I 3 movimenti sospetti del conto corrente che fanno insospettire il Fisco

Patrizia Del Pidio

9 Marzo 2025 - 11:16

Il Fisco tiene sotto controllo lo spostamento di denaro di tutti i contribuenti, ma ci sono 3 tipologie di operazioni che destano sospetti, vediamo quali sono per tutelarsi.

I 3 movimenti sospetti del conto corrente che fanno insospettire il Fisco

Esistono 3 movimenti del conto corrente che suscitano i sospetti del Fisco. Partiamo dal presupposto che l’amministrazione tributaria è a conoscenza dei nostri redditi, delle giacenze dei nostri conti correnti e anche di tutte le movimentazioni che facciamo con il nostro denaro. Nonostante questo, ogni anno siamo chiamati a presentare la dichiarazione dei redditi (che l’Agenzia delle Entrate provvede a precompilare per noi, visto che è a conoscenza delle nostre entrate e dei nostri redditi) e la Dsu per l’Isee (e anche in questo caso troviamo la versione precompilata).

Proprio perché l’Agenzia delle Entrate è a conoscenza di tutto, bisogna fare molta attenzione a effettuare quelle movimentazioni di denaro che potrebbero destare, nel Fisco, il sospetto di non sapere proprio tutto e che è in atto un’evasione fiscale. Ma quali sono i 3 movimenti che maggiormente destano sospetto?

Prelievo e versamento di denaro contante

Sia che si effettuino prelievi che versamenti in contanti, è bene sapere che il Fisco guarda sempre con sospetto a questo tipo di operazioni. In Italia è prevista una soglia di tracciabilità del denaro contante che, per il 2025, resta fissata a 5.000 euro. Questo significa che si possono effettuare operazioni in contanti fino a 4.999 euro.

Per prelievi e versamenti dal o sul proprio conto corrente, però, questa soglia non è prevista (il limite è previsto solo per movimenti di denaro verso terzi). Pagare in contanti, quindi, un bene o un servizio che costa dai 5.000 euro in su non è possibile perché per questa tipologia di operazione è necessario utilizzare un mezzo di pagamento tracciabile.

Sebbene la legge non impone un limite ai soldi contanti che un soggetto può versare sul proprio conto corrente, la banca potrebbe interrogare, per cifre superiori alla soglia, sulla provenienza del denaro. Quello che si cerca di scoprire è se i soldi versati rappresentano o meno fonte di reddito.

Allo stesso modo il sospetto è innescato anche da operazioni di prelievo di grosse somme in contanti. Sono sospetti anche i prelievi ricorrenti di somme più piccoli perché potrebbero far presumere che si effettuino per mettere da parte soldi in contanti. Il sospetto in questo caso è che le somme servano per pagare determinate prestazioni professionali in nero.

Anche se la legge non impone di giustificare a un operatore di banca a cosa servono i soldi che stiamo prelevando o da dove vengano quelli che versiamo, è sempre bene rispondere nel modo più preciso possibile per evitare che la banca {{}} alla Uif (che a sua volta potrebbe segnalarla al Fisco e alla Guardia di Finanza).

Movimenti di denaro con l’estero

Bonifici che provengono dall’estero o che si inviano all’estero non piacciono al Fisco. Potrebbe essere la stessa banca a segnalare questo tipo di operazioni (SOS, segnalazione di operazione sospetta) all’Uif. Quando la banca invia questo tipo di segnalazioni, ovviamente, il cliente ne è completamente all’oscuro, non viene avvertito.

Laddove, quindi, vengono segnalati i criminali che riciclano denaro sporco, potrebbe essere segnalato anche un ignaro correntista che sposta denaro all’estero per ragioni del tutto lecite (come ad esempio investimenti in criptovalute).

Da sottolineare che non è vietato inviare soldi all’estero, ma quando ci sono spostamenti di denaro da e verso l’estero per somme che superano i 5.000 euro la banca potrebbe chiedere una dichiarazione scritta in cui motivare lo spostamento e l’aggiornamento del questionario antiriciclaggio. Solitamente (non è detto, ma è molto probabile) la conseguenze di queste richieste è una segnalazione all’Uif che, però, potrebbe anche non avere conseguenza alcuna.

Sospetti per bonifici ricevuti da privati

I bonifici che si ricevono da privati al di fuori dell’attività lavorativa (che compaiono in dichiarazione dei redditi), possono destare i sospetti del Fisco. L’amministrazione finanziaria potrebbe presumere, per questi bonifici, che si tratti di redditi non dichiarati. Il sospetto si intensifica se i bonifici sono ricorrenti e potrebbero far presumere che si tratti di lavoro nero.

Quando si ricevono bonifici da privati, quindi, oltre a una causale che specifichi il motivo del trasferimento di denaro, è consigliabile conservare sempre la documentazione che, eventualmente, giustifichi la somma.

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