Isee, “cambia tutto”: la rivoluzione annunciata è una fake news, ecco cosa succederà davvero

Simone Micocci

17 Aprile 2023 - 19:29

Attestazione Isee, non credete alle fake news: non è vero che sono in arrivo delle novità. Le uniche modifiche riguarderanno infatti il nuovo Reddito di cittadinanza; facciamo chiarezza.

Isee, “cambia tutto”: la rivoluzione annunciata è una fake news, ecco cosa succederà davvero

L’Isee non sta per cambiare: i criteri per il calcolo dell’attestazione non verranno modificati dal Decreto lavoro che il governo approverà nelle prossime settimane, quello che per intenderci spacchetterà il Reddito di cittadinanza in tre nuove misure (una transitoria nel 2023 e due definitive nel 2024).

Eppure diverse testate nazionali hanno annunciato un “cambio epocale per l’Isee”, ossia quell’indicatore con cui viene accertata la condizione reddituale e patrimoniale di una famiglia così da poterne valutare l’accesso a determinati bonus o prestazioni sociali.

Fermo restando che non è un segreto che il governo Meloni rivedrebbe volentieri l’Isee, sostituendolo ad esempio con il quoziente familiare, la riforma non è attualmente nei programmi dell’Esecutivo. Perché allora tutti parlano di cambiamenti per l’Isee? Semplicemente perché stanno commettendo un errore, confondendo la riforma dell’Isee con quella del Reddito di cittadinanza.

Cos’è la scala di equivalenza Isee e a cosa serve

L’errore nasce dalla confusione tra la scala di equivalenza (Se) - ossia quel parametro che viene utilizzato nell’Isee per il calcolo del valore finale dell’attestazione - con il parametro di scala di equivalenza necessario invece per quantificare l’importo del Reddito di cittadinanza.

Entrambi i valori tengono conto della situazione familiare, ma seguono delle regole di calcolo differenti. Ad esempio, la scala di equivalenza Isee è così determinata:

  • persona sola: indicatore pari a 1;
  • due componenti: 1,57;
  • tre componenti: 2,04;
  • quattro componenti: 2,46;
  • cinque componenti: 2,85;
  • sopra i cinque componenti, invece, si aggiunge uno 0,35 per ogni altra persona.

Su tale valore possono essere poi applicate anche delle maggiorazioni, come ad esempio un più 0,20 laddove nel nucleo siano presenti tre figli minorenni che sale a 0,35 in presenza di quattro minorenni (0,50 sopra i cinque).

Il valore risultante verrà utilizzato, come detto sopra, per determinare il valore finale dell’Isee. Nel dettaglio, l’Ise - ossia la somma tra i redditi e il 20% dei patrimoni - viene suddiviso per il suddetto coefficiente, agevolando così le famiglie particolarmente numerose.

Cos’è il parametro di scala di equivalenza del Reddito di cittadinanza

Il parametro di scala di equivalenza, invece, è quel coefficiente utilizzato solamente nel Reddito di cittadinanza per quantificare l’importo a cui ha diritto ogni singola famiglia.

Il valore base del Reddito, infatti, è pari a 500 euro al mese, importo che aumenta per le famiglie numerose tramite appunto l’applicazione del suddetto parametro, il quale è così calcolato:

  • al richiedente del Rdc viene assegnato un valore pari a 1;
  • per ogni altro componente maggiorenne si aggiunge uno 0,4;
  • per ogni altro componente minorenne si aggiunge uno 0,2.

In ogni caso il parametro di scala non può superare un valore pari a 2,1, che sale a 2,2 laddove nel nucleo sia presente almeno una persona con grave disabilità.

Ciò significa, ad esempio, che una famiglia composta da due maggiorenni potrà godere di un Reddito di cittadinanza fino a 700 euro al mese, risultato dell’importo base (500 euro) moltiplicato per il parametro di scala di riferimento (1,4).

Cosa cambia davvero con il Decreto lavoro

Come anticipato, con il Decreto lavoro non verranno apportate novità alla scala di equivalenza dell’Isee. Le uniche novità riguarderanno la riforma del Reddito di cittadinanza con la quale verranno anche rivisti i criteri per la quantificazione del parametro di scala di equivalenza.

Nel dettaglio, da inizio 2024 il Reddito di cittadinanza verrà suddiviso in due differenti misure: da una parte il Garanzia per l’inclusione (Gil) - misura che verrà riconosciuta ai nuclei familiari in cui al loro interno è presente almeno un minore, un disabile o un over 60 - e dall’altra la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal), rivolta agli occupabili in condizione di povertà.

Concentriamoci sulla prima misura: la Garanzia per l’inclusione, molto simile nel funzionamento al Reddito di cittadinanza. Anche questa, infatti, prevede un sostegno al reddito che parte da un’integrazione massima di 500 euro che aumenta a seconda della composizione del nucleo familiare.

Anche per la Gil, quindi, si utilizzerà un parametro di scala di equivalenza che tuttavia dovrebbe essere differente da quello del Reddito di cittadinanza. Nel dettaglio, fermo restando che al richiedente verrà sempre assegnato un valore pari a 1, per gli altri componenti il parametro verrà così calcolato:

  • continuerà a essere aggiunto uno 0,4 per i componenti maggiorenni, ma solo laddove su questi gravino dei carichi di cura (ad esempio di figli di età inferiore ai 3 anni, oppure di persone con disabilità grave o non autosufficienti);
  • per quanto riguarda i minorenni, invece, si aggiunge uno 0,15 per quelli di età inferiore ai 3 anni, 0,10 per tutti gli altri.

Il limite massimo è sempre di 2,1, che aumenta a 2,2 in presenza di persone con disabilità.

Attenzione quindi a non essere fuorviati da notizie poco chiare: l’Isee non sta per cambiare, né ora né il prossimo anno. L’attestazione utilizzata per valutare se una famiglia ha accesso o meno a bonus e agevolazioni - e in che misura - continuerà a essere calcolata secondo le tradizionali modalità.

A cambiare sono i criteri di calcolo e accesso al nuovo Reddito di cittadinanza, i quali potrebbero portare a un taglio considerevole dell’importo fino a oggi percepito.

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