Imponibile previdenziale, cos’è, a cosa serve e come si calcola

Patrizia Del Pidio

2 Ottobre 2024 - 16:15

Quando si parla di imponibile previdenziale cosa si intende? A cosa serve e come si calcola? Nella guida che proponiamo sono presenti tutte le informazioni necessarie.

Imponibile previdenziale, cos’è, a cosa serve e come si calcola

Il concetto di imponibile previdenziale lo si trova quando si consulta la busta paga, ma a cosa serve e come si calcola? Quando si vuole leggere con cognizione di causa la busta paga è necessario saper distinguere ogni elemento che la compone per capire come incide nella determinazione dello stipendio netto. Proprio per questo comprendere che cos’è l’imponibile previdenziale e perché è diverso dall’imponibile fiscale diventa importante per capire in che modo si calcolano i contributi da versare.

I redditi percepiti, infatti, sono soggetti a contribuzione previdenziale e, in particolare, sono sottoposti a tale contribuzione le somme dirette a compensare la prestazione lavorativa, ordinaria e straordinaria. Sarà importante quindi capire nello specifico quali sono queste somme, per calcolare al meglio l’imponibile previdenziale. In questo articolo andremo a spiegare come si calcola l’imponibile e perché è così importante.

Cos’è l’imponibile previdenziale?

A cosa serve l’imponibile previdenziale. Si tratta della parte della retribuzione lorda sulla quale si calcolano i contributi previdenziali e assistenziali che si devono versare, in parte dovuti dal datore di lavoro e in parte in carico al lavoratore dipendente.

L’imponibile previdenziale, quindi, costituisce la base di calcolo per determinare quanti contributi vanno versati sulla singola busta paga.

L’imponibile è un elemento essenziale da comprendere anche per il lavoratore e non solo per comprendere i contributi da versare. Si tratta, infatti, di una voce che permette di capire quanti soldi si hanno a disposizione rispetto allo stipendio lordo.

Di “imponibile” nella busta paga, sono presenti due voci:

  • imponibile previdenziale;
  • imponibile fiscale.

Mentre l’imponibile previdenziale, come abbiamo detto, è l’importo sul quale si calcolano i contributi da versare per quella singola retribuzione, l’imponibile fiscale (che è uguale a quello previdenziale a cui sono sottratti i contributi) è quello su cui si calcola l’imposta da versare e che sommato per tutte le buste paga determina il reddito imponibile sul quale calcolare l’Irpef.

Fatta eccezione per pochi tipi di contratto lavorativo, quasi tutti gli altri prevedono il versamento di contributi; per questo è importante saper calcolare l’imponibile previdenziale altrimenti si rischia di non comprendere gli importi indicati nella busta paga.

Come si calcola l’imponibile previdenziale

Per comprendere come si calcola l’imponibile previdenziale è necessario capire quali sono le voci che lo compongono. Si tratta della somma delle retribuzioni che il lavoratore dipendente ha ottenuto in quella busta paga e il calcolo comprede qualsiasi somma percepita relativamente al rapporto di lavoro. Quindi nel dettaglio:

  • la paga base;
  • l’indennità di contingenza e l’Elemento distinto della retribuzione (EDR);
  • gli scatti di anzianità e tutti gli elementi indicati nella parte alta della busta paga;
  • i compensi ricevuti a titolo di lavoro supplementare, straordinario o festivo;
  • il superminimo, anche assorbibile;
  • le somme corrisposte dal datore di lavoro durante il periodo di assenza da lavoro tutelato dalla legge, ma che sono a carico del datore di lavoro;
  • i compensi percepiti a titolo di provvigione;
  • le partecipazioni agli utili;
  • le somme percepite a titolo di patto di non concorrenza;
  • i compensi in natura con valore determinato in base dal TUIR.

Cosa è escluso dall’imponibile previdenziale

Vi sono poi degli elementi retributivi esclusi dalla base imponibile previdenziale e, quindi, non assoggettati a contribuzione; questi sono elencati tassativamente per legge:

  • somme corrisposte a titolo di trattamento di fine rapporto (TFR);
  • altre somme corrisposte in occasione della cessazione del rapporto di lavoro al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori;
  • i proventi e le indennità ottenute a titolo di risarcimento danni;
  • le somme poste a carico di gestioni assistenziali e previdenziali obbligatorie per legge;
  • i contributi e le somme erogate alle forme di previdenza complementare.

Gli elementi che abbiamo riportato qui sopra non vanno considerati nel computo dell’imponibile su cui si calcoleranno, a loro volta, i contributi previdenziali.

Minimale e massimale: che vuol dire?

Andrà comunque considerato, in rapporto all’imponibile dovuto all’INPS, che si è soggetti all’adeguamento a un minimale, cioè un imponibile minimo su cui verrà applicata la percentuale di contribuzione e a un massimale, superato il quale non vengono richiesti dall’INPS contributi. I valori minimi e massimi cambiano di anno in anno in base a rivalutazione.

Esistono però due condizioni che influenzano il calcolo:

  • se la retribuzione effettiva risulta inferiore al minimale o a quella contrattuale, dovrà essere adeguata all’importo più elevato tra i due;
  • se la retribuzione effettiva risulta superiore al minimale o a quella contrattuale, la contribuzione si calcolerà sulla retribuzione effettiva.

Importante sottolineare che non si è tenuti al rispetto del minimale in caso di erogazione di prestazioni per cassa integrazione, malattia, maternità e infortunio.

Imponibile previdenziale per lavoro part-time e redditi esclusi

Ma come si calcola l’imponibile previdenziale per i lavoratori che hanno stipulato un contratto part-time? In questo caso, il minimale da applicare è quello orario che si ottiene dal rapporto tra il minimale giornaliero e l’importo ottenuto dal numero di ore settimanali previste dal contratto a tempo pieno.

Per il dipendente retribuito con una misura mensile fissa che lavora in regime di settimana corta, andranno considerate sempre 6 giornate di lavoro, mentre per il lavoratore retribuito ad ore, il sabato non lavorativo non andrà calcolato.

Imponibile previdenziale per le partite Iva

Quanto detto fino a ora riguarda la busta paga dei lavoratori dipendenti, ma anche quelli autonomi devono versare i contributi e anche per loro è necessario determinare l’imponibile previdenziale sul quale effettuare il calcolo.

Per determinare i contributi da versare la prima cosa da fare è prendere in considerazione la propria cassa previdenziale (se il professionista è senza albo allora la cassa previdenziale è la Gestione Separata).

Per alcune casse previdenziali è dovuto il pagamento di contributi fissi annuali (il versamento, quindi, non dipende dai guadagni e in questo caso determinare l’imponibile previdenziale potrebbe avere poco senso). Altre casse previdenziali, invece, determinano il versamento dei contributi sui guadagni e, in questo caso, l’imponibile previdenziale è necessario.

In questo caso, però, è necessario distinguere tra partita Iva in regime ordinario e in regime forfettario.

Imponibile previdenziale nel regime ordinario

Nel regime ordinario l’imponibile previdenziale si ottiene sottraendo dalle entrate le spese annuali sostenute per l’attività, il risultato è l’imponibile previdenziale,
Facciamo l’esempio di un professionista che ha incassato 55.000 euro ma ha speso per la sua attività 23.000 euro. L’imponibile previdenziale su cui calcolare i contributi da versare è dato dalla sottrazione 55.000 – 23.000 = 32.000 euro.

Imponibile previdenziale nel regime forfettario

Il regime forfettario non permette di sottrarre al reddito le spese sostenute, ma i costi sono calcolati in modo forfettario in base al codice di redditività.

Prendiamo l’esempio di un commerciante, il cui coefficiente di redditività è al 78%. Se ha incassato 55.000 euro, indipendentemente da quanto ha speso, l’imponibile previdenziale sarà data dal 78% di 55.000 euro: 42.900 euro. Su questa somma si calcoleranno i contributi da versare.

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