e delle società 3MC S.p.A. (da non confondere con la multinazionale mondiale 3M) e Penta S.R.L., entrambe rifornitrici di distributori.
Le tre avrebbero compiuto manovre speculative consistenti procurandosi ingenti quantità di mascherine provenienti dalla Cina allo scopo di rivenderle a prezzi via via crescenti man mano che venivano immesse nella filiera commerciale. Frode che, come risultato, ha imposto sul mercato un prezzo maggiorato lontanissimo da quello ordinario praticato prima dell’emergenza.
Tutte risponderanno per essersi approfittate della necessità delle aziende sanitarie in una situazione di grave crisi, compresi i tre legali rappresentanti delle aziende coinvolte, anch’essi indagati per il reato di manovre speculative sulle merci.
Manovre speculative sulle mascherine: cosa è accaduto
Stando alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi il sequestro è stato disposto in questi termini: 626mila euro alla 3MC, 244mila euro alla Penta e 235mila euro alla Aesse Hospital.
3MC, nell’ottobre 2019, ha importato dalla Cina 127.200 mascherine monouso con filtro al costo di 0,36 centesimi ciascuna, per poi rivenderne 100 mila dopo l’inizio dell’emergenza coronavirus con un ricarico medio del 1.800% e punte del 4.000%.
Di queste mascherine, Penta ha acquisito una prima partita di circa 37 mila pezzi a 6,40 euro ciascuno, che a sua volta ha rivenduto ad Aesse Hospital al prezzo di 12,80 euro. Poi, sempre Penta, ne ha acquistate altre 4.080 a 7,70 euro l’una, rivendendole ad Aesse per 14,80 euro al pezzo. Da Aesse Hospital sarebbero infine giunte alle Asl del territorio pugliese, a prezzi compresi tra i 18,28 euro e 20,28 euro ciascuna.
In tutto, Aesse Hospital ha incassato 734 mila euro per circa 37 mila mascherine, che ha acquistato per appena 492mila euro. Mentre, in origine, 3MC aveva speso per l’intera fornitura non più di 40 mila euro.
Per comprendere la portata della frode legata alle mascherine, basti pensare che, prima dell’emergenza coronavirus, 3MC avrebbe venduto ai propri clienti la stessa merce a prezzi variabili tra i 60 centesimi e i 2,80 euro al pezzo.
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