Il G21, con il suo 85% di Pil ed il 75% di global trade, si candida ad essere l’istituzione che media tra G7, BRICS e gli altri principali nuovi attori: l’Occidente non è più il fulcro del sistema.
Al G20 appena tenutosi a Delhi, si è manifestato il sempre più nuovo assetto del mondo multipolare. Il protagonista assoluto è stato il padrone di casa Modi a capo del più popoloso paese del mondo, per ora quinta ma presto quarta economia del mondo in Pil assoluto.
La prima sorpresa è arrivata qualche giorno fa con l’invito spedito ai 19 altri leader a nome del Presidente della Repubblica di Bharat. Magari qualcuno si sarà domandato che affare fosse questo Bharat. Si tratta del vecchio termine sanscrito per più o meno quella che conosciamo tutti come India.
L’anno prossimo l’India va ad elezioni e, come qui segnalato, Modi si troverà contro una coalizione di ben 28 partiti con a capo l’ennesimo Gandhi, la coalizione si chiama Indian National Developmental Inclusive Alliance cioè I.N.D.I.A. Così, il furbo ultranazionalista, sta buttando lì il nuovo nome che fa nazione, tradizione e radici, dicendo che India è il nome coloniale che la nuova potenza rigetta. Bel colpo! Non è detto che il cambio di nome diventi definitivo, ma la mossa c’è ed è brillante e tradisce tutta la nuova ambizione del subcontinente.
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