Guerra in Russia, stiamo per varcare la soglia di non ritorno

Giorgia Bonamoneta

2 Giugno 2024 - 18:29

La guerra tra Russia e Ucraina sta per varcare la soglia di non ritorno? Il conflitto sta raggiungendo un punto di svolta, ecco perché.

Guerra in Russia, stiamo per varcare la soglia di non ritorno

La guerra tra Russia e Ucraina sta per varcare la soglia di non ritorno? La situazione in Ucraina continua a evolvere, con sviluppi recenti che hanno il potenziale di spingere il conflitto oltre il punto di non ritorno secondo alcuni analisti. L’invio di istruttori militari, per esempio, e l’uso di armi occidentali sul territorio russo segnano un cambiamento significativo nella guerra.

La Nato, per quanto dichiari diversamente, non sembra stia prendendo decisione con lo scopo di limitare l’aumento della tensione.

Le armi occidentali e il rischio di escalation tra Nato e Russia

L’Unione Europea sta aumentando il suo coinvolgimento nel conflitto russo-ucraino. Le nuove armi inviate dagli Stati Uniti, in particolare i missili balistici ATACAMS (che possono colpire obiettivi a una distanza di 300 chilometri con grande precisione) rappresentano un punto di svolta. Secondo il maggiore generale Agostinho Costa, la decisione di permettere l’uso delle armi sul suolo russo risponderebbe a una legittima preoccupazione ucraina e potrebbe fare la differenza a livello tattico.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha espresso gratitudine al presidente statunitense Joe Biden per aver concesso il permesso di colpire il territorio russo con munizioni americane, ma ha anche sottolineato la necessità di rimuovere le restrizioni, in particolare sui missili ATACMS a lungo raggio. Zelenskyj ha infatti evidenziato che la Russia utilizza artiglieria a lunga gittata contro la popolazione civile, mentre l’Ucraina non può rispondere adeguatamente a causa delle limitazioni imposte.

La decisione di Biden su pressione Ucraina: l’avvertimento della Russia

La decisione degli Stati Uniti di consentire l’uso delle proprie armi per attaccare obiettivi sul territorio russo arriva dopo forti pressioni da parte di Kiev; infatti nonostante i miliardi di euro inviati dai membri della NATO all’Ucraina, l’utilizzo delle armi è stato condizionato all’uso esclusivo nel territorio ucraino occupato dalle forze russe, limitando così le capacità ucraine oltre confine.

In seguito alla decisione degli USA, Vladimir Putin ha avvertito l’Occidente e i membri della NATO sull’uso di armi occidentali sul suolo russo e ha dichiarato che questo potrebbe scatenare un conflitto globale.

In questo contesto, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che la NATO non ha deciso interventi diretti in territorio russo e che le decisioni di utilizzare armi americane contro obiettivi russi sono prese dai singoli Paesi. Tajani ha quindi precisato che i missili a lunga gittata possono essere utilizzati contro basi russe in Donbass e Crimea, ma solo nei territori occupati dalla Russia e non riconosciuti come territorio russo.

Cosa sta facendo l’Europa: la prospettiva dalla Nato

In passato diversi Paesi europei come Francia, Germania e Portogallo hanno sostenuto che l’Ucraina può condurre attacchi esclusivamente contro obiettivi militari, come previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ci sono però delle novità, come il probabile futuro invio di istruttori militari in Ucraina da parte della Francia e la possibile partecipazione di altri Stati membri della NATO, come la Lituania nell’operazione. Queste decisioni aumentano il rischio di ritorsioni da parte del Cremlino. Alcuni esperti avvertono che i soldati europei potrebbero diventare obiettivi prioritari.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha recentemente sottolineato che l’alleanza è pronta a difendersi se necessario, evidenziando la presenza della NATO nei Paesi baltici come dimostrazione della volontà di difendere ogni centimetro quadrato del territorio NATO dagli attacchi russi (per usare le sue parole). Scholz ha poi affermato che la diplomazia avrà successo solo da una posizione di forza.

La Cina, d’altro canto, ha mantenuto una posizione di neutralità. Il capo del Ministero della difesa cinese, Dong Yun, ha dichiarato al forum internazionale sulla sicurezza “Shangri-la Dialogue” che la Cina non ha mai fornito armi né alla Russia né all’Ucraina dall’inizio del conflitto. La Cina, ha proseguito, ha sempre sostenuto i negoziati di pace

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