GPT ha mostrato le potenzialità delle AI, delle intelligenze artificiali, ma società e impresa devono ancora capire come accogliere questi inediti strumenti.
Il mese di dicembre si è aperto con una nuova moda internettiana: condividere sui social i contenuti delle proprie interazioni con ChatGPT, l’ultima iterazione dell’intelligenza artificiale (AI) partorita dalla californiana OpenAI.
Che si tratti di una vera e propria “intelligenza” digitalizzata o di una simulazione ben mascherata, la diffusione esponenziale dello strumento è motivo di profonde discussioni semantico-filosofiche, tuttavia è innegabile che il prodotto abbia comunque raggiunto traguardi stupefacenti e che sia già da ora in grado di ingannare e intrattenere con il suo eloquio una platea di lettori particolarmente vasta. In passato abbiamo rimarcato i pro e i contro tecnici di una simile invenzione, ne abbiamo evidenziato i limiti e i vantaggi, tuttavia la tecnologia interna a GPT e alle AI omologhe ci pone davanti a quesiti e dubbi che si estendono ben oltre all’analisi del singolo prodotto.
GPT, le IA e i loro problemi
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