Incapacità di intendere e volere: cos’è e come dimostrarla

Caterina Gastaldi

21 Novembre 2022 - 11:38

L’incapacità di intendere e di volere può venire richiesta per persone che non hanno l’abilità di capire le conseguenze delle proprie azioni.

Incapacità di intendere e volere: cos’è e come dimostrarla

Quando una persona non è in grado di comprendere il significato delle proprie azioni e delle conseguenze su di sé e sull’ambiente circostante, si verifica una situazione di incapacità di intendere e di volere. Per la legge italiana, infatti, un individuo maggiorenne è in possesso di tutte le facoltà necessarie per capire il significato di ciò che fa, e quindi delle possibili conseguenze. Si dice, quindi, che è in grado di autodeterminarsi.

Ci sono però situazioni in cui questo non è possibile, sia in modo permanente, in caso di infermità mentale, sia temporaneo, per esempio nel caso in cui qualcuno, dopo aver bevuto troppo, acquisti un oggetto. La capacità di compiere l’azione, infatti, non significa che si sia consapevoli di ciò che sta accadendo.

Quindi, quando si parla di incapacità, o capacità, di intendere e di volere, a cosa ci si riferisce? Quali sono le conseguenze e come si fa a dimostrarla? Vediamo di seguito in quali eventualità si può utilizzare questo termine, e con che conseguenze.

Cos’è l’incapacità di intendere e di volere

Per comprendere cos’è l’incapacità di intendere e di volere, bisogna analizzarne le due componenti:

  • l’“incapacità di intendere” è l’impossibilità di una persona di comprendere il significato delle proprie azioni, e quindi anche delle relative conseguenze;
  • l’“incapacità di volere” si riferisce all’impossibilità di controllare i propri desideri e impulsi, non avendo quindi la capacità di scegliere se agire o meno.

Si può trattare di una situazione temporanea, oppure permanente, in cui la persona in questione si trova ad avere capacità psichiche ridotte. Per legge, è previsto che queste due abilità possano anche essere intaccate in maniera disgiunta.

Le eventualità che un individuo sia incapace di intendere e di volere sono molte, come malattie gravi o l’età, o uno stato di intossicazione o un trauma.

Provare l’incapacità di intendere e di volere

Una serie di atti, quando compiuti da un individuo incapace di intendere e di volere, sono da considerarsi nulli. Questo, indipendentemente dal fatto che l’incapacità sia temporanea oppure permanente. Nel primo caso, però, sarà necessario provare che l’incapacità e l’atto per cui si richiede l’annullamento sono avvenuti nello stesso momento.

Quando viene chiesta l’incapacità di intendere e di volere, l’onere della prova ricade sul richiedente.

Le modalità in cui viene provata sono diverse. In caso di incapacità naturale, permanente, ed eclatante, può bastare la testimonianza del soggetto. Tuttavia spesso la prova avviene attraverso una serie di congetture, indizi, e presunzioni. Il giudice poi valuterà ogni prova a sua disposizione.

È importante notare che le prove non devono per forza dimostrare la presenza di una malattia. Possono anche essere riferite a un fatto traumatico, come un lutto, che può aver annullato la capacità di intendere e di volere nella situazione presa in esame.

Una volta provata si possono annullare gli atti avvenuti nel periodo di tempo preso in esame. Questo, a patto che si dimostri anche la contemporaneità.

Chi può richiederla

A poter chiedere l’annullamento degli atti per incapacità di intendere e di volere possono essere:

  • l’individuo stesso;
  • i suoi eredi;
  • i suoi aventi causa, esclusi creditori.

Aventi in causa ed eredi, inoltre, possono chiedere l’annullamento degli atti solo quando questi hanno un contenuto patrimoniale di loro interesse, per esempio nel caso sia necessario impugnare il testamento.

Il termine di prescrizione entro cui si può richiedere l’annullamento di un’azione per incapacità di intendere e di volere è di cinque anni, dal giorno in cui l’azione è stata compiuta.

Cosa comporta l’incapacità di intendere e di volere

Un atto compiuto da una persona incapace di intendere e di volere, quando questa situazione viene provata, può essere annullato. Questo affinché non sia possibile approfittare di persone non in possesso delle proprie facoltà mentali, sia pure temporaneamente.

Fino a quando non si verifica l’annullamento, però, gli atti rimangono validi.

A seconda della situazione e delle modalità in cui è stato stipulato l’atto, possono verificarsi due situazioni:

  • lo stato di incapacità della persona non era evidente, e l’atto è stato stipulato in buona fede ed è collegato a interessi meritevoli di tutela. In questa situazione può non essere annullato;
  • la manifestazione di volontà è assente, quindi l’atto è nullo.

Gli atti che possono venire annullati sono di tre tipi:

  1. atti unilaterali: è necessario provare che l’atto deriva da grave pregiudizio e possono venire annullati su richiesta dell’incapace o degli eredi.
  2. atti personali, come la donazione: sono sempre annullabili quando viene provata l’incapacità del soggetto;
  3. contratti: possono venire annullati su richiesta del soggetto interessato, degli eredi, o degli aventi causa, a patto che si provi la mala fede oltre al pregiudizio.

Gli atti che non arrecano danno al soggetto interessato, o che possono portargli vantaggi, rimangono invece sempre validi.

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