Il Fisco non controlla solo i conti correnti detenuti in patria, ma anche quelli esteri, compresi quelli su banche digitali. Cosa succede se i conti non sono dichiarati?
Si devono dichiarare al Fisco anche i conti correnti detenuti all’estero, compresi quelli delle banche digitali, in caso contrario il rischio è quello di incorrere in pesanti sanzioni.
L’obbligo di dichiarazione del conto estero non riguarda solo gli intestatari del conto corrente, anche i soggetti che hanno la disponibilità dello stesso o che possono eseguire delle movimentazioni tramite interposta persona (è il caso, ad esempio, del conto corrente intestato formalmente a un trust e le somme sono disponibili per un contribuente che risiede in Italia). Si tratta dei cosiddetti titolari effettivi, ovvero, i beneficiari degli importi depositati.
A cosa serve dichiarare i conti esteri e perché è obbligatorio? La dichiarazione dei conti esteri serve nel contesto del monitoraggio fiscale. Le somme presenti sul conto estero non sono soggette a tassazione, ma il Fisco italiano vuole essere a conoscenza delle somme depositate da un contribuente italiano all’estero.
Il motivo è presto detto: supponiamo che il contribuente italiano abbia dei redditi in nero e che, mensilmente, per non insospettire il Fisco con movimenti sul conto corrente italiano, li depositi (o riceva i bonifici) su quello estero. Con il monitoraggio fiscale l’Agenzia delle Entrate valuta anche se eventuali depositi effettuati all’estero sono compatibili con il reddito dichiarato dal contribuente.
Con il monitoraggio fiscale, quindi, ci si assicura che gli obblighi impositivi collegati a investimenti all’estero vengano rispettati dai residenti in Italia.
Come si dichiara il conto corrente estero?
Chiunque risieda in Italia o produca reddito in Italia è obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi annuale. In essa devono essere dichiarati anche eventuali conti correnti detenuti all’estero o in banche digitali che non hanno la sede legale in Italia (come ad esempio N26).
L’obbligo di monitoraggio fiscale si adempie nella dichiarazione dei redditi compilando:
- il quadro RW se si utilizza il modello Redditi PF;
- il quadro W se si utilizza il modello 730.
L’obbligo di indicare il conto estero non sussiste per i depositi il cui valore massimo complessivo non supera i 15.000 euro. La segnalazione, però, è dovuta nel caso he il contribuente sia tenuto a versare l’Ivafe che opera per importi superiori a 5.000 euro, per giacenze inferiori l’imposta non è dovuta.
Riassumendo:
- se il contribuente deve versare l’Ivafe l’obbligo di monitoraggio si applica a depositi superiori a 5.000 euro;
- se il contribuente non deve versare l’Ivafe l’obbligo è su conti e depositi di importo superiore a 15.000 euro.
Va sottolineato che l’obbligo di dichiarazione c’è anche per i conti correnti esteri dove si accreditano eventuali vincite di denaro, si escludono solo i redditi che, pur vinti all’estero, sono riscossi da intermediario italiano (che opera la ritenuta fiscale).
Per conti coitestati l’obbligo di dichiarazione riguarda entrambi gli intestatari per la propria quota di possesso. Quella che deve essere dichiarata nei quadri RW o W è la giacenza media pro quota.
Per chi ha più di un conto corrente all’estero, inoltre, la giacenza media di 5.000 o 15.000 euro deve essere considerata per la somma di tutti i depositi detenuti all’estero dal contribuente presso lo stesso intermediario.
Ivafe, quando si versa?
L’Ivafe è l’imposta dovuta sui prodotti finanziari all’estero: conti correnti e libretti di risparmio sono assoggettati all’imposta. Per i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti in Paesi dell’Ue o aderenti allo Spazio Economico Europeo, l’imposta è in misura fissa di 34,20 euro e si applica solo quando gli importi di giacenza media annua è superiore a 5.000 euro.
Facciamo qualche esempio per comprendere come si versa l’Ivafe.
Giorgio ha un conto corrente in Portogallo con giacenza media annua di 32.000 euro. Nel quadro W del 730 indicherà: nel valore finale la giacenza media (32.000 euro) e pagherà i 34,20 euro di Ivafe.
Se Giorgio avesse avuto il conto corrente cointestato con la moglie Paola, invece, nel valore finale indicheranno entrambi la metà della giacenza media (16.000 euro) e pagheranno 17,10 euro di Ivafe ognuno.
Cosa succede se non dichiaro il conto estero?
Anche nel caso che il contribuente sia esonerato dalla presentazione della dichiarazione dei redditi è necessario dichiarare gli eventuali conti esteri nel quadro W o RW. Per chi non rispondesse all’obbligo, va sottolineato che la mancata segnalazione del conto la sanzione elevata va dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato. Se il conto è detenuto in un Paese black list, poi, la sanzione è raddoppiata.
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