La crisi economica della Germania ha soprattutto il volto dell’industria in crisi: cosa raccontano gli ultimi dati e perché cresce lo scetticismo delle aziende tedesche.
La Germania continua a mostrare segni di debolezza economica, in un clima che si fa più cupo e pessimista tra le aziende.
La produzione industriale della potenza europea è scesa più del previsto a settembre, come mostrano i dati aggiornati il 7 novembre, con il recente crollo degli ordini in entrata che ha avuto ripercussioni sulla produzione.
Inoltre, un sondaggio della Camera dell’industria e del commercio tedesca (DIHK) e delle Camere di commercio tedesche all’estero (AHK) ha evidenziato il sentiment di sfiducia verso la ripresa del motore economico dell’Ue. Si avverte un clima avverso e ricco di sfide insidiose e per questo la visione sul futuro è più pessimista e gli investimenti in patria non sono tra i preferiti.
Il declino della Germania sembra quindi continuare, con l’industria e l’ottimismo in forte crisi.
In Germania pesano crisi industriale e sfiducia
Nel mese di settembre la produzione industriale tedesca è diminuita dell’1,4% rispetto al mese precedente, ha riferito l’Ufficio federale di statistica. Gli analisti intervistati da Reuters avevano previsto un calo dello 0,1%.
Inoltre, da ricordare, l’economia tedesca si è contratta dello 0,1% nel terzo trimestre poiché le famiglie hanno ridotto la spesa. Gli analisti prevedono un calo della stessa entità nell’ultimo trimestre dell’anno, producendo una lieve recessione, anche se la crescita potrebbe ritornare l’anno prossimo con il calo dell’inflazione.
I produttori – su cui la Germania fa affidamento più di molti altri concorrenti per la crescita – si stanno riprendendo dal costo dell’energia, dall’aumento dei tassi di interesse globali e dal rallentamento della Cina. Lunedì l’azienda chimica Lanxess AG ha però proposto di tagliare il dividendo, avvertendo di utili inferiori alle attese.
Gli ordini alle fabbriche sono aumentati dello 0,2% a settembre, ha detto lunedì l’ufficio statistico, anche se i numeri sono arrivati con una revisione al ribasso per il mese precedente e hanno comunque lasciato la cifra per il terzo trimestre nel suo complesso inferiore rispetto al periodo precedente.
Thomas Gitzel, capo economista della VP Bank, ha commentato: “L’economia tedesca, fortemente industriale, dipende dalla produzione per raggiungere tassi di crescita economica ragionevoli”.
La pubblicazione di dati deludenti sulla produzione industriale suggerisce non solo che la crescita del Pil del terzo trimestre potrebbe essere rivista al ribasso, ma anche che il Paese probabilmente finirà l’anno in una recessione tecnica, secondo Carsten Brzeski, responsabile globale della macroeconomia presso ING.
Non ci sono notizie rincuoranti nemmeno se si guarda al futuro aziendale. Secondo il sondaggi delle Camere di Commercio, un terzo delle 3.600 aziende intervistate prevede di investire di più nelle proprie sedi internazionali nei prossimi 12 mesi, mentre un quinto intende investire di meno.
Tuttavia, secondo un altro studio recentemente pubblicato dal DIHK, le aziende tedesche hanno maggiori probabilità di ridurre i propri investimenti nel Paese (36%) che di aumentarli (24%).
Il 22% delle aziende prevede attualmente un miglioramento dello sviluppo economico nelle rispettive sedi, mentre il 28% stima un rallentamento.
“Anche le aziende di altre località sono alle prese con una situazione economica difficile, ma con meno sfide strutturali rispetto alla Germania”, ha detto Volker Treier, responsabile del commercio estero del DIHK, alla presentazione del sondaggio. Inoltre, tassi d’interesse più alti, domanda debole in Cina e rischi geopolitici incidono negativamente sugli affari delle aziende tedesche attive a livello globale.
Le imprese della Germania stanno quindi pianificando maggiori investimenti soprattutto in Nord America, Nord Africa, Medio Oriente e nella regione dell’Asia-Pacifico, escluse Cina e Taiwan.
L’indagine mostra un particolare interesse per l’India, poiché il Paese sta beneficiando della maggiore propensione delle aziende alla diversificazione.
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