La crisi energetica per l’Ue non è ancora alle spalle, ma per il futuro la situazione più complicata sembra quella della Russia e della società Gazprom.
Solamente qualche mese fa la crisi energetica sembrava avere una chiara sconfitta e una possibile vincitrice. Da una parte l’Ue in difficoltà, pronta a razionamenti durissimi in vista dell’inverno e con il gas a prezzi esorbitanti. Dall’altra la Russia - e in particolare Gazprom - che erano riusciti a incrementare le entrate e si attendevano un inverno di ulteriori rialzi e prezzi record.
Invece le cose sono andate diversamente. E solo qualche mese più tardi si è invertita completamente la tendenza. Certo, l’Ue non può ancora dirsi fuori dalla crisi energetica e il timore di un rialzo del prezzo del gas o di razionamenti nei prossimi anni non è del tutto escluso. Ma di certo ora la situazione è migliore rispetto a quella della fine dell’estate.
Mentre per Gazprom le cose vanno molto peggio. Il prezzo del gas è crollato, le forniture russe sembrano non essere più indispensabili (un po’ per il Gnl, un po’ per la riduzione dei consumi) e anche gli altri mercati non favoriscono Mosca quanto forse il presidente Vladimir Putin sperava.
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La situazione di Gazprom
Sicuramente Gazprom parte da una situazione favorevole, dal punto di vista economico, grazie ai rincari degli scorsi mesi. Nel primo semestre del 2022, prima del prezzo record del gas, i profitti netti sono stati di oltre 41 miliardi di euro, contro i 29 registrati nell’intero 2021.
Ma, come spiega il Sole 24 Ore, adesso è cambiato tutto. Prima Gazprom otteneva circa il 70% dei ricavi dal mercato europeo, ma ormai la situazione è completamente cambiata. Mosca non pensava che in così poco tempo fosse possibile un cambio tanto radicale, anzi credeva che il gas fosse una garanzia economica molto più a lungo termine.
I flussi russi e la produzione di gas
Le esportazioni fuori dall’area Cis (paesi ex sovietici) per la Russia sono crollate del 46%. Il calo ha riguardato quasi per il totale l’Ue, anche perché le vendite in Cina sono aumentate, seppur di poco. E ora Mosca punta proprio sulla Cina, sperando in un aumento di oltre il 15% dei flussi quest’anno. Ma è tutto da vedere.
La Russia punta su nuovi giacimenti per aumentare l’export verso la Cina, ma serve anche la costruzione di due gasdotti. I tempi, quindi, non possono che essere lunghissimi: parliamo di anni e anni. In Europa i flussi da gasdotto sono stati ridotti a meno di 64 milioni di metri cubi al giorno: il 22% rispetto a dicembre, quando i livelli erano già molto bassi. Un anno fa il dato era sei volte più alto.
L’esempio più concreto è quello della Germania, che da Paese più dipendente dal gas russo è passato a rinunciare, quasi del tutto, ai flussi russi, soprattutto dopo lo stop a Nord Stream. E puntando tutto sul Gnl. Ma anche per l’Italia il discorso è simile, tanto che ormai meno del 10% delle importazioni arriva da Mosca.
Poi c’è la questione della produzione di gas. Anche su questo fronte Gazprom ha dovuto optare per una riduzione. Nel 2022 la produzione è stata un quinto in meno rispetto al 2021. E nel 2023 potrebbe anche andare peggio, secondo le previsioni.
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La situazione in Ue, intanto, è completamente cambiata. Grazie alle temperature miti dell’inverno e alla riduzione dei consumi, ma anche al fatto che non ci sia concorrenza sul Gnl. E ora a cambiare è stato anche il prezzo del gas, ormai arrivato sotto i 60 euro al megawattora, come a fine 2021. Questo non vuol dire che i problemi per l’Ue siano finiti. E bisogna considerare anche tutte le spese finora effettuate per il caro energia (pensiamo agli aiuti per le bollette) e l’inflazione record. Ma sicuramente oggi la situazione è migliore di qualche mese fa.
Perché Gazprom ne esce sconfitta
La situazione per Gazprom non è delle più rosee. I nuovi progetti sembrano molto lontani e anche quelli sul gas naturale liquefatto vengono portati avanti con poca convinzione. Anche perché tra le sanzioni e i soldi che Mosca prende dalla società per fare cassa, ogni operazione viene inevitabilmente rallentata.
Il problema principale riguarda però il futuro. E viene spiegato da Jonathan Stern, senior research fellow dell’Oxford Institute for Energy Studies (Oies): “A breve nulla potrà compensare la perdita di 140-150 miliardi di metri cubi di esportazioni verso l’Ue”. Alla fine l’Ue sembra poter rinunciare al gas russo, ma Gazprom difficilmente può rinunciare all’Ue.
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