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Inflazione e decisioni della Fed, cosa aspettarsi nel 2023?

Redazione

17/01/2023

Il 2022 è stato un anno piuttosto turbolento per i mercati: i timori per l’inflazione hanno spinto al ribasso i prezzi delle azioni. Come si evolverà la situazione?

Inflazione e decisioni della Fed, cosa aspettarsi nel 2023?

L’inflazione è stata a lungo il tema principale del mercato e la ragione primaria delle difficoltà della maggior parte delle asset class nel 2022. Il grande interrogativo che gli investitori si pongono è quindi: scenderà? La domanda ancora più importante è: quanto velocemente e a quali livelli? Assisteremo a un vero e proprio cambio di rotta della Fed?

Dati sull’inflazione negli Stati Uniti

Nel 2022, il prezzo della benzina, delle auto usate e delle case negli Stati Uniti è sceso. La benzina è passata dai 5 dollari di giugno ai 3,6 dollari di novembre, il prezzo delle auto di seconda mano è calato del 15% rispetto al picco d’inizio 2022 e l’indice Case Shiller, ha iniziato a scendere dal picco del 22 giugno, significando un calo nei prezzi del mercato immobiliare.
Anche gli indici più importanti sono calati: l’indice ISM manifatturiero ha registrato una media di 83 punti alla fine di giugno, ma è sceso a 46,6 a fine anno (novembre 2022). L’indice globale del trasporto container è sceso da 11.000 dollari del 21 settembre a 3.000 dollari del 22 novembre.

L’inflazione scenderà? La domanda chiave del 2023

L’inflazione sta già scendendo negli Stati Uniti ed è probabile che questo processo continui. I prezzi delle materie prime hanno iniziato a diminuire rispetto ai livelli molto elevati dell’inizio del 2022. I vincoli della logistica globale sembrano attenuarsi grazie agli aggiustamenti effettuati dalle aziende.

Ciò è ben illustrato dal calo dei prezzi dei trasporti e dall’attenuazione della pressione sui prezzi nelle indagini congiunturali. Se non ci sarà un altro shock dell’offerta, l’inflazione si raffredderà nel 2023. Tuttavia, si arriverà veramente a un’inflazione del 2% alla fine dell’anno, come sperano gli investitori? Oppure la combinazione di una domanda dei consumatori ancora robusta, di un mercato del lavoro resistente e di un’inflazione degli immobili sensibile (dove i prezzi delle case hanno appena iniziato a scendere e l’inflazione degli affitti mostra un ritardo storico di almeno un anno) manterrà l’inflazione a livelli che non permetteranno alla Fed di dormire sonni tranquilli? Questa potrebbe essere la domanda chiave per il 2023, in quanto conduce a quella successiva: la banca centrale statunitense effettuerà un vero e proprio cambio di rotta nel 2023?

Cambio di rotta della Fed? Il possibile ciclo d’inasprimento dei tassi

Nonostante un 2022 difficile, gli ultimi 14 anni sui mercati azionari sono stati straordinari per gli investitori, soprattutto sui mercati statunitensi. Ciò è stato in parte dovuto al lungo ciclo di espansione tra il 2009 e il 2020, ma è stato anche notevolmente favorito da una svolta “dovish” nelle politiche delle banche centrali. Mai nella storia i tassi d’interesse sono stati così bassi, di fatto allo 0% negli Stati Uniti e addirittura negativi in Europa e Giappone. Non solo, le banche centrali hanno anche sostenuto i mercati con acquisti di asset (il cosiddetto QE). Di conseguenza, gli indici azionari hanno guadagnato più di quanto suggerito dalle sole variazioni degli utili o del PIL, con conseguente innalzamento delle metriche di valutazione come il rapporto prezzo/utili o prezzo/vendite. Gli investitori sperano che una prospettiva d’inflazione più favorevole possa convincere le banche centrali a rivedere le loro recenti decisioni e a invertire la rotta della politica monetaria nel 2023. Nel 2019 la Fed ha tagliato i tassi di 75 punti base ed è passata dalla riduzione del bilancio all’espansione. Una ripetizione di tale mossa (o almeno una combinazione di taglio dei tassi e fine del QT - quantitative tightening) sarebbe molto apprezzata dagli asset di rischio come le azioni o le criptovalute e potrebbe essere molto negativa per il dollaro USA. Tuttavia, finora i rappresentanti delle banche centrali hanno segnalato di preferire il mantenimento di una politica restrittiva più a lungo per garantire l’eliminazione dell’inflazione.

Se la Fed aumenterà i tassi al 5%, si tratterà del ciclo d’inasprimento dei tassi più significativo dal 1981. Inoltre, gli analisti prevedono che la Fed metterà in atto il cosiddetto QT (quantitative tightening), riducendo drasticamente la liquidità nel mercato. La BCE ha alzato i tassi di deposito al di sopra del 3% solo due volte nella storia: nell’ottobre 2000 e nel luglio 2008, alla vigilia d’importanti bear market. Come si evolverà la situazione?

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