Isee, devo dichiarare i soldi contanti che ho a casa?

Patrizia Del Pidio

28/08/2024

Nell’Isee devono essere inseriti redditi e patrimoni di ogni componente del nucleo familiare, ma se si hanno soldi in contanti in casa, vanno dichiarati? Vediamo a cosa fare attenzione.

Isee, devo dichiarare i soldi contanti che ho a casa?

Il calcolo del valore Isee tiene conto non solo dei redditi, ma anche dei patrimoni mobiliari e immobiliari. I soldi che si hanno in casa vanno inseriti nell’Isee? Se non si inseriscono che rischi si corrono?

Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma molti (soprattutto la fascia di età più avanzata della popolazione) non hanno fiducia nelle banche, soprattutto da quanto a cadenza regolare si parla di prelievi forzosi e patrimoniali sui risparmi. C’è chi sceglie di tenere i risparmi sotto il materasso e questo può essere anche un escamotage per celare il proprio patrimonio e non inserirlo nell’Isee per abbassarne il valore.

Cosa succede se nell’Isee non si dichiara la reale “ricchezza” del nucleo familiare perché quest’ultima è detenuta in casa? Scopriamo cosa prevede la legge e quando e come si può rischiare qualcosa.

Scegliere di tenere i contanti in casa per abbassare l’Isee

L’indicatore della situazione economica equivalente è diventato un parametro molto importante per il diritto a bonus e agevolazioni e proprio per questo motivo abbassare il suo valore può essere fondamentale per rientrare in un beneficio o per riceverlo di importo più alto (il caso tipico è quello dell’assegno unico, il cui importo si alza in presenza di Isee basso).

Molti italiani hanno iniziato a svuotare i propri conti corrente e i libretti di risparmio per fare in modo che le somme depositate non andassero a incidere sull’Isee. Se non si ha una persona di fiducia disposta a “tenere” le somme nei propri depositi bancari, l’unica soluzione è quella di prelevare per tenere i soldi in casa. Dal saldo del conto o del libretto, quindi, queste somme scompaiono e due anni dopo non vanno più a incidere sull’Isee (se si effettua questa operazione nel 2024 gli effetti reali sull’Isee si avranno solo nel 2026).

Si tratta di comportamenti che ripetuti nel tempo portano ad accumulare in casa dei veri e propri tesoretti e ad avere in conto corrente solo con lo stretto indispensabile. I soldi che si detengono in casa, però, devono essere dichiarati nell’Isee?

Cosa si deve inserire nell’Isee?

Quello che non tutti considerano è che, grazie alle banche dati condivise, l’Agenzia delle Entrate è a conoscenza della ricchezza che ogni contribuente detiene sui propri depositi (e solitamente il saldo dei conti corrente e dei libretti è inserito in automatico nell’Isee precompilato).

La normativa dell’Isee prevede che nella dichiarazione sostitutiva unica ogni componente del nucleo familiare deve indicare i redditi e i patrimoni, questi ultimi comprendono sia i beni immobili che quelli mobili e nello specifico:

  • fabbricati;
  • terreni;
  • conti corrente;
  • libretti di risparmio;
  • conti correnti stranieri;
  • titoli azionari;
  • obbligazioni di Stato;
  • partecipazioni in società non quotate in Borsa.

Le voci che vanno obbligatoriamente compilate e dichiarate sono contenute nel quadro FC della DSU.

I contanti non vanno dichiarati nella DSU perché la normativa dell’Isee non nomina mai i soldi liquidi posseduti dal contribuente. Di fatto, i soldi detenuti in casa non vanno indicati nell’Isee e per chi decide di svuotare il conto corrente per tenere tutti i risparmi in casa.

La normativa, infatti, richiede di inserire solo rapporti e prodotti finanziari.

La Legge, tra l’altro, non prevede neanche un limite ai soldi che si possono tenere in casa in contanti, l’unico limite imposto ai contanti è quello per il trasferimento a terzi (pagamenti o trasferimenti) che in contanti non può superare i 5.000 euro.

Cosa succede a chi svuota il conto corrente tutto in una volta?

Qualcuno, sull’onda del desiderio di abbassare l’Isee, potrebbe prendere la decisione di svuotare i propri conti e libretti in fretta. Se lo si fa in una sola volta o con diversi prelievi mensili, però, si corre il rischio di incappare nella normativa antiriciclaggio: se il prelievo totale mensile supera i 10.000 euro la banca è obbligata a segnalare le operazioni all’UIF e si accende una spia che potrebbe portare a ulteriori indagini sui patrimoni del soggetto. A questo punto potrebbe scattare un allarme anche nell’Agenzia delle Entrate che potrebbe procedere con delle verifiche patrimoniali.

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