La Bosch di Bari ha annunciato un piano di ridimensionamento: su un totale di 1.700 lavoratori poco più di 600 verranno licenziati. Sindacati in rivolta, nuovo caso Whirlpool?
È un periodo nero per il mercato del lavoro italiano, dove neppure le grandi aziende riescono più a essere sinonimo di stabilità. Dopo il caso, finito male, della Whirlpool di Napoli, e quello appena scoppiato dei lavoratori somministrati Adecco per Poste Italiane, ecco un’altra situazione spinosa che potrebbe portare alla perdita del posto di lavoro per molti dipendenti: si tratta dello stabilimento Bosch di Bari che oggi conta 1.700 lavoratori ma con l’intenzione di procedere al più presto con una riduzione dell’organico.
Un ridimensionamento che secondo i vertici aziendali è ormai inevitabile e dovrebbe portare al licenziamento di 620 dipendenti della Bosch di Bari.
I sindacati sono già sul piede di guerra per scongiurare un epilogo come quello della Whirlpool di Napoli. Tuttavia, come raccontato dalle parti sociali, le discussioni con l’azienda sono state avviate già qualche mese fa, ma senza alcun risultato.
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La Bosch decide di licenziare 620 persone: la reazione dei sindacati
La reazione dei sindacati è la solita davanti a notizie del genere: sgomento, dura risposta e sollecitazione di un incontro. A esprimersi a riguardo in questo caso è Ciro D’Alessio, segretario generale della Fiom Cgil di Bari, il quale si è detto stupito del fatto che i sindacati abbiano appreso la notizia dei licenziamenti da parte di Bosch solamente dai giornali.
Un sentore a riguardo c’era, tant’è che in più occasioni i sindacati avevano richiesto un incontro per definire un piano industriale che potesse guidare il sito di Bari “verso una reale transizione”.
Un problema non di poco conto considerando che stiamo parlando dello “stabilimento Bosch più grande d’Italia”.
Licenziamenti Bosch: poca collaborazione da parte dei vertici aziendali
E pensare che fino a qualche settimana proprio il direttore delle risorse umane e comunicazione di Bosch Bari, Francesco Basile, aveva lamentato difficoltà nel reperire alcune figure professionali nel Sud Italia. Adesso la situazione sembra esserci capovolta, tant’è che lo stabilimento ha deciso in favore di un ridimensionamento che porterà al licenziamento di più di 600 lavoratori.
Il primo sentore c’era stato lo scorso 3 novembre, quando i sindacati si erano incontrati con i vertici aziendali chiedendo la definizione di un piano d’investimenti che permettesse allo stabilimento di aumentare la produzione, così da scongiurare un ridimensionamento.
Inutile dire che quelle interlocuzioni non hanno portato a nulla, anzi le discussioni - secondo quanto sostengono i sindacati - si sono fermate a quell’occasione.
Il problema dello stabilimento di Bari
Ma qual è il motivo che sta portando lo stabilimento italiano più importante di uno storico marchio tedesco come la Bosch a un tale ridimensionamento? Il problema sta nel fatto che al momento il sito di Bari ospita nove diverse tipologie di produzione, di cui l’85% afferisce a motorizzazioni diesel e benzina.
Produzioni che tuttavia hanno una scadenza già predefinita: queste, infatti, termineranno entro il 2035, anche perché bisogna ricordare che Bosch - quello che a oggi è il più grande produttore europeo di componentistica per auto - ha investito oltre 5 miliardi di euro nello sviluppo di tecnologie per le motorizzazioni elettriche e ibride.
Una dimostrazione di come l’innovazione tecnologica va a modificare il mercato del lavoro. Peccato che a pagare per queste novità siano centinaia di lavoratori, e le loro famiglie, i quali proprio sotto il periodo natalizio hanno appreso la notizia della loro imminente perdita di un posto di lavoro.
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