Guerra energetica in Europa: Putin sfida Trump con nuovi gasdotti. Le novità
La guerra energetica non interessa soltanto l’oro nero. In questi concitati giorni in Medio Oriente, con gli occhi puntati su Iran, Iraq, USA e Libia, altre potenze mondiali si muovono alla conquista di strategiche risorse.
La Russia, storica nemica degli Stati Uniti, sta costruendo il suo impero di influenza puntando sul gas. E, soprattutto, sottraendo alleati e strade di passaggio della fonte energetica al controllo americano.
Dopo la decisione di Trump di lanciare sanzioni contro il progetto del il gasdotto Nord Stream 2, colpendo soprattutto la potente società statale russa Gazprom, il Presidente USA potrebbe avere reazioni irritate nei confronti dell’ultimo progetto di Putin in Europa.
La guerra energetica è sempre un fronte caldo. In questo caso i protagonisti sono Russia, Europa, Turchia e Stati Uniti.
Guerra energetica: Putin sfida Trump e si allea con Erdogan per il gas
Nuove strategiche alleanze prendono forma per il controllo della preziosa risorsa del gas. Due giorni fa, mercoledì 8 gennaio, Putin e Erdogan hanno inaugurato ufficialmente il gasdotto TurkStream.
Un progetto cruciale per l’egemonia russa nel settore, che consentirà a Mosca di diversificare ulteriormente le vie di passaggio dell’energia in Europa, aumentando il suo giro di affari. E, soprattutto, incrementando il fastidio di Trump, da tempo interessato al mercato europeo per far crescere il suo business nel settore.
Il presidente Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan si sono incontrati a Istanbul per aprire la pipeline in una cerimonia simbolica che ha celebrato legami non solo energetici, ma politici tra le due potenti nazioni.
TurkStream è destinato a trasportare gas russo sotto il Mar Nero in Turchia e a fornire diversi Paesi dell’Europa sud-orientale. Attraverso questo nuovo collegamento, verranno servite Bulgaria e Turchia già a partire dal 1 gennaio. Inoltre, una combinazione di condotte nuove ed esistenti porterà successivamente gas alla Serbia e all’Ungheria.
Sofia, per esempio, ha già preparato la propria rete per far transitare circa 2,9 miliardi di metri cubi di gas attraverso il nuovo gasotto, mentre lo Stato serbo prevede di ricevere una fornitura iniziale di oltre 3 miliardi di metri cubi all’anno.
Il progetto consente al produttore russo Gazprom di raggiungere tre obiettivi strategici. In primo luogo, favorirà l’aumento della quota di mercato in Turchia, attualmente tra i primi tre acquirenti del suo gas.
Poi, Gazprom potrà ridurre la sua dipendenza dall’Ucraina come via di transito, un obiettivo chiave in questi tempi di difficili rapporti tra le due nazioni.
Infine, il TurkStream sarà un veicolo prezioso nelle mani di Putin per mantenere strette relazioni - e quindi influenza - nei Paesi dell’Europa dell’Est e del Sud. Non a caso, il primo ministro bulgaro Boyko Borissov si è unito ai leader di Russia, Turchia e Serbia per attivare un simbolico rubinetto rosso, aprendo ufficialmente il nuovo collegamento del gas.
La sfida tra Putin e Trump è, quindi, aperta. L’alleanza con la Turchia, che sta perseguendo ambiziosi obiettivi egemonici, attivandosi anche negli scenari internazionali - quali Libia e Siria - non potrà che infastidire ancora di più le mire espansionistiche dell’influenza USA.
Dopo le sanzioni contro il Nord Stream, ci si chiede se Washington reagirà anche contro questo nuovo tassello russo nella guerra energetica in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA