Settore bancario europeo: quale futuro?

Mattia Prando

23 Novembre 2019 - 12:55

Francis Ellison, Gestore di portafoglio clienti di Columbia Threadneedle Investments, mette in luce come i mercati azionari europei sottoperformino quelli statunitensi. Vediamo i motivi

Settore bancario europeo: quale futuro?

Dai massimi storici a 491,78 punti raggiunti a maggio 2017, le quotazioni dell’EuroStoxx Banks hanno lasciato sul terreno l’80,89% circa. Quello bancario è uno dei settori più penalizzati dalla grande crisi economica.

Nel 2007 le banche pesavano per il 17,6% all’interno dell’MSCI Europe Index: ad agosto 2019 invece, tale percentuale è scesa all’8,5%. Sebbene si sia verificata una nuova pesatura del comparto dovuta alle sue performance deludenti, la sua ponderazione nel listino è elevata.

Francis Ellison, Gestore di portafoglio clienti di Columbia Threadneedle Investments, sostiene che sia questo uno dei motivi principali perché le azioni europee sottoperformano quelle Usa. “Mentre l’Europa è stata tradizionalmente dominata dalle banche, gli Stati Uniti sono stati trainati dai colossi tecnologici della California”, afferma l’esperto.

Le ragioni della debolezza del comparto bancario

Per Ellison, le ragioni della debolezza del settore sono due. In primis, si devono considerare gli effetti delle politiche monetarie espansive delle Banche centrali, i quali possono creare un “rischio esistenziale” per certe parti del comparto bancario: perché infatti si dovrebbe affidare il proprio denaro a una banca quando quest’ultima fa pagare per ciò?

Un altro problema deriva dallo snellimento che ha avuto il settore negli ultimi anni, con le persone che effettuano sempre più operazioni online, senza la necessità di andare direttamente in filiale, che per le banche diventano quindi un peso eccessivo, eccessivamente rigide e costose.

Ellison sottolinea anche come ci siano troppe banche nel Vecchio Continente, con l’Euro che non ha fatto altro che far crescere la competizione e imporre tassi bassi in tutto il continente.

Il futuro delle banche

Il gestore di portafoglio clienti di Columbia Threadneedle Investments, evidenzia come il rapporto tra prezzo e valore contabile tangibile delle banche sia su livelli compresi tra quelli del 2009-2012, “in alcuni casi quotano a metà di tali valori o ancora più in basso. Uno sconto è indubbiamente appropriato per le società caratterizzate da una redditività del capitale proprio ampiamente inferiore al costo del capitale, ma la situazione ci è forse sfuggita di mano?”.

Una riduzione del numero di banche è a questo punto indispensabile, così come è successo in Irlanda o, in parte, in Spagna.

Dal punto di vista macroeconomico, un incremento dei tassi di interesse, dell’inflazione e della crescita riuscirebbe a migliorare la redditività degli istituti di credito anche se per alcuni, particolarmente esposti alle obbligazioni, ciò potrebbe determinare un rischio di erosione del capitale.

Francis Ellison afferma che questo settore debba ancora avere il suo momento di gloria, “ma gli eventuali acquirenti potrebbero anche essere motivati da questioni tattiche piuttosto che strategiche, in quanto non ci sono segnali di cambiamenti sufficienti per identificare i modelli di business veramente solidi e sostenibili caratterizzati da una crescita o da un pricing power reale e duraturo. Per questo sono necessari ulteriori interventi”.

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