Il mercato dell’energia non è più lo stesso. Nemmeno per la Russia

Violetta Silvestri

30/01/2023

La Russia ha perso il dominio nel mercato energetico con la guerra? Il settore energia è nel vivo di una rivoluzione, che coinvolge l’Europa in primis. Ma anche Mosca assiste a una svolta epocale.

Il mercato dell’energia non è più lo stesso. Nemmeno per la Russia

Se c’è un settore che la guerra in Ucraina ha sconvolto irrimediabilmente è quello dell’energia.

Non solo l’Europa ha dovuto ripensare - e lo sta facendo tuttora - la sua strategia di approvvigionamento di gas e petrolio per evitare gli acquisti a Mosca, ormai sanzionati. La rivoluzione energetica in corso sta sconvolgendo la stessa Russia.

Secondo alcuni esperti, nonostante i legami commerciali più forti tra Putin e le nazioni indiana e cinese, i due colossi asiatici non riusciranno a sostituire del tutto il mercato europeo che poteva vantare Mosca.

La Russia sarà in grado di dominare ancora il settore energetico? Un’analisi.

L’energia russa ha perso il mercato europeo: quanto valeva davvero?

Julian Lee su Bloomberg, in una approfondita analisi sul tema, non ha dubbi: “la Russia ha impiegato quasi 50 anni a costruire il proprio mercato energetico in Europa. Il presidente Vladimir Putin l’ha distrutta in meno di 50 settimane. Trovare un sostituto sarà quasi impossibile.”

Il ragionamento è chiaro. Mentre Mosca ha trovato mercati alternativi per il suo greggio, soprattutto in India, cambiare le vendite di prodotti raffinati e, forse ancora di più, di gas naturale richiederà anni e avrà un costo enorme. Senza contare che il mondo si allontana dai combustibili fossili.

Quando le truppe di Mosca hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio, i suoi clienti europei hanno iniziato a diminuire gli acquisti energetici. Un mercato che assorbiva quasi 2,5 milioni di barili al giorno di greggio, un altro milione di barili di prodotti raffinati e 155 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale è quasi scomparso.

Il 5 dicembre, quando è entrato in vigore un divieto dell’Unione europea sulle importazioni marittime di greggio russo, erano già ridotte a un rivolo, con la Bulgaria, che ha ottenuto un’esenzione temporanea, l’unico mercato rimasto. Il flusso di prodotti raffinati sta seguendo la stessa traiettoria in vista di sanzioni simili che entreranno in vigore il 5 febbraio.

Per quanto riguarda il gas naturale, un’enorme rete di giacimenti e gasdotti, sviluppata al costo di centinaia di miliardi di dollari da quando il primo gas ha attraversato il confine con l’Austria nel 1968, è è ora priva di valore.

Nel 2017 è stato stimato che fossero già stati investiti 100 miliardi di dollari nello sviluppo delle riserve di gas nella penisola russa di Yamal, la maggior parte delle quali erano collegate all’Europa tramite gasdotti, compresi quelli che corrono sotto il Mar Baltico e collegano la Russia alla Germania. Che ne sarà ora?

La Russia sembra destinata a perdere per sempre questo mercato. Secondo l’esperto, infatti, Governi e consumatori in Europa stanno ormai prendendo sul serio il contenimento della domanda e l’efficienza energetica, mentre i prezzi record pagati per gas ed elettricità hanno stimolato gli investimenti nelle rinnovabili.

India e Cina non sostituiranno l’Europa: Russia nei guai

L’analisi si sofferma anche sul ruolo crescente che stanno avendo India e Cina nel commercio energetico con la Russia. Spesso ne abbiamo parlato, mettendo in evidenza che le relazioni si sono rafforzate.

Ma questo basterà a salvare le casse di Mosca e a mantenere l’energia come motore economico? I dubbi aumentano al riguardo. Per penetrare nel mercato indiano, per esempio, il greggio russo è stato venduto con grandi sconti, che sembrano essere stati fino a 35 dollari al barile, equivalenti a una riduzione del prezzo del 40%.

Alla fine dello scorso anno, i barili russi rappresentavano circa un quarto delle importazioni di greggio dall’India, sostituendo i carichi provenienti dai tradizionali fornitori mediorientali del subcontinente: Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Kuwait.

Deviare i flussi di greggio verso un mercato assetato, quello indiano, con un settore di raffinazione in grado di lavorare il greggio esportato dalla Russia con un contenuto relativamente alto di zolfo è una cosa; deviare prodotti raffinati in quel mercato è però tutt’altra secondo Lee.

Il capitolo gas è ancora più ostico. Per la maggior parte degli ultimi 55 anni, la Russia ha cercato a Ovest i suoi acquirenti di gas. Enormi gasdotti, lunghi migliaia di chilometri, collegavano i giacimenti di gas, prima in Siberia e più recentemente nella penisola di Yamal, agli acquirenti in Europa.

Nell’ultimo decennio, Mosca ha iniziato a guardare a Est alla ricerca di nuovi mercati e il gasdotto Power of Siberia trasporta ora il carburante in Cina. Tuttavia, il gigante statale russo Gazprom ha stimato a 55 miliardi di dollari il costo ufficiale di Power of Siberia e dei relativi giacimenti di gas. Una valutazione indipendente ha fornito una cifra quasi doppia: un investimento, sostiene, che non produrrà mai un ritorno.

La Cina, nota Lee, non pare inoltre disposta a dipendere in modo così forte dalla Russia. Convogliare il gas naturale in India sarà ancora più difficile che portarlo nel dragone. Il percorso dovrebbe attraversare alcune delle montagne più alte del mondo o l’Afghanistan e il Pakistan. Entrambe le rotte passerebbero in molti altri paesi, rendendo la costruzione e il funzionamento più costosi rispetto a un collegamento tra due nazioni con confini condivisi.

Quale conclusione? Di certo il mercato energetico in costante cambiamento nell’ultimo anno difficilmente tornerà ai vecchi equilibri che vedono la Russia protagonista. Mosca forse sta perdendo il suo dominio, ma la rivoluzione in corso avrà impatto su tutto il mondo. Italia compresa (basta analizzare i continui viaggi nel Nord Africa dei nostri Governi).

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