Se si andasse subito a elezioni i sondaggi danno il centrodestra come grande favorito e il primo partito sarebbe Fratelli d’Italia: ecco i possibili nomi di un governo Meloni.
A poche ore dal ritorno di Draghi in Parlamento, il governo continua a essere in bilico e seppure la soluzione della crisi nelle ultime ore sembra più vicina, il rebus rimane difficle da sciogliere. Il presidente del Consiglio cerca un largo sostegno tra le forze politiche di maggioranza che finora lo hanno supportato e non vuole diktat, distinguo e voci forti da nessuno dei leader di partito.
Nel frattempo, così, rimane sullo sfondo lo scenario dello scioglimento delle Camere e delle elezioni anticipate. Senza Draghi, infatti, sembra impossibile trovare un’altra figura che possa raccogliere attorno a sé una maggioranza di governo in un Parlamento così frammentato. Non solo, anche se si trovasse sarebbe il quarto governo totalmente diverso in quattro anni, un’opzione che Sergio Mattarella, nonostante le emergenze in corso, vorrebbe comunque evitare.
Elezioni anticipate, centrodestra in vantaggio
Se si andasse al voto, quindi, gli italiani sarebbero chiamati alle urne tra fine settembre e inizio ottobre. Secondo tutti i sondaggi il centrodestra parte avvantaggiato e potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato.
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Se quindi continuasse a valere la regola che esprime il presidente del Consiglio il primo dei partiti della coalizione, si arriverebbe a un governo guidato da Giorgia Meloni o da una figura di area Fratelli d’Italia. Il partito più a destra della coalizione sembra infatti largamente in vantaggio rispetto a Lega e Forza Italia. Quali sarebbero in questo caso i nuovi ministri?
Chi sarà il nuovo presidente del Consiglio?
Secondo Repubblica la leader di Fratelli d’Italia si sta preparando davvero a guidare il Paese, con una rosa di nomi da presentare al Quirinale già pronti. Se non ora, in caso di risoluzione della crisi, nella prossima primavera, quando sicuramente si tornerà a votare. Meloni sa bene che ci sono parecchi timori in Patria e all’estero rispetto a un suo esecutivo e per questo vorrebbe dargli un profilo il più moderato possibile, almeno in apparenza.
I nomi su cui starebbe ragionando sono quindi personalità di centrodestra vicine alle sensibilità dell’area centrista della coalizione (a partire da FI), dal curriculum accademico solido e anche del tutto estranee alla politica. Ovviamente andrebbero inseriti nomi importanti della dirigenza di Lega e Forza Italia, probabilmente a partire da Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma i nomi «tecnici» d’area potrebbero contemporaneamente dare un’impronta istituzionale e non scontentare l’alleanza.
Il profilo che più spaventa le cancellerie europee e Washington è proprio quello della stessa Meloni, motivo per cui da anni la leader di Fratelli d’Italia si sta muovendo per accreditarsi, guidando il gruppo conservatore europeo Ecr, su linee atlantiste e sì euro-critiche, ma non di uscita vera e propria dall’Ue.
Tre nomi per il ministero dell’Economia
Se non riuscisse a rendere il suo nome accettabile all’estero e per gli alleati di governo, però, Meloni potrebbe fare da kingmaker e indicare un nome ritenuto autorevole per Palazzo Chigi. Su questo profilo c’è ancora il massimo riserbo. Discorso diverso per le altre caselle del governo.
Per il ministero dell’Economia si ragiona su uno tra Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco e Carlo Messina. Il primo è già stato alla guida del dicastero nei governi Berlusconi ed è di lunga fede leghista, oltre a essere un accademico apprezzato in modo trasversale. Discorso simile per il secondo, anche lui al Mef ai tempi degli esecutivi guidati dal Cavaliere.
Il terzo, da anni alla guida di Intesa Sanpaolo, potrebbe invece soddisfare il cosiddetto «partito del Pil», rappresentato da diversi governatori e sindaci del nord di inclinazione moderata.
Posti per Salvini, Nordio e Crosetto
Per i ministeri della Giustizia e della Difesa, invece, i nomi sarebbero quelli di Carlo Nordio e Guido Crosetto. Uno è stato il candidato di bandiera di Fratelli d’Italia per la presidenza della Repubblica a gennaio ed è un noto giurista e professore, mentre il secondo è lo storico numero due del partito, apprezzato per i suoi toni apparentemente più concilianti rispetto a quelli di Meloni.
Al dicastero del Lavoro potrebbe invece andare Luca Ricolfi, sociologo di formazione marxista, ma critico dell’attuale centrosinistra e avvicinatosi alle idee del centrodestra. Salvini, poi, reclamerebbe quasi sicuramente il posto da ministro dell’Interno, ma per allontanare critiche e timori Meloni potrebbe offrirgli la vicepresidenza e mettere al Viminale Matteo Piantedosi, oggi prefetto di Roma ed ex capo di gabinetto proprio del leader leghista.
La possibile conferma di Cingolani
Le sorprese più grandi arriverebbero però per i ministeri degli Esteri e dell’Ambiente. Nel primo caso potrebbe essere scelto uno tra Giampiero Massolo, presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale ed Elisabetta Belloni, direttrice del Dis e a gennaio a un passo dal Quirinale.
All’Ambiente, o mantenendo il nome «Transizione ecologica», potrebbe invece rimanere Roberto Cingolani. Il fisico ed ex dirigente d’azienda verrebbe confermato rispetto all’attuale governo Draghi per le sue aperture al nucleare di ultima generazione e a quello che a destra viene ritenuto «pragmatismo» su carbone e gas, nel percorso verso l’energia sostenibile.
Anche Giancarlo Giorgetti potrebbe essere confermato allo Sviluppo economico, mentre Francesco Lollobrigida, ora capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, andrebbe ai Rapporti con il Parlamento.
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