L’immunità di gregge non è ancora stata raggiunta e, al momento, sembra ancora lontana (almeno quella permanente): Aureliano Stingi, collaboratore Oms contro le fake news sul Covid, spiega perché.
L’immunità di gregge non è ancora stata raggiunta, nonostante l’aumento dei contagi con la variante Omicron e l’alto numero di vaccinazioni in Italia. E non è detto, inoltre, che l’immunità sia realmente raggiungibile, almeno a livello permanente.
A spiegare perché ancora l’immunità di gregge non sia stata raggiunta è Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology e collaboratore della task force dell’Oms contro le fake news sul Covid. Intervistato da Money.it, Stingi precisa che ha senso parlare di questo concetto ma bisogna anche rendersi conto che più il Covid circola, più è complicato raggiungere l’obiettivo.
Forse, prosegue l’esperto, “non ha senso promettere l’immunità di gregge senza avere in mente un piano preciso”. A giudizio di Stingi è stato un errore fissare degli obiettivi (per esempio quello dell’80% dei vaccinati) per raggiungere l’immunità di gregge, ma sarebbe meglio “spiegare perché in questo momento non riusciamo a raggiungerla e come fare” a tagliare il traguardo.
Cos’è l’immunità di gregge
Partiamo dalla definizione di immunità di gregge: un concetto con il quale si intende una “situazione in cui c’è un alto numero di persone vaccinate, guarite o immuni da un patogeno, e grazie a questo il patogeno non riesce più a circolare perché non trova più soggetti suscettibili da infettare”.
È importante sottolineare che il concetto di immunità di gregge riguarda solamente l’infezione, non la presenza di sintomi o la gravità della malattia. Quindi quando parliamo di questa immunità facciamo riferimento solamente alla capacità di un virus di infettare una persona, senza considerare altri effetti.
Perché non è stata raggiunta l’immunità di gregge
Stingi spiega che l’immunità di gregge, nonostante l’alto numero di vaccinati e di guariti, non è stata raggiunta per due motivi: “Da un lato le varianti che mutano e mutando riescono a evadere la risposta immunitaria, dall’altra il fatto che i nostri anticorpi non durano abbastanza a lungo o non sono specifici abbastanza per impedire l’infezione”.
Quindi gli anticorpi che produciamo ci aiutano a evitare la malattia grave ma non impediscono l’infezione. Quel che servirebbe - prosegue - è invece una barriera verso l’esterno, per esempio nel naso o nella bocca, che impedisca al virus di infettarci.
Parlare di una soglia da raggiungere per ottenere l’immunità di gregge - come fatto in passato - adesso sembra molto difficile. Ciò che invece si potrebbe iniziare a monitorare, nel momento in cui avremo vaccini diversi in grado di indurre l’immunità delle mucose, sarà “andare a vedere nella popolazione la presenza delle IgA”.
Immunità di gregge, la raggiungeremo mai?
Parlare di immunità di gregge, quindi, è tutt’altro che semplice e forse bisognerebbe valutare l’ipotesi di ragionare su un’immunità temporale e non permanente. Per esempio adesso, dopo l’ondata di Omicron, “tantissime persone sono guarite o vaccinate ed è probabile che per un po’ ci sia una sorta di immunità di gregge in Italia, con molti meno contagi perché il virus non sa più chi contagiare”.
Se dovesse circolare una nuova variante, però, saremmo di nuovo al punto di partenza. Di fatto ci sono dei momenti di equilibrio con un’immunità di gregge temporanea, ma non permanente. Ed è difficile dire se raggiungeremo mai l’immunità permanente: “Sono convinto che a forza di vaccinare e di persone guarite, la popolazione aumenterà la sua memoria immunitaria”, prosegue Stingi.
“Arriveremo - continua nel suo ragionamento l’esperto - a un punto per cui sulla terra tutti avranno avuto un contatto con il virus per il vaccino o l’infezione. Quindi sicuramente stiamo costruendo una memoria immunitaria globale”.
Difficile, quindi, dire che in primavera potremo raggiungere l’immunità di gregge, come detto più volte da alcuni esperti. Questo potrebbe avvenire, forse, solamente se a circolare ci fosse esclusivamente la variante Omicron, spiega ancora Stingi. Ma non è così scontato. E poi bisogna anche valutare la differente presenza degli anticorpi nella popolazione: “Un conto sono i giovani che con tre dosi di vaccino hanno una protezione ottima, ma una persona di 75 anni ha un sistema più debole e anche se vaccinato o guarito non è escluso che possa riprenderselo”.
Come si può raggiungere l’immunità di gregge
Di certo raggiungere l’immunità di gregge globale e permanente sembra molto difficile. Per riuscirci potrebbe essere necessario un nuovo vaccino. Per esempio uno che abbia una “capacità di protezione contro tutte le varianti, anche quelle del futuro, e si sta già lavorando a un vaccino pan-coronavirus”.
L’altra caratteristica che potrebbe avere un vaccino è quella di offrire protezione alle vie aeree superiori: “Quando avremo questo vaccino allora saremo un passo più vicini all’immunità di gregge, ma alle condizioni attuali è difficile”, precisa Stingi.
A oggi però è difficile sapere quando potrebbero arrivare questi vaccini: “I trial sono in corso, la ricerca si sta svolgendo, però il problema è che storicamente non è facile che si abbia un vaccino che dà immunità sterilizzante se non con un vaccino a virus attenuato, non utilizzato con il Sars-CoV-2”. Per i vaccini a mRna gli studi sembrano più lunghi e complessi, quindi. E i tempi per l’immunità di gregge forse più dilatati.
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