Il dato sull’inflazione misurata dal PCE core è appena arrivato. Cosa emerge dall’indice preferito dalla Fed.
Tutti sull’attenti: è appena arrivato il nuovo messaggio clou sull’inflazione USA tanto atteso dai mercati e dalla Fed di Jerome Powell.
È il PCE core, noto per essere l’indicatore preferito dalla banca centrale americana per fare il punto sul trend delle pressioni inflazionistiche degli Stati Uniti.
La trepidazione per la pubblicazione era alta, se si considera il terremoto che ha scosso Wall Street l’altro ieri, in occasione dell’ultimo Fed Day dell’anno.
Il trend del PCE core, dato preferito dalla Fed
Oggi si è appreso che, nel mese di novembre, il PCE core è salito su base annua del 2,8%, meno del +2,9% previsto dal consensus e allo stesso ritmo del mese di novembre.
Su base mensile, la performance è stata di un rialzo pari a +0,1%, ritmo inferiore rispetto al +0,2% atteso dagli economisti.
Il PCE headline, ovvero il PCE che include i prezzi dei beni alimentari e dei beni energetici, ha registrato un rialzo su base annua pari a +2,4%, rispetto al +2,5% stimato; la crescita è stata inferiore alle attese anche su base mensile, in quanto pari a +0,1%, contro il +0,2% previsto.
I numeri sull’inflazione sono emersi dal rapporto con cui è stato annunciato anche il trend delle spese per consumi e dei redditi personali di novembre.
Le spese per consumi sono salite dello 0,4%, meno del +0,5% atteso, accelerando tuttavia lievemente il passo rispetto al +0,3% di ottobre.
Anche su base reale le spese si sono rafforzate, avanzando dello 0,3%, rispetto al +0,1% precedente, a conferma della solidità dell’economia USA.
Si è invece indebolita la crescita dei redditi personali, passata dal +0,7% di ottobre al +0,3% di novembre, ritmo tra l’altro più debole rispetto al +0,4% previsto dal consensus.
Il tasso di risparmio è rimasto invariato al 4,4%.
Inflazione USA: indici PCE diffusi post trauma Fed-Day
Mercoledì scorso, nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi della Fed, il presidente della Banca centrale americana Jerome Powell aveva parlato della prospettiva di un tasso di inflazione degli States destinato a crescere a un ritmo più veloce rispetto alle attese, sconvolgendo Wall Street, già freddata dal dot plot dell’istituzione, da cui era emersa la previsione di un numero di tagli dei tassi, nel corso del 2025, praticamente dimezzato rispetto alle stime di settembre.
Powell aveva pronosticato un indice PCE core relativo al mese di novembre in rialzo del 2,8% su base annua e un aumento del PCE headline pari a +2,5%.
Se, per quanto riguarda il PCE core, la profezia di Powell si è avverata, va segnalato che, dai dati di oggi, sebbene in misura lievemente inferiore, la crescita del PCE headline è stata lievemente al di sotto di quanto previsto dal banchiere centrale (+2,4% VS il +2,5% messo in conto da Powell).
Il trend dell’inflazione degli Stati Uniti, in generale, rimane decisamente superiore al target del 2% su cui punta la Federal Reserve: detto questo, il fatto che gli indici PCE abbiano segnato un rialzo inferiore a quanto atteso dagli economisti, ha permesso ai futures sui principali indici azionari USA di limare almeno le perdite.
Dopo essere scivolati fino a -297 punti, i futures sul Dow Jones riducono i ribassi a -120 punti base, mentre i futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq Composite, capitolati rispettivamente fino a -1,1% e -1,7% prima della pubblicazione del market mover, cedono dopo la diffusione dei dati macro lo 0,60% circa e l’1%.
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