Green pass a lavoro: ogni decisione eventuale è rimandata a settembre. “Dipenderà da contagi e vaccini”, spiegano dal Governo.
Da settembre cambiano ancora le regole per il green pass: se da una parte sono certe le novità per il mondo della scuola e dei trasporti, visto quanto deciso del decreto del 5 agosto scorso, ma non è da escludere che potranno esserci novità anche nel mondo del lavoro.
Al momento, infatti, con l’eccezione rappresentata dai professionisti della sanità e dal personale della scuola, le regole sull’obbligo del green pass non sono state estese al mondo del lavoro.
Nel mondo non mancano gli esempi nel mondo di aziende che stanno impedendo ai propri dipendenti senza green pass di presentarsi a lavoro, magari obbligandoli allo smart working, ma in Italia la quadra non è stata ancora trovata. I sindacati sono stati chiari a riguardo: ad esempio, Maurizio Landini, leader della CGIL, ha già avuto modo di spiegare il proprio punto di vista ribadendo che non si potrà licenziare chi è senza green pass e che inoltre questo non sarà sufficiente per far venir meno i protocolli di sicurezza sul posto di lavoro, in quanto “in questi giorni si continua a morire anche se sei vaccinato e se hai la mascherina”.
Vista la complessità della questione il Governo ha deciso di prendere tempo prima di legiferare anche in merito all’obbligo del green pass sul posto di lavoro: una decisione, però, dovrebbe essere presa già a settembre, sia in un senso che nell’altro.
Green pass, a settembre cambiano ancora le regole? Ecco per chi
Come abbiamo avuto modo di spiegare in più di un’occasione, sono diverse le contraddizioni che accompagnano le nuove regole sul green pass. La più importante è quella che obbliga gli esercenti di determinati servizi a essere in possesso della certificazione verde, non estendendo però l’obbligo a chi ci lavora.
Paradossalmente, dunque, potremmo trovarci nella situazione in cui un cameriere al ristorante ci chiede di esibire il green pass (obbligatorio quando si pranza e cena al chiuso) pur essendone a sua volta sprovvisto.
A settembre, dopo la pausa estiva, si deciderà eventualmente il come e quando intervenire anche in base a quelli che saranno i dati sui contagi.
Nel dettaglio, inizialmente l’obbligo della certificazione verde dovrebbe essere esteso ai lavoratori di quelle attività dove il green pass viene richiesto obbligatoriamente alla clientela. Dunque per:
- camerieri e baristi
- personale di palestre, piscine e centri termali
- personale che opera sui mezzi di trasporto (laddove il green pass è obbligatorio)
- personale di musei e luoghi di cultura
- lavoratori in sale scommesse
Non è da escludere però che nel contempo possa esserci anche un obbligo per gli altri lavoratori dipendenti, dunque per entrare in ufficio o in azienda. E ancora, dopo il personale di scuole e università anche per gli altri comparti della Pubblica Amministrazione potrebbero esserci novità importanti in quanto il Ministro della PA, Renato Brunetta, ha già fatto sapere di essere favorevole all’estensione dell’obbligo del green pass per gli altri dipendenti del settore pubblico.
Green pass a lavoro: per il momento accordo lontano
Nelle intenzioni del Governo Draghi c’era la volontà di legiferare fin da subito, dunque con il decreto del 5 agosto scorso, in merito all’obbligo del green pass a lavoro. Il confronto con i sindacati infatti è già stato avviato, ma al momento non è stato raggiunto un accordo vista la distanza tra le parti.
All’incontro per il Governo sono intervenuti i due Ministri Orlando (Lavoro) e Speranza (Salute), i quali hanno spiegato che anche se il green pass non è obbligatorio per andare a lavorare questo è comunque richiesto per l’accesso alle mense aziendali.
Per l’obbligo sul posto di lavoro, però, “è ancora presto per prendere una decisione” ed è per questo che eventualmente questa verrà presa solamente a “settembre, qualora la situazione epidemiologica lo richiederà”. Ma, assicura Orlando, “qualunque decisione sarà frutto del dialogo”.
Più ottimista Sileri, sottosegretario alla Salute, il quale dopo aver minimizzato sul rischio zone gialle in autunno ha anche aggiunto che “non per forza bisognerà arrivare all’obbligo della certificazione sul posto di lavoro”. Tutto, infatti, dipenderà dai dati dei contagi, ma anche a quelli sulle vaccinazioni.
Con il green pass in azienda resistono i protocolli
Attenzione però: anche in caso di eventuale obbligo del green pass in azienda non verranno meno i protocolli di sicurezza sul posto di lavoro. Lo hanno ribadito i sindacati, chiedendo comunque al Governo la massima attenzione: il green pass, infatti, non deve significare un “libera tutti”.
Resistono però ancora dei punti di contrasto: se Landini ribadisce che “il Qr code non può servire né per licenziare le persone, né per demansionarle, né per ridurre lo stipendio”, il Governo dovrà rispondere anche in merito alla questione tamponi. Perché è vero che il green pass non significa obbligo di vaccinazione, ma è pur vero che è impensabile che coloro che non vorranno vaccinarsi dovranno sostenere di tasca loro tutto il costo dei tamponi periodici.
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