Il Movimento 5 Stelle sfiducia, ma non espelle, Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri lascerà il Movimento e fonderà un nuovo partito? E quali parlamentari lo seguiranno? Ecco tutte le ipotesi.
Il Movimento 5 Stelle rischia di spaccarsi in due. Protagonista assoluto dell’ipotesi scissione è Luigi Di Maio: l’ex capo politico pentastellato non è stato espulso, ma è ormai con un piede fuori dal M5s. Cosa farà in futuro il ministro degli Esteri? Le ipotesi sono varie, dall’uscita dal partito alla fondazione di una nuova formazione personale. E in quanti lo seguiranno?
La riunione notturna, a cui ha fatto seguito un nuovo incontro questa mattina, del Consiglio nazionale del Movimento ha congelato, per il momento, l’ipotesi dell’espulsione di Di Maio. Il leader pentastellato, Giuseppe Conte, si è detto molto rammaricato per le dichiarazioni del ministro dopo le elezioni amministrative.
Alla fine del Consiglio nazionale è stata diramata una nota nella quale si sottolinea come le parole di Luigi Di Maio abbiano distorto le posizioni del Movimento, in particolare sulla guerra in Ucraina e sul posizionamento internazionale dell’Italia. Le frasi pronunciate dal ministro degli Esteri vengono ritenute “inveritiere e irrispettose” dal momento che il Movimento non avrebbe mai messo in discussione l’appartenenza filo-atlantica ed europeista dell’Italia.
Oggi anche il presidente della Camera, Roberto Fico, si è detto arrabbiato e deluso per le parole di Di Maio. L’espulsione, comunque, non ci sarà: ma cosa succederà ora? Proviamo a valutare le varie ipotesi e a capire quale potrebbe essere il futuro del ministro degli Esteri.
Di Maio non viene espulso dal M5s
Alla fine il Consiglio nazionale del Movimento ha evitato di percorrere la strada dell’espulsione, affidando la sua posizione a una nota dura che esprime la sfiducia nei confronti di Luigi Di Maio. Al momento, in realtà, la sensazione all’interno del Movimento è che non serva un’espulsione perché presto sarà lui stesso ad andare via.
Quando questo possa accadere è difficile da capire ora. Decisivo poteva essere il passaggio di domani al Senato, ma i 5 Stelle alla fine lavoreranno per una mozione che inviti il governo a coinvolgere maggiormente il Parlamento, senza chiedere esplicitamente di fermare il rifornimento delle armi all’Ucraina. Altro momento cruciale potrebbe essere il voto sulla regola del doppio mandato da parte degli iscritti: in caso di no al terzo mandato Di Maio potrebbe accelerare la sua uscita.
Chi seguirebbe Di Maio fuori dal M5s
Se Di Maio dovesse lasciare il Movimento qualche deputato e senatore potrebbe seguirlo. Già circolano gli elenchi con alcuni nomi: si dice che siano da 15 a 30 parlamentari. Alla Camera potrebbero seguire Di Maio la viceministra all’Economia, Laura Castelli, la sottosegretario alla Giustizia Anna Macina, ma anche altri nomi come Sergio Battelli, Vincenzo Spadafora, Gianluca Vacca e Iolanda Di Stasio.
Tanti altri sono in bilico, come l’ex capogruppo Francesco D’Uva e il sottosegretario Manlio Di Stefano. Al Senato a seguire Di Maio potrebbero esserci Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto e Simona Nocerino. Almeno un’altra trentina di parlamentari è in difficoltà a seguire la linea di Conte, ma non dovrebbero - almeno per ora - lasciare il Movimento e seguire Di Maio.
Di Maio e l’ipotesi partito personale
Una delle ipotesi che circola per il futuro di Luigi Di Maio è quella di fondare un partito personale. Opzione che sembra esclusa, secondo quanto spiega Repubblica. Il primo interesse del ministro degli Esteri non sono le elezioni del 2023 e la conferma in Parlamento: potrebbe rientrarci anche fuori dal Movimento, ma sa che può ambire ad altri ruoli dopo gli anni da ministro prima del Lavoro e poi degli Esteri.
Di Maio scommette, inoltre, sul metodo Draghi, anche dopo il 2023. Ovvero su una figura esterna e più neutrale che possa guidare il governo. Magari ancora lo stesso Draghi. Tornando all’idea di partito personale, Di Maio ritiene che ormai non funzionino più e non sembrerebbe volerne fondare uno nuovo.
Potrebbe invece cercare di aprire uno spazio nuovo al centro insieme a personalità come il sindaco di Milano, Beppe Sala, l’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Ma anche quello che viene definito come il partito dei sindaci e dei presidenti di Regione, tenendo insieme schieramenti in parte diversi ma sempre su posizioni moderate.
Dopo l’uscita dal Movimento il primo passo di Di Maio potrebbe essere quello di creare nuovi gruppi parlamentari o nuove componenti insieme ai suoi deputati e senatori. Poi potrebbe provare ad avviare un percorso di avvicinamento al Pd e ad Azione, cercando di presentarsi come interlocutore credibile al posto del M5s in un’eventuale coalizione di centrosinistra per il 2023. Ma prima della fine dell’estate, probabilmente, non sapremo nulla sul futuro del ministro degli Esteri.
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