Guadagni gli stessi soldi ma lavori 32 ore. La settimana corta che può arrivare in Italia

Simone Micocci

17 Febbraio 2025 - 10:55

La settimana corta arriva in Italia? Se ne sta discutendo in Parlamento, ma difficilmente si arriverà a un risultato in questa legislatura.

Guadagni gli stessi soldi ma lavori 32 ore. La settimana corta che può arrivare in Italia

In Parlamento si sta provando a disciplinare la settimana corta in Italia, per quanto le possibilità che possano esserci dei passi in avanti già in questa legislatura sembrano essere alquanto remote.

Così come è stato per la proposta di legge sul salario minimo, infatti, anche la sperimentazione della settimana corta, a parità di stipendio, parte dalle opposizioni, con Partito democratico e Movimento 5 stelle che puntano compatti a una revisione dell’orario di lavoro che passerebbe da 40 a 32 ore, con la possibilità quindi di lavorare per soli 4 giorni a settimana.

C’è un problema però, e neppure di poco conto. La maggioranza, infatti, non è convinta della proposta tanto che al momento è scontro tra le parti. A oggi, quindi, possiamo parlare della proposta di legge sulla settimana corta in Italia perlopiù per dovere di informazione: è bene però essere onesti fin da subito, sottolineando che non sembra esserci la volontà politica per arrivare a una tale riforma con questa maggioranza parlamentare.

Settimana corta in Italia, cosa prevede la proposta di legge

Va detto che negli ultimi mesi in Italia sono stati fatti dei notevoli passi in avanti in merito alla settimana corta, tendenza che in alcuni Paesi sta prendendo sempre più piede. In Italia ci sono diverse aziende che stanno sperimentando questa nuova forma di lavoro e persino nella Pubblica amministrazione non mancano i test (tanto che questa possibilità viene regolamentata dal recente rinnovo di contratto del Comparto centrale).

Manca però una norma nazionale a regolamentare una tale possibilità. Ed ecco quindi che la proposta di legge avanzata dalle opposizioni interviene a colmare questo vuoto, dando la possibilità alle aziende di ridurre l’orario settimanale da 40 a 32 ore senza però andare a tagliare lo stipendio.

Non si tratterebbe di un obbligo ovviamente, quanto più di una possibilità. A tal proposito, per incentivare le aziende ad adottare questo nuovo modello viene previsto un esonero di 3 anni dal versamento dei contributi a carico dei datori di lavoro, in misura variabile:

  • 30% per le grandi realtà;
  • 50% per le piccole e medio imprese;
  • 60% per le piccole e medio imprese nel caso di lavori gravosi.

Partito democratico e Movimento 5 stelle, quindi, puntano forte sull’introduzione della settimana corta in Italia, convinti del fatto che questa modifica possa portare a una serie di vantaggi: dall’aumento della produttività alla crescita dell’occupazione, fino alla riduzione dei costi per il contenimento del turnover. Senza trascurare poi un altro aspetto molto importante: il benessere dei lavoratori.

Perché la settimana corta per adesso non si farà

Come anticipato, le possibilità che passi una tale proposta al momento sono minime. La presidente Meloni, d’altronde, ogni volta che è stata incalzata sull’argomento ha spiegato che non si tratta di una priorità e che per questa legislatura ci si limiterà ad approvare le misure previste dal suo programma politico.

Ed ecco perché il testo che punta all’introduzione della settimana corta in Italia rischia di finire presto nel dimenticatoio. Già mercoledì 12 febbraio, d’altronde, è passata la proposta della maggioranza di rinviare la proposta in Commissione, una decisione che, come spiegato dal presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto, è stata resa necessaria visto l’impatto economico che una tale novità avrebbe.

Come spiega Rizzetto, infatti, dall’analisi condotta dal comitato dei nove sono emerse una serie di criticità, in particolare per quelli che sono i profili di copertura finanziaria. Nel dettaglio, servirebbero circa 8 miliardi di euro, una spesa assolutamente insostenibile.

Una ragione che tuttavia non convince le opposizioni, secondo le quali la destra non sta facendo altro che insabbiare il provvedimento, “come fa ogni volta che si tratta dei diritti di chi lavora” (come dichiarato da Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico).

Non c’è tuttavia l’intenzione di arrendersi: M5s e Pd promettono che andranno avanti, provando ad aprire un confronto alla luce del fatto che quella della settimana corta è una “bussola che in tutta Europa sta guidando le grandi democrazie”, a partire dalla Spagna dove solo qualche settimana fa il governo ha dato il via libera a una riduzione da 40 a 37,5 ore per l’orario di lavoro settimanale.

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