Lo scenario di una recessione potrebbe spingere l’S&P 500 a un crollo fino al 30% secondo le analisi storiche. Ma quanto è realmente probabile questo scenario?
30%? Perché proprio 30%?
Questa è senza dubbio la domanda che balza alla mente leggendo il titolo. E come darti torto: un ribasso di questa entità fa tremare i polsi anche all’investitore più esperto. In un momento in cui l’S&P 500 ha già corretto del 10% dai massimi, ipotizzare un ulteriore calo del 30% significa parlare di una discesa ben oltre il 20% totale, il confine tecnico che segna l’inizio di un bear market.
Una simile ipotesi, quindi, non è affatto una previsione da fare a cuor leggero. E infatti non lo è. Si tratta, piuttosto, di uno scenario estremo, elaborato da FactSet sulla base di proiezioni macroeconomiche che prevedono una recessione profonda. Ma allora: quanto è probabile che si realizzi?
Un’idea difficile da digerire
Pensare che il mercato azionario USA possa perdere un ulteriore 30% è una di quelle idee che fanno male solo a immaginarle. Fa male al portafoglio, ma anche allo stomaco. Chi ha investito ai massimi di mercato oggi si trova già con un saldo del -10%. Se davvero si materializzasse un altro -30%, significherebbe veder eroso quasi il 40% del proprio capitale investito. Una prospettiva insostenibile per molti.
Eppure, è proprio in momenti come questo che serve lucidità. I mercati finanziari sono, per definizione, meccanismi che prezzano il futuro. E oggi, questo futuro è pieno di incognite. I prossimi mesi saranno cruciali: il mercato dovrà prendere una decisione netta. Crescita o recessione? Boom o contrazione? L’andamento dell’S&P 500 dipenderà quasi interamente da come si formeranno, e si consolideranno, le aspettative macroeconomiche.
Il vero nodo: ci sarà recessione?
Tutto ruota attorno a questa domanda. Non è più una questione di politica monetaria, la Fed ha già dato segnali di una possibile inversione del ciclo di rialzi, ma piuttosto di dinamica del PIL reale.
Se l’economia statunitense riuscirà a evitare la recessione, il mercato azionario potrà continuare a reggere, se non addirittura riprendere la corsa. Ma se al contrario si concretizzerà una contrazione economica, allora lo scenario peggiore potrebbe materializzarsi.
FactSet ha ipotizzato che, nel caso in cui gli Stati Uniti entrassero in una recessione shock, potremmo assistere a un crollo dell’S&P 500 compreso tra il -15% e il -30% dai livelli attuali. Questa proiezione nasce dall’analisi storica delle principali fasi recessive recenti: la crisi dot-com del 2000-2002, la grande crisi finanziaria del 2008 ed il crollo da COVID nel 2020.
Il problema, tuttavia, è che la recessione potrebbe non arrivare sola.
Scenario stagflattivo: il peggiore dei mondi possibili
Uno degli spettri peggiori per l’economia, e per i mercati, è quello della stagflazione: un mix tossico tra inflazione in crescita e recessione.
Secondo FactSet, anche questo scenario potrebbe causare un calo dell’S&P 500 compreso tra il -15% e il -30%.
Per capirne l’impatto, immaginiamo una dinamica inflazionistica che riparte verso l’alto, ad esempio con un incremento dell’1.5% rispetto ai livelli attuali, accompagnata da una contrazione economica. È uno scenario in cui, le aziende vedono calare i ricavi, i costi aumentano per l’inflazione e la Fed è impotente perché non può stimolare troppo per non alimentare i prezzi.
In passato, situazioni del genere hanno sempre messo sotto pressione le valutazioni azionarie, perché si tratta di contesti in cui i margini aziendali vengono compressi e la crescita futura viene messa in discussione.
E se invece ci fosse un’espansione?
Questo è lo scenario che oggi pochi considerano, ma che paradossalmente potrebbe essere il più probabile. In un contesto di incertezza e paura, gli analisti e i media tendono a concentrarsi sul rischio. Eppure, guardando ai forecast ufficiali, la recessione non è data per scontata.
Il GDPNow della Fed di Atlanta è l’unico modello che oggi evidenzia un rischio concreto e attuale di recessione.
Il Summary of Economic Projections della Federal Reserve, invece, mostra una prospettiva di rallentamento, ma non di contrazione. La crescita attesa è scesa sotto il 2%, ma resta comunque positiva.
Inoltre, anche se l’inflazione dovesse mantenersi sopra i target per un po’, lo scenario sarebbe ancora compatibile con un mercato in espansione. Soprattutto se il rallentamento sarà graduale e non traumatico. In fondo, meglio discutere dell’entità dell’espansione che di quella della recessione. Il tono del dibattito economico fa tutta la differenza.
Cosa fare allora?
La verità è che lo scenario di un -30% ulteriore per l’S&P 500 è possibile, ma non probabile. Serve una recessione grave per arrivare a tanto. E al momento, gli indicatori economici USA non mostrano segnali così evidenti.
Tuttavia, la possibilità esiste. Ed è proprio questa la chiave: prepararsi agli scenari estremi, senza vivere in funzione del peggiore. Perché i mercati hanno una memoria corta, ma chi investe con metodo e visione di lungo periodo, ha dalla sua parte il tempo.
In fondo, come diceva Benjamin Graham:
«Il vero investitore è colui che vende alle bolle e compra nei crolli.»
Quindi, la vera sfida per gli investitori è prepararsi a scenari multipli. Nessuno può prevedere con certezza se ci sarà una recessione o meno. Ma si può analizzare la probabilità e costruire portafogli che resistano alla volatilità.
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