Il movimento Gilet arancioni è sceso in piazza contro il Governo e per rivendicare le loro particolari richieste. Una vera sfida alle regole la loro protesta: violate tutte le misure di sicurezza anti-virus
Capitani dal generale Antonio Pappalardo, leader già conosciuto e tra i candidati alle regionali umbre, i gilet arancioni sono scesi in piazza sabato 30 maggio.
Giornata intensa, quella dell’ultimo sabato del mese. Roma, per esempio, ha vissuto i raduni sia del movimento del generale, sia del gruppo Marcia su Roma. Non sono mancati momenti di tensione nella capitale sotto stretta osservazione della polizia.
Quella dei gilet arancioni è stata una sfida al Governo Conte organizzata in diverse piazze, tra Milano, Roma, Napoli. Al grido di libertà e dignità, via mascherine e assembramenti evidenti.
Cosa vogliono i gilet arancioni in questo tempo di epidemia?
Gilet arancioni in piazza sfidano la sicurezza sanitaria
Innanzitutto hanno voluto provocare le misure di sicurezza ancora in vigore i gilet arancioni. Nella loro principale manifestazione, tenutasi a Piazza del Duomo a Milano, i manifestanti si sono riuniti in folti gruppi, senza alcun rispetto delle distanze di 1 metro.
Proprio in una delle città più sotto osservazione ancora oggi per il rischio contagio, alla vigilia dell’apertura della Lombardia agli spostamenti in Italia, il generale Pappalardo e i suoi seguaci hanno gridato la loro rabbia contro l’ “abusivo” Governo Conte.
Anche le mascherine sono state abolite, come segno simbolico della voglia di libertà, che invece l’esecutivo starebbe negando con prepotenza.
No app Immuni, no rapporti con la Cina - alla quale ci stanno svenendo secondo Pappalardo - no alle restrizioni per difendersi da un virus al quale non credono.
Cosa chiedono i gilet arancioni
Le richieste dei gilet arancioni e del suo leader Pappalardo non sono nuove. Dinanzi alla crisi scatenata dall’emergenza coronavirus, il movimento è tornato carico per avanzare proposte - alquanto bizzarre in alcuni casi - quali:
fine del Governo Conte; nuove elezioni con nuovo Parlamento e Capo dello Stato (tutti i parlamentari di adesso sono considerati abusivi) e, soprattutto, introduzione della lira italica, moneta di nuovo conio che può essere distribuita ai più bisognosi.
Il movimento ha trovato, quindi, terreno fertile nella situazione di crisi causata dalla pandemia, che avrebbe trasformato l’Italia in una dittatura sanitaria.
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