I buoni sconto costituiscono reddito? Contribuiscono alla formazione della base imponibile? Queste le domande di un contribuente che si chiede se i buoni sconto del supermercato sono tassabili
Quotidianamente le persone si trovano di fronte a promozioni, sconti, offerte che hanno l’obiettivo di attirare clientela e allo stesso tempo di aiutare le famiglie a risparmiare sulla spesa. La domanda che si pongono molti è qual è il trattamento fiscale di tali iniziative, cioè i buoni sconti del supermercato sono tassabili?
Nel caso proposto un venditore, a fronte di una campagna promozionale rivolta a soci e clienti in cui in seguito ad acquisti viene riconosciuta l’erogazione di un buono sconto su un acquisto futuro, chiede all’Agenzia delle entrate se tali importi debbano essere decurtati dalla base imponibile ai fini Iva.
L’istanza trova soluzione con la risposta a Interpello 341 del 2023. Ecco i dettagli.
Interpello, i buoni sconto del supermercato sono tassabili?
L’istante descrive brevemente l’operazione promozionale: prevede che a fronte di una spesa minima, sia emesso in favore del cliente un buono spesa da spendere su acquisti futuri nello stesso esercizio.
Si chiede quindi l’istante se l’importo utilizzato come buono spesa debba essere considerato una decurtazione della base imponibile ai fini del calcolo dell’Iva, in poche parole: ai fini Iva, i buoni sconto del supermercato sono tassabili?
Secondo l’istante i buoni spesa materializzano il diritto del portatore a ottenere una riduzione del prezzo complessivo della spesa a cui fa seguito una riduzione della base imponibile di pari valore al netto dell’Iva. A supporto di questa tesi cita diverse fonti tra cui la sentenza Boots Company, causa C-128.88 della Corte di Giustizia del 27 marzo 1990, in cui si afferma che:
i ribassi e le riduzioni, che secondo l’art. 11, A, n. 3 lett. b) della sesta direttiva non vanno inclusi nella base imponibile, costituiscono una riduzione del prezzo al quale una merce è legittimamente offerta dal cliente, poiché il venditore accetta di fare a meno d’incassare la somma che il ribasso rappresenta al fine, per l’appunto,
di incitare il cliente ad acquistare la merce.
Il Ministero delle Finanze è sulla stessa linea in quanto nelle risoluzioni 110 del 3 maggio 1995 e 82 del 1998 conferma che lo sconto praticato agli acquirenti dei beni e servizi dall’operatore commerciale non costituisce base imponibile ai fini dell’Iva non potendosi considerare corrispettivo.
I buoni sconto non rappresentano un corrispettivo, decurtati dalla base imponibile
L’Agenzia delle entrate nella risposta a Interpello 341 del 2023 sostanzialmente conferma la tesi dell’Istante e alla domanda “ i buoni sconto del supermercato sono tassabili?” risponde negativamente.
L’Ade sottolinea la differenza tra i buoni-corrispettivi, o voucher, e i buoni-sconto. I primi sono stati disciplinati dalla Direttiva Voucher (UE 2916/1065) recepita in Italia con il decreto legislativo 141 del 2018 che ha portato all’inserimento nel Dpr 633 del 1972 degli articoli da 6 bis a 6 quater e il comma 5 bis dell’articolo 13.
I buoni-corrispettivo sono uno strumento che contiene l’obbligo di essere accettato come corrispettivo a fronte della cessione di beni o prestazione di servizi. In poche parole si tratta di denaro anche se sotto forma di voucher (ad esempio i buoni pasto, buoni carburante). Questi confluiscono nella base imponibile. Gli stessi, entro determinati limiti sono anche tassati al ricevente in quanto costituiscono reddito.
I buoni-sconto invece danno diritto a uno sconto sull’acquisto dei beni, ma non hanno la natura di corrispettivo. Non sono quindi parificati al denaro e di conseguenza non ricadono nella direttiva Voucher dell’Unione Europea.
Ne deriva che il valore dello sconto praticato a fini promozionali non concorre alla determinazione della base imponibile Iva. Questo implica che i buoni sconto del supermercato ai fini Iva non sono tassabili ( articolo 13 del Dpr 633 del 1972).
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