Trump è di nuovo presidente degli Usa: quali sono i veri motivi della sua vittoria? Li ha spiegati Marco Carnelos, ex ambasciatore, in un intervento su Money.it.
Gli Stati Uniti hanno scelto Donald Trump come presidente, che ha quindi superato Kamala Harris e si accinge a tornare alla Casa Bianca per la seconda volta, anche se non consecutiva.
Tutti i riflettori del mondo sono puntati sulla prima potenza mondiale e sul tycoon, che ha già parlato subito dopo la vittoria, mostrando un tono più pacato rispetto ai comizi di campagna elettorale spesso dirompenti nei toni e nei temi.
Intervenendo su Money.it, l’ex ambasciatore Marco Carnelos, oggi presidente di Geopolicy, ha cercato di evidenziare i veri motivi che hanno portato Trump alla vittoria.
L’America profonda e frustrata da inflazione e immigrazione incontrollata ha scelto di fidarsi delle promesse del candidato repubblicano, offrendo quindi un’idea ben precisa di quale Paese desidera. Un Paese, probabilmente, diverso da quello uscente da quattro anni di amministrazione democratica.
Secondo Carnelos, infatti, l’analisi del risultato elettorale Usa non può prescindere da queste considerazioni:
“C’è stato il risveglio dell’America profonda, dell’America che teme, a torto o a ragione, questo lo analizzeranno gli studiosi, i sociologi, gli economisti, per il proprio futuro. Due temi importanti si sono, come dire, imposti all’attenzione dell’elettorato e devo dire che qui la vittoria repubblicana è stata piuttosto netta, è stata una vittoria nelle narrative.
Immigrazione fuori controllo e inflazione sono stati i due temi che hanno riportato Trump alla Casa Bianca. È un grande successo personale, un grande ritorno politico, favorito anche, bisogna dirlo, dalla incertezza quasi suicida che ha contraddistinto i democratici.”
La debolezza o le mosse sbagliate del Partito Democratico Usa, quindi, hanno avuto anch’esse un ruolo importante nella vittoria di Trump. Carnelos ha fatto notare che:
“Per ragioni a me ignote, ma penso ignote a molti, i grandi sponsor, i grandi controllori del Partito Democratico hanno atteso fino al catastrofico dibattito televisivo di Biden con Trump prima di prendere la decisione di fargli un’offerta che non poteva rifiutare, ovvero uscire dalla gara per poi assegnarla a un personaggio come Kamala Harris che era sostanzialmente sconosciuto alla maggior parte degli americani, anche quelli democratici, e non aveva certo brillato nel suo periodo come vicepresidente, perché era piuttosto noto a tutti che sul principale dossier che le era stato assegnato da Biden, ovvero il controllo dell’immigrazione dalle frontiere meridionali degli Stati Uniti, i risultati erano stati estremamente deludenti...”.
A questo punto, come evidenzia l’ex ambasciatore, la vera sfida di Trump è dimostrare di essere in grado di ricompattare un popolo, quello americano, frammentato.
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