I mercati aspettano i verbali della Federal Reserve, per capire fin dove arriverà la strategia dei rialzi dei tassi. E, soprattutto, se una recessione sarà evitata. Intanto, i mercati oscillano.
I mercati lanciano segnali contrastanti, oscillando tra ottimismo e maggiore cautela: in attesa dei verbali della Federal Reserve, in Asia c’è il balzo di Hong Kong, vero motore degli scambi della regione.
L’indice Hang Seng sta guadagnando con un salto ben oltre il 2%, per toccare livelli che non si vedevano da luglio. I media statali in Cina hanno promesso una “vittoria finale” sull’epidemia, aumentando le scommesse del mercato sul fatto che l’allentamento delle regole e la riapertura fossero ormai irreversibili. Anche i discorsi sul sostegno al settore immobiliare hanno favorito il clima degli asset di rischio.
La prudenza, però, resta la vera protagonista e infatti sul finire della sessione asiatica, la Cina oscilla tra perdite e guadagni e il Nikkei ha chiuso in rosso.
L’interesse degli investitori è tutto per i verbali dell’ultimo incontro della Fed: ci saranno segnali chiari sulla strada dei rialzi tassi per il 2023? Le analisi di questi giorni non escludono la recessione nella potenza americana, il che sarebbe un ulteriore colpo alla già precaria situazione dell’economia globale.
Intanto, il petrolio è fiacco, segno evidente di una crisi alle porte.
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La sessione asiatica si sta chiudendo in modo misto: l’Hang Seng di Hongk Kong vola con un +2,87%, mentre in Cina Shenzhen ha archiviato con un -0,21% e Shanghai con un +0,22%.
Il rally del benchmark di Hong Kong è accelerato dalla notizia che la Cina sta valutando un ulteriore supporto per i promotori immobiliari, mentre le azioni di Alibaba Group, quotata a Hong Kong, sono balzate dopo le notizie secondo cui Ant Group, in cui il gigante dell’e-commerce detiene una partecipazione, ha ottenuto l’approvazione per un piano di raccolta di capitale da 1,5 miliardi di dollari per la sua unità consumer.
Rapporti separati secondo cui la Cina sta meditando di porre fine al divieto del carbone australiano hanno fatto impennare il dollaro australiano.
Mentre il dragone rimane osservato speciale tra mosse di sostegno all’economia interna e gestione dell’ondata Covid, oggi gli investitori aspettano i verbali della Federal Reserve. Capire come proseguirà la strategia degli aumenti dei tassi è cruciale.
I timori di recessione sono intatti, con l’ex presidente della Federal Reserve di New York William Dudley che ha affermato che un imminente rallentamento non sarà grave, mentre gli investitori continuano a riflettere sull’impatto che la stretta della banca centrale avrà sull’economia.
Presteranno attenzione al rapporto sull’occupazione questa settimana, poiché l’indebolimento del mercato del lavoro rimane l’obiettivo della Fed.
“Se non vedi una recessione profonda, vedi una recessione superficiale, tutto ciò sarebbe la ricetta per i mercati per vedere un bel rally a partire forse nella seconda metà”, ha affermato Vasu Menon, direttore esecutivo, strategia di investimento per OCBC Bank Wealth Management, in un’intervista a Bloomberg Television. “C’è molta liquidità in disparte in attesa di tornare in gioco, in attesa di quei segnali macro.”
Intanto, il petrolio resta fiacco, dopo essere sceso del 4,1% martedì, il più grande calo giornaliero in più di tre mesi, trainato al ribasso dai deboli dati sulla domanda dalla Cina, da una prospettiva economica cupa e da un dollaro Usa più forte. Sono questi i segnali della crisi ormai vicina?
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