L’inflazione è arrivata al picco? Mentre si scorgono alcuni segnali di un rallentamento dei prezzi a livello globale, per l’Europa potrebbe essere tutta un’altra storia di prezzi ancora in crescita.
Si attende il picco dell’inflazione globale, che potrebbe significare l’inizio di un rallentamento dei prezzi record un po’ in tutto il mondo.
Alcuni indicatori chiave suggeriscono che nei prossimi mesi si potrebbe assistere a un calo del tasso inflazionistico generale. I prezzi di produzione, le tariffe di spedizione, i prezzi delle materie prime e le aspettative di inflazione hanno iniziato a diminuire rispetto ai recenti livelli record. Queste serie di dati sono ampiamente osservate da economisti e politici poiché forniscono un’indicazione delle tendenze che daranno poi forma al calcolo dell’inflazione complessiva.
C’è dunque ottimismo? La prudenza è d’obbligo. Osservando le stime e valutando attentamente i commenti di esperti e membri delle banche centrali, come Lagarde, non per tutti le previsioni sono buone. In Europa, per esempio, il picco dell’inflazione non si vede ancora. Fino a quando aumenteranno i prezzi?
Perché il picco inflazionistico potrebbe essere vicino, ma non in Eurozona.
Il picco inflazione è qui? I segnali
Secondo gli economisti, le cifre suggeriscono che le pressioni sui prezzi sulle catene di approvvigionamento globali si stanno allentando, rendendo probabile un allentamento dei prezzi globali prossimamente.
Questa sarebbe una buona notizia per le principali banche centrali del mondo, che hanno aumentato rapidamente i tassi di interesse in uno sforzo coordinato per domare l’inflazione, rischiando così di far precipitare le principali economie in recessione.
“L’inflazione è probabilmente al suo apice”, ha affermato Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics su FT. L’allentamento delle pressioni sui prezzi e sulle strozzature delle supply chains “prefigurano l’imminente moderazione dei prezzi al consumo”, ha aggiunto.
L’inflazione globale ha toccato il record del 12,1% in ottobre secondo le stime di Moody’s. Ora, ci sarebbero i segnali del calo.
Innanzitutto, i prezzi alla fabbrica, quelli di produzione, stanno evidenziando diminuzioni un po’ ovunque. Un grafico di Financial Times, sui dati Refinitiv, lo mette in chiaro:
Nello specifico, in Germania, i prezzi alla fabbrica sono scesi del 4,2% in ottobre rispetto al mese precedente, il più grande calo mensile dal 1948. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, l’inflazione annuale dei prezzi alla produzione è in rallentamento dall’estate.
Quasi tutti i principali Paesi del G20 che hanno pubblicato gli indici dei prezzi alla produzione di ottobre hanno registrato un ritmo di crescita annuale più lento rispetto al mese precedente, tra cui Spagna, Messico, Portogallo e Polonia. Anche in Italia c’è questa tendenza: l’Istat ha rivelato il 29 novembre un IPP mensile a -3,3% e uno annuale a + 28%, sul +41,7% di settembre.
Inoltre, l’inflazione ha già raggiunto il picco nei mercati emergenti, secondo Capital Economics, con i prezzi al consumo in calo in Brasile, Thailandia e Cile.
L’indice dei prezzi alimentari della FAO ha rallentato con un aumento annuo dell’1,9% in ottobre, molto inferiore rispetto al picco del 40% nel maggio 2021.
Le tariffe di spedizione globali sono tornate in gran parte ai livelli pre-pandemia dopo essere aumentate di oltre cinque volte durante i blocchi.
Negli Stati Uniti, i costi di produzione e servizi sono cresciuti al ritmo più lento da dicembre 2020 a novembre 2022, mentre l’incremento dei prezzi di vendita è calato al tasso più lento in oltre due anni, secondo il sondaggio mensile dei responsabili degli acquisti di S&P Global. Nella zona euro, l’inflazione nelle vendite di fabbrica ha raggiunto il minimo di 20 mesi.
Prezzi ancora elevati: i rischi
L’ottimismo sta tornando e il peggio è davvero passato? Attenzione: mentre è probabile che scenda dal suo picco, l’inflazione globale è destinata a rimanere al di sopra degli obiettivi delle banche centrali, hanno detto gli economisti.
L’inflazione di fondo, che esclude energia e cibo, dovrebbe raggiungere il livello più alto solo in seguito per molti Paesi, poiché l’impatto degli alti prezzi dell’energia sulla catena di approvvigionamento sarà prolungato, secondo alcuni analisti.
Altri economisti, inoltre, hanno avvertito che i continui costi energetici elevati potrebbero rallentare il declino dei prezzi. Susannah Streeter, analista senior di investimenti e mercati presso Hargreaves Lansdown, ha affermato “che il petrolio [è] destinato a rimanere altamente sensibile ai vincoli di offerta e l’incombente divieto dell’Ue sul greggio russo continuerà ad alimentare l’inflazione nel Regno Unito e nell’Eurozona.”
I prezzi dell’energia e di altre materie prime potrebbero aumentare di nuovo se l’economia cinese dovesse riprendersi in modo deciso e repentino dai blocchi Covid, o se la Russia facesse ulteriori tagli alle esportazioni come rappresaglia per i limiti di prezzo occidentali su petrolio e gas.
L’Europa e il picco inflazione che non c’è
Se si comincia a parlare, seppure con dei distinguo, di un picco dell’inflazione globale, in Europa si potrebbe assistere a un altro percorso dei prezzi.
Lo ha detto proprio Lagarde in un discorso il 28 novembre: “Vorrei che l’inflazione raggiungesse il picco in ottobre, ma temo che non sarà cosi...Penso che ci sia troppa incertezza – in particolare in una componente che è la trasmissione degli alti costi energetici all’ingrosso e al dettaglio – per presumere che l’inflazione abbia effettivamente raggiunto il suo picco. Mi sorprenderebbe il contrario.”
La strada europea verso prezzi più bassi è ancora lunga e che ci siano differenze con il resto del mondo lo testimonia questo grafico di confronto Ue-Usa:
I nodi sono il gas e tutto il comparto energetico per l’Europa. Il vecchio continente è troppo vincolato alla questione dell’energia e agli sviluppi della guerra. Basta ricordare che la minaccia di Gazprom di interrompere i flussi di gas russi attraverso l’Ucraina ha fatto rimbalzare la quotazione a oltre 130 euro per megawattora pochi giorni fa.
Non siamo più al livello record di agosto, quando il gas ha raggiunto i 300 euro per megawattora, ma le continue impennate non sono una buona notizia per l’Europa. E lasciano presagire che il picco massimo dell’inflazione non è stato toccato.
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