Israele e la guerra preventiva a Hezbollah: perché lo Stato ebraico ha paura

Alessandro Cipolla

26 Agosto 2024 - 10:27

Per Israele l’attacco preventivo nel Sud del Libano è stata una mossa preventiva: una guerra con Hezbollah è inevitabile, ma le forze israeliane temono il “Partito di Dio” molto più di Hamas.

Israele e la guerra preventiva a Hezbollah: perché lo Stato ebraico ha paura

La guerra tra Israele ed Hezbollah ci sarà, è inevitabile. Quello che è avvenuto nel Sud del Libano nella notte tra sabato e domenica potrebbe essere solo una sorta di antipasto di un vero e proprio conflitto simile a quello che sta andando in scena nella striscia di Gaza ormai da oltre dieci mesi.

Come noto Hezbollah è legato a doppio filo ad Hamas, i miliziani palestinesi autori dell’attacco a Israele del 7 ottobre. Alle loro spalle c’è l’Iran, con i ribelli yemeniti Houthi a completare questa rete di alleanze che comprende anche la Siria.

Israele ora è in guerra contro Hamas: l’obiettivo è quello di sconfiggere una volta per tutte i guerriglieri palestinesi, ma una volta raggiunto questo scopo lo Stato ebraico se vorrà vivere in sicurezza dovrà affrontare l’altro vicino pericoloso, ovvero Hezbollah.

Da tempo si parla di un attacco dell’Iran a Israele in risposta all’uccisione a Teheran da parte di Israele di Ismail Haniyeh, il leader di Hamas. Al momento le forze iraniane però ancora non si sono mosse, ma a colpire il territorio israeliano potrebbe essere Hezbollah.

Israele così ha deciso di mettere in atto un attacco definito “preventivo nei confronti dei miliziani libanesi, colpendo duramente decine di postazioni di Hezbollah a cui sarebbero stati distrutti lanciarazzi e fino a 3.000 ordigni.

Il “Partito di Dio” poi ha risposto lanciando 320 razzi verso Israele, tutti intercettati dallo scudo antimissilistico Iron Dome, il fiore all’occhiello della difesa di Tel Aviv. I numeri sono importantissimi visto che la quantità di missili a disposizione dei miliziani libanesi potrebbe essere il fattore decisivo di una eventuale guerra tra Israele ed Hezbollah.

Guerra Israele-Hezbollah: perché Netanyahu ha paura

Israele lo scorso 7 ottobre è stato colpito a sorpresa da Hamas - sulle falle dell’intelligence e sulla consapevolezza dell’attacco ci sarebbe molto da dire -, scatenando poi una guerra contro i miliziani palestinesi radendo praticamente al suolo la maggior parte della striscia di Gaza e aumentando le violenze anche in Cisgiordania.

Non c’è paragone tra la forza dell’esercito israeliano (Idf) e Hamas, ma Hezbollah invece farebbe molta più paura visto che nei propri arsenali avrebbe qualcosa come “ 5.000 missili con una gittata superiore ai 200 chilometri (con il Fateh-110 in grado di raggiungere i 300 chilometri), circa 65.000 razzi con una gittata fino a 45 chilometri e missili con una gittata inferiore ai 200 chilometri, e circa 2.000 droni ” stando a quanto scritto da El Pais.

I 320 razzi lanciati nelle scorse ore da Hezbollah verso Israele sono stati intercettati dallo scudo missilistico, ma Iron Dome potrebbe collassare di fronte al lancio contemporaneo di 3.000 missili da parte dei combattenti libanesi che rappresenterebbe una vera e propria dichiarazione di guerra.

Non a caso l’Idf nel suo attacco preventivo ha mirato a distruggere una parte delle armi in mano al nemico, questo perché teme di non essere in grado di respingere un attacco su larga scala proveniente dal Libano: Israele potrebbe ritrovarsi a corto di missili per il suo Iron Dome e, a quel punto, potrebbe arrivare la tanto sbandierata risposta dell’Iran che farebbe molto male allo Stato ebraico.

Gli israeliani però possono contare sul sostegno incondizionato degli Stati Uniti: portaerei e forze di terra di stanza nel Mediterraneo e nelle basi americane in Medio Oriente sono da tempo in stato di massima allerta, pronte a intervenire appena ce ne fosse bisogno.

La deterrenza effettuata dalla presenza delle forze Usa finora ha impedito una guerra tra Israele ed Hezbollah - o peggio Iran -, mentre nel frattempo a morire sono sempre i civili palestinesi intrappolati da mesi in quell’inferno chiamato striscia di Gaza.

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