Nel 2024 il pil del Giappone è salito dello 0,1%. Lo yen debole e l’inflazione in aumento non aiutano. E intanto si moltiplicano i condomini lasciati senza manutenzione.
Il «decennio perduto» si è trasformato in ventennio e poi, evidentemente, in un trentennio. L’economia del Giappone continua ad essere impantanata nelle sabbie mobili, dando l’impressione di non riuscire a scrollarsi di dosso, in maniera definitiva, la grave crisi finanziaria che ha travolto l’intera Asia a cavallo degli anni ’90.
La cicatrice conseguente a quel periodo è sempre sul punto di riaprirsi, o comunque funge da pericoloso promemoria ai sogni di gloria di un Paese che, al netto di tutto, può comunque contare su un pil nominale di circa 4,9 trilioni di dollari e della palma di quarta economia mondiale. È il paradosso del Giappone che non sa più crescere.
Nel 2024 il pil nipponico è salito, sì, ma dello 0,1% rispetto all’1,5% del 2023, mentre i dati relativi al periodo ottobre-dicembre hanno fatto registrare un +0,7%, poco meglio del +0,4% rilevato nel trimestre luglio-settembre. Biriciole o quasi. Il Daiwa Institute of Research ha tuttavia osservato “vari fattori di crescita, tra cui la normalizzazione della produzione di veicoli a motore” e sottolineato aspetti positivi come “i continui miglioramenti nell’ambiente dei redditi, una forte propensione per la spesa in conto capitale da parte delle aziende e un ritorno dei consumi in entrata”. [...]
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