L’obbligazione in valuta di banca BNP Paribas è callable ed ha una struttura dei rendimenti del tipo Fixed to Inverse Floater
Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno BNP Paribas ha emesso due nuovi bond denominati uno in euro e l’altro in dollari.
Sul primo ci siamo già soffermati a suo tempo, qui ci soffermeremo sulla tranche in valuta estera, che al pari della prima presenta una serie di caratteristiche peculiari.
Prima ancora di esporle, a grandi linee diciamo che il titolo presenta un livello di rischio maggiore rispetto al BTP pari durata, per esempio. Il che non equivale a dire che si tratti necessariamente di un “contro”, dato che i titoli più speculativi possono togliere come anche donare tanto extra rendimento.
L’importante è conoscerne le dinamiche di funzionamento, quando sfruttarle e quando è invece meglio stare fermi, e avere di fondo una elevata propensione al rischio.
Entriamo nel vivo, quindi, anticipando solo che il bond in dollari della banca francese paga l’8,50% un anno e poi tassi variabili fino a un massimo del 7%.
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Il titolo in dollari statunitensi ha codice ISIN XS2840454834 e data emissione e scadenza pari a, nell’ordine, 18/09/2024 e 20/09/2038. La durata iniziale è di 14 anni, ma da settembre del 2025, cioè al termine del 1° anno in poi, l’emittente lo può richiamare e rimborsare in anticipo. Si tratta di un titolo callable, per cui può succedere che alla fine la durata effettiva possa essere inferiore a quella massima iniziale prevista.
Le date di esercizio call sono indicate nel prospetto del bond, disponibile sul sito della banca emittente. Laddove esercitato, il richiamo sarebbe comunicato al mercato con un preavviso di 25 giorni e sarebbe pari al 100% del nominale sottoscritto.
Il lotto minimo (e valore nominale) di sottoscrizione è di 100 $ USA, il che vale a renderlo un bond retail, cioè pensato e rivolto all’investitore individuale.
Al cambio attuale dell’€/$ a 1,0433 basterebbero 95,85 €, più commissioni bancarie, per assicurarsi 100 $ di valore nominale del prestito. Tuttavia, al prezzo odierno di 94 $ sul mercato secondario (EuroTLX di Borsa Italiana) c’è che bastano circa 90 € (più le spese all’intermediario) per sottoscrivere un titolo. A beneficiarne è il rendimento lordo effettivo, che è maggiore di quello nominale offerto dalla cedola.
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La struttura dei rendimenti del bond in dollari USA
L’obbligazione della banca francese presenta una struttura dei rendimenti del tipo Fixed to Inverse Floater, vale a dire:
- 8,50% lordo fisso il 1° anno (il 6,29% al netto della ritenuta fiscale del 26%), con le cedole a periodicità trimestrale;
- dal 2° al 14° anno il tasso nominale previsto è variabile e racchiuso in un floor, in un range tra lo 0,00% minimo (e mai negativo) e il 7,00% massimo. Le cedole sono sempre corrisposte ogni 3 mesi e saranno pari alla differenza tra l’8,85% e il tasso di riferimento SOFR. Quest’ultimo misura il costo del prestito overnight a cui gli intermediari finanziari si prestano dollari.
In pratica, al titolare del bond converrà che il tasso di riferimento scenda di tanto e il prima possibile, così da assicurarsi una cedola posta nella parte alta della forchetta. Nella più rosea delle ipotesi, sarebbe pari al 7,00% lordo o a ridosso del cap.
Il bond in dollari della banca francese paga l’8,50% un anno e poi tassi variabili fino a un massimo del 7%
Diamo ora uno sguardo ai principali rischi legati allo strumento, a partire da quello di cambio. Il rendimento effettivo a scadenza del proprio investimento, tanto nel 2038 quanto prima, dipenderà anche dal futuro cross valutario. Se tra X mesi o anni, ossia all’atto del disinvestimento, il $ USA si sarà svalutato contro l’€ allora bisognerà mettere in conto una perdita da cambio.
La situazione opposta avverrà in caso di apprezzamento, dando così vita a un gain da cambio.
Un’altra variabile da ponderare è il possibile esercizio della call. Se in futuro i tassi di interesse dovessero scendere di tanto e/o a lungo, BNP Paribas avrebbe tutto l’interesse a rimborsare il prestito e sostituirlo con uno a lei più economico.
Altri tre possibili rischi sono quello di mercato, di liquidità e il rischio emittente.
Dall’emissione ad oggi, il bond non mai andato oltre 100, con il minimo (almeno ad oggi) segnato lunedì 18 a 93,73 (sempre in dollari). Il rischio liquidità è legato al fatto che l’ammontare emesso del bond è modesto, e lo stesso vale per il numero di scambi giornalieri del titolo sul secondario.
Quanto al rischio emittente, il rating di banca BNP Paribas è pari ad A+ per S&P’s, AA– per Fitch e Aa3 per Moody’s.
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