Insegnanti: in Parlamento è stato depositato il disegno di legge che punta ad equiparare le retribuzioni tra i docenti di vario ordine e grado.
Insegnanti: mentre si discute delle risorse da stanziare nella Legge di Bilancio 2020 per il rinnovo del contratto - con il quale verrà riconosciuto un aumento di stipendio - è stato presentato in Parlamento un disegno di legge che punta a rivoluzionare il sistema retributivo del corpo docente.
Si tratta di un disegno di legge ordinario - di cui il primo firmatario è Fausto Raciti del Partito Democratico - recante disposizioni sul “trattamento economico dei docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado”.
Come è noto, infatti, oggi le retribuzioni degli insegnanti differiscono - oltre che dall’anzianità di servizio - anche dal grado di istruzione. Per i gradi inferiori, quali scuola dell’infanzia e primaria, ci sono - a parità di anni di servizio - stipendi più bassi rispetto a quelli riconosciuti ai colleghi che insegnano agli studenti di medie e superiori.
Secondo l’Onorevole Raciti, però, è arrivato il momento di mettere fine a questa differenziazione, riconoscendo a tutto il corpo docente lo stesso stipendio. Un disegno di legge in merito è già stato presentato in Parlamento; questo è il risultato dell’iniziativa avviata dal Comitato Funzione Docente, il quale mira al riconoscimento della “Funzione Docente Unica”.
Per il Comitato si tratterebbe solamente di attuare quanto già previsto dalla Legge, secondo la quale non c’è alcun motivo per cui ci debba essere un differente trattamento economico tra i vari gradi di insegnamento; vediamo su cosa si basa questa convinzione e qual è l’obiettivo del disegno di legge appena presentato in Parlamento.
Perché tutti gli insegnanti dovrebbero guadagnare la stessa cifra
Come spiegato dal portavoce del Comitato Funzione Docente (Salvo Altadonna), è l’articolo 395 del “Testo Unico recante disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado” (D.lgs 297/1994) che va preso come riferimento per capire il motivo per cui la retribuzione dovrebbe essere uguale per tutti.
È proprio nel Testo Unico che viene definita la Funzione Docente, mentre la Legge 53/2003 ha stabilito il titolo d’accesso unico all’insegnamento. Almeno stando a queste norme di legge, quindi, non ci dovrebbe essere alcuna differenziazione tra i vari docenti. Le stesse norme sul pubblico impiego non lo prevedono, e lo stesso vale per il CCNL che, ricorda Altadonna, solamente “per un patto sindacale stabilisce tabelle stipendiali differenti tra docenti ordine di scuole differenti”.
Per Altadonna, quindi, il ddl appena presentato in Parlamento non andrebbe a regolamentare qualcosa di nuovo, bensì andrebbe a ribadire quanto già previsto dalla Legge. Un obiettivo su cui ha trovato il consenso dell’Onorevole Raciti, il quale ha sottoposto lo studio effettuato dal Comitato ai propri esperti che lo hanno definito “legittimo, puntuale e dettagliato”.
Quindi, pur concordando sul fatto che la Scuola necessiti di una “riforma più ampia dal punto di vista didattico”, Raciti ha rilevato ci fossero gli estremi per chiedere al Parlamento un intervento su questo tema (su cui non sembra esserci comunque il consenso della maggioranza); per Raciti, infatti, “è comunque importante attivarsi per far sì che le norme già esistenti non vengano disapplicate”.
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