Negli Stati Uniti sempre più persone stanno investendo in emoji, grazie ai servizi offerti da una startup tech. Cosa rende così vantaggioso questo investimento?
Negli Usa sta prendendo piede una nuova tendenza che potrebbe presto entrare a far parte della nostra quotidianità: investire in emoji, i popolari simboli non alfanumerici presenti nelle app di messaggistica istantanea, che potrebbero imporsi come nuovo strumento per la navigazione in rete e il trasferimento di denaro.
A proporre un simile utilizzo degli emoji è la startup Yat Labs, che ha già raccolto $20 milioni dalla vendita delle risorse crittografiche aventi in oggetto i simboli tanto popolari per tutti noi. Secondo i fondatori dell’azienda, le combinazioni di emoji potrebbero avere una ruolo nello sviluppo del Web3, termine con il quale si indica un ecosistema decentralizzato il cui fulcro saranno gli smart contract e la tecnologia Blockchain.
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Investire in emoji: come si fa e quali sono i vantaggi
Il procedimento grazie al quale la startup Yat Labs permette agli utenti d’investire in emoji è relativamente semplice e permette attraverso la piattaforma proprietaria Yat di acquistare una stringa di emoji, vale a dire una combinazione contenente da uno a cinque simboli caratteristici. Ogni emoji può costare fino a $4, ma non è raro che l’intera combinazione possa essere venduta a diverse migliaia di dollari. È importante precisare che l’acquisto di stringhe con meno di tre emoji avviene mediante una procedura d’asta virtuale, nella quale i prezzi lievitano molto rapidamente. È questo il caso di un utente che ha pagato $200.000 per entrare in possesso di una stringa composta da soli 2 caratteri tra i più richiesti: un razzo e una luna, rebus della celebre frase «To the moon!» («Verso la luna!»), usata in riferimento alla forte crescita di Bitcoin o di altre criptovalute. Il record per l’investimento più cospicuo in una stringa di emoji è però della scorsa estate con l’aggiudicazione un emoji recante una chiave d’oro per $425.000.
Gli utenti possono utilizzare le loro combinazioni in alternativa ai comuni username, e le stringhe possono essere usate anche per linkare la URL dei propri siti web , aspetto che può facilitare la gestione decentralizzata dei nodi della rete. I portavoce di Yat Labs hanno inoltre affermato che gli emoji possono, in linea teorica, sostituire le sequenze di codice alfanumerico contenute nei crypto wallet. In futuro si cercherà pertanto di esplorare anche questo utilizzo in considerazione del legame tra il core business della startup e il mondo delle criptovalute.
Gli emoji possono diventare NFT?
Molti possessori di stringhe di emoji stanno cercando di trarre profitto dal loro investimento grazie alla vendita della versione NFT delle loro combinazioni. Il processo di tokenizzazione degli emoji è piuttosto semplice: è sufficiente emettere un non-fungible token legato alla sequenza di emoji sulla Blockchain di Ethereum con un costo aggiuntivo che può variare in base a molteplici fattori, quali ad esempio la lunghezza della combinazione o la popolarità dei simboli in essa contenuti.
Una volta coniato l’NFT, il suo proprietario potrà metterlo in vendita sulle apposite piattaforme in cui avviene la compravendita di tali risorse. Al momento, il volume di scambi delle versioni NFT di emoji su OpenSea, una delle principali piattaforme per lo scambio di non-fungible token, supera i 410 ETH. Al tasso di cambio attuale, si parla di quasi $1,33 milioni di volume complessivo.
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