Hong Kong sotto i riflettori: la Cina ha arrestato Jimmy Lai, editore a favore della democrazia e contro Pechino. Secondo la controversa legge sulla sicurezza nazionale, il magnate è colpevole di collusione straniera. E la tensione USA-Cina sale. Che succede?
La Cina fa sul serio su Hong Kong. L’arresto dell’editore critico con Pechino e con il Governo di Carrie Lam sta puntando - di nuovo - i riflettori su questa area del mondo instabile e strategica.
L’applicazione della controversa legge sulla sicurezza nazionale ha trovato un colpevole di spicco: Jimmy Lai, magnate proprietario di due giornali “troppo indipendenti” a Hong Kong, nel mirino perché critici con Pechino, la governatrice e palesemente schierati con il movimento pro-democrazia esploso nell’ex colonia britannica.
Il fatto non ha solo sconvolto Hong Kong, ma ha lanciato un chiaro monito agli USA da parte della Cina: Washington deve restare fuori dalle vicende interne di Pechino.
La potenza asiatica non ha intenzione di mollare sulla sua politica di potenza a Hong Kong e nemmeno nei confronti di Trump. La tensione USA-Cina è altissima. Che succede?
Cina: arresto di spicco a Hong Kong contro il dissenso
La Cina, in nome della legge sulla sicurezza nazionale, ha arrestato Jimmy Lai, dimostrando che sulla questione Hong Kong la linea adottata è quella dura.
Il magnate, messo in manette lunedì 10 agosto, è il proprietario di due giornali indipendenti, Apple Daily e Next Magazine. Il quotidiano e la rivista sono voci di dissenso contro la governatrice filo-cinese Carrie Lam e la politica aggressiva di Pechino.
Nel quadro dell’attuale e complessa situazione dell’ex colonia britannica, questi orientamenti così vicini al movimento di protesta di Hong Kong non sono stati tollerati.
Per il magnate, quindi, è scattato l’arresto in nome della collusione con potenze straniere, pilastro della legge sulla sicurezza insieme ai reati quali sovversione, terrorismo e secessione.
I media statali cinesi hanno descritto il signor Lai come un “sostenitore della rivolta” e le sue pubblicazioni colpevoli di aver “istigato l’odio, diffuso voci e diffamato le autorità di Hong Kong e il continente per anni”
Il Global Times ha anche riferito che due dei suoi figli e due dirigenti senior di Next Digital sono stati arrestati.
Nel mirino degli accusatori ci sono anche viaggi negli USA che Jimmy Lai ha fatto l’anno scorso per incontrare il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo a Washington.
Un episodio che non poteva restare inosservato e ha solo reso più evidente l’accusa cinese. Intanto, la decisione di Pechino è un ulteriore messaggio di minaccia per gli USA.
USA-Cina: tensione e sanzioni su Hong Kong
Ormai il vento che soffia tra Pechino e Washington è di vera guerra. Commerciale, “fredda”, sui diritti umani, sulla pandemia, sulle interferenze interne: il conflitto sta mostrando vari volti, ma quello che li accomuna tutti è l’escalation di tensione, per ora arrivata ai massimi livelli.
I mercati, intanto, restano allertati sulle conseguenze di una tale guerra in corso tra cinesi e statunitensi.
Non sono mancate osservazioni allarmiste anche sull’ultima questione di Hong Kong e dell’arresto di Jimmy Lai: per alcuni analisti questo è un messaggio minaccioso contro gli USA.
Pechino ha voluto ribadire che l’intenzione è andare avanti con la sua strategia di controllo dell’ex colonia britannica e nessuna interferenza fermerà il Dragone.
Il clima è molto teso. La Cina, infatti, ha appena risposto all’annuncio di Trump di mettere in una lista nera funzionari cinesi e di Hong Kong, tra i quali Carrie Lam, perché hanno represso il dissenso.
Di tutta risposta, Pechino ha dichiarato che sanzionerà 11 americani come rappresaglia per misure simili imposte dagli Stati Uniti venerdì 7 agosto.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha affermato:
“In risposta ai comportamenti sbagliati degli Stati Uniti, la Cina ha deciso di imporre sanzioni a quegli individui che si sono comportati male su questioni relative a Hong Kong”
Non sono state specificate le sanzioni. La Cina il mese scorso ha annunciato misure separate contro i funzionari statunitensi, tra cui Rubio e Cruz, in quello che è stato visto come un tentativo per lo più simbolico di vendicarsi sull’interferenza USA su come Pechino tratta le minoranze etniche nello Xinjiang.
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