La sostenibilità del debito in Europa torna a essere un tema cruciale, visto il bisogno dei Governi di affrontare il caro bollette. Dopo la disfatta del taglio tasse in UK, l’allarme è per l’Ue.
Allerta massima sulla sostenibilità del debito pubblico dei singoli Paesi: il caos che ha travolto il Regno Unito ha riproposto un tema chiave per i bilanci statali, soprattutto in questo momento storico appesantito da crisi energetica, inflazione alle stelle, carenza di materie prime, rialzo dei tassi di interesse.
In questa cornice si sono inquadrate le ultime dichiarazioni di policymaker della Banca centrale europea e capo della banca centrale finlandese Olli Rehn. In sintesi: attenzione a non aumentare il debito, soprattutto in alcuni Paesi europei più vulnerabili.
L’Italia, osservata speciale ora che si avvia alla formazione di un nuovo esecutivo a guida Meloni, è di nuovo alle prese con spread in rialzo - non ancora a livelli catastrofici - e rendimenti sulla soglia del 5%. Tradotto: il debito diventerà molto oneroso, anche in vista di una Bce più aggressiva che mai.
Allarme debito insostenibile in Europa. E in Italia
In un momento così fragile e volatile, le ultime dichiarazioni di Olli Rehn della Bce risuonano preoccupanti, sebbene il concetto da esse espresso non sia affatto nuovo.
Nel dettaglio, il membro dell’Eurotower ha ribadito:
“Gli sforzi dei Paesi dell’UE per identificare modi per limitare le bollette energetiche delle famiglie sono comprensibili, ma un aumento indiscriminato della spesa non sarebbe e non aiuterebbe nella lotta contro l’inflazione. La sostenibilità del debito a lungo termine di oltre un terzo dei paesi della zona euro è seriamente minacciata.”
L’avvertimento è parso quasi una conseguenza di quanto accaduto solo due giorni fa in Regno Unito: l’annuncio di un ambizioso piano di tagli fiscali per sostenere imprese e famiglie appesantite da bollette energetiche da record, ha causato la disfatta della sterlina e una fuga dalle obbligazioni statali, i Gilt. Bank of England è dovuta intervenire.
C’è da sottolineare che il premier Truss ha difeso le sue misure: “Penso che dobbiamo guardare alla situazione che ci troveremmo ad affrontare se il Governo non avesse agito. La gente si aspettava bollette energetiche fino a £6.000, inflazione molto, molto alta e rallentamento della crescita economica ed è per questo che dovevamo agire come un governo L’azione dovrebbe ridurre il carico fiscale e far ripartire l’economia”.
Mercoledì la BoE ha intrapreso un’azione di emergenza per evitare un tracollo nel settore pensionistico del Regno Unito. La banca centrale ha annunciato un programma di acquisto di obbligazioni da 65 miliardi di sterline per arginare una crisi del debito pubblico.
Gli analisti hanno affermato la mancanza di fiducia nella capacità del Governo di far crescere l’economia assumendo debiti aggiuntivi, visto che nei prossimi anni la spesa è stimata a 100 miliardi di sterline in pacchetti di sostegno energetico. I critici del piano hanno sostenuto che è probabile l’aumento di disuguaglianza e prezzi più elevati sulle importazioni a causa della sterlina più debole.
In Ue, l’attenzione sul debito degli Stati è costante e si sta accentando in questo periodo. La necessità di calibrare spesa pubblica, gestione delle tasse e investimenti è fondamentale, soprattutto in Paesi costantemente in bilico sulla capacità di ridurre il debito pubblico, come l’Italia.
I rapporti più elevati tra debito pubblico e Pil alla fine del primo trimestre del 2022 sono stati registrati in Grecia
(189,3%), Italia (152,6%), Portogallo (127,0%), Spagna (117,7%), Francia (114,4%), Belgio (107,9%) e Cipro
(104,9%).
Il documento Nadef appena approvato nel Cdm presieduto ancora da Draghi e Franco ha sottolineato che il rapporto debito/Pil è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4%. Nel 2021 era a 150,3% e nei prossimi anni si stima continuerà a scendere: a 143,2% nel 2023 per raggiungere nel 2025 139,3%.
Inoltre, con il deficit fissato al 5,1% si lasciano dagli 8 ai 10 miliardi di euro per la manovra. Si tratta di un piccolo tesoretto che il nuovo esecutivo potrà utilizzare in un nuovo decreto magari contro il caro energia. Il punto è non fare altro debito: il prossimo ministro dell’Economia è atteso dai mercati anche per questo.
Con la prospettiva di una Bce aggressiva sui tassi di interesse e con l’impennata dei rendimenti dei Btp di questi giorni, la questione debito resta cruciale per il bilancio italiano.
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