Per l’Ue l’emergenza gas durerà fino all’inverno del 2024. Cosa succederà in Italia nei prossimi mesi e quanto è alto il rischio di razionamenti?
L’Europa dovrà continuare a fronteggiare l’emergenza gas non solo per quest’inverno, ma anche per il prossimo. Gli elevati costi del gas naturale per l’Ue saranno ancora un tema “sfidante” dopo la fine del 2022, fino all’inverno 2023-2024. La previsione arriva dalla Commissione europea ed è contenuta in un non paper redatto in vista del Consiglio Energia straordinario previsto il 30 settembre a Bruxelles.
L’allarme per il gas si protrarrà ancora a lungo, quindi. E non a caso molti Paesi stanno già provando a correre ai ripari, come fa la Germania con un pacchetto da 200 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese. Ma cosa succederà in Italia? La buona notizia arriva dal riempimento degli stoccaggi, ma la strada per evitare i razionamenti non è ancora in discesa.
Intanto il prezzo del gas europeo torna a scendere e scivola sui minimi di seduta a 186 euro (-10%): un’oscillazione che arriva dopo l’annuncio del piano tedesco da 200 miliardi. I danni ai gasdotti Nord Stream, dunque, trovano una risposta immediata che sembra calmierare i prezzi in queste ore. Ma perché l’emergenza durerà ancora così a lungo e quali saranno le conseguenze per l’Italia?
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Emergenza gas, perché durerà fino al 2024
Nel non paper la Commissione spiega perché l’emergenza durerà ancora a lungo per l’Ue. I contratti a prezzo fisso che sono stati firmati prima della crisi, infatti, sono in scadenza. Ora, però, i fornitori offrono nuovi prezzi, più elevati rispetto a quelli del passato. Da qui il timore che la situazione possa ancora peggiorare e che fino al 2024 la crisi del gas non verrà risolta.
La Germania annuncia il tetto al prezzo del gas
I danni ai due gasdotti del Nord Stream portano il governo tedesco a correre ai ripari, con un pacchetto di sussidi in arrivo tra i 150 e i 200 miliardi di euro, che verrà annunciato nelle prossime ore dal cancelliere Olaf Scholz. Inoltre Berlino ha deciso di introdurre un tetto massimo al prezzo del gas per provare a contenere gli effetti del caro energia.
Dopo le perdite dei gasdotti da cui arriva il gas russo, secondo il governo tedesco non è più possibile aspettarsi l’affidabilità delle forniture da Mosca. In Ue, invece, si ragiona ancora sul price cap comunitario: viene esclusa l’applicazione a tutto l’import del gas, ritenuta troppo rischiosa. Il ragionamento prosegue però sul tetto al prezzo della materia prima russa.
Gas, gli stoccaggi dell’Italia
Qual è la situazione in Italia? Gli stoccaggi di gas hanno raggiunto il 90%, ovvero l’obiettivo prefissato dal governo per l’inverno e che è stato conseguito in anticipo. Eppure il rischio razionamento resta: molto dipenderà dal clima e da quanto sarà rigido l’inverno. Ma anche da quanto la Russia taglierà ancora le forniture.
A parere degli esperti il periodo critico per l’Italia potrebbe arrivare tra febbraio e marzo. Il rischio di una riduzione forzata dei consumi c’è ancora, soprattutto perché in caso di freddo intenso si va incontro al pericolo di arrivare a fine inverno con le scorte a zero: scenario da evitare considerando le difficoltà che potrebbero arrivare anche nell’anno successivo.
Gas russo, l’Italia rischia ancora i razionamenti?
Il rischio razionamenti in inverno resta quindi concreto per l’Italia. Dipende molto dal gas russo e dalle forniture del Cremlino. Se il flusso prosegue, anche a scartamento ridotto, gli stoccaggi pieni possono bastare per superare l’inverno. Ma se dovesse arrivare un ulteriore taglio delle forniture, specie se a inizio autunno, allora il pericolo di una riduzione forzata dei consumi - con coprifuoco, riscaldamenti a uso ridotto e altre limitazioni - si avvicinerebbe.
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