In Israele mentre la guerra va avanti parte del governo vorrebbe un piano per il trasferimento volontario dei palestinesi in alcuni Paesi africani come il Congo. Cosa c’è di vero?
Perché Israele vorrebbe portare i palestinesi in Africa? Questo è l’interrogativo che sta allarmando l’Onu dopo che i media israeliani hanno dato la notizia di una volontà da parte del governo di Tel Aviv di favorire il trasferimento volontario dei profughi della striscia di Gaza.
Il tutto mentre la guerra va avanti, con Israele che sta bombardando il Sud della striscia di Gaza facendo salire a oltre 22.000 il bilancio dei morti - soprattutto donne e bambini, quasi l’1% della popolazione - nell’enclave palestinese. A Nord invece continuano gli scontri con Hezbollah facendo aumentare il rischio di un’escalation che potrebbe coinvolgere tutto il Medio Oriente viste anche le tensioni con l’Iran e nel Mar Rosso.
Da quando Israele ha avviato la sua operazione militare a seguito dell’attacco subito lo scorso 7 ottobre, in molti si sono chiesti come potrà finire questa guerra che di certo andrà avanti fino a quando lo Stato ebraico non avrà distrutto una volta per sempre Hamas.
A inizio dicembre è stata stimata la morte di circa 5.000 guerriglieri di Hamas su un totale di poco meno di 30.000 miliziani, con Israele che non a caso più volte ha sottolineato come questa guerra andrà avanti ancora a lungo.
Quale potrà essere allora il destino delle centinaia di migliaia di profughi che sono come in trappola nella striscia di Gaza? Il futuro della Palestina resta uno dei più grandi interrogativi di questa guerra, con anche il governo israeliano che non sembrerebbe avere le idee chiare a riguardo.
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Israele e i palestinesi da portare in Africa: cosa c’è di vero?
Stando a quanto dichiarato nelle scorse ore dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk, nella striscia di Gaza ci sarebbero oltre 2 milioni di sfollati interni. Nell’enclave inoltre il 60% delle strutture abitative sarebbe stato distrutto per non parlare di ospedali o scuole.
L’Onu sarebbe molto allarmato anche per le parole di Itamar Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano che ha dichiarato come “incoraggiare l’emigrazione di massa da Gaza consentirà agli israeliani che vivono al confine di tornare a casa in sicurezza”, parole simili a quelle del collega delle Finanze Bezalel Smotrich “più del 70% dell’opinione pubblica israeliana sostiene la necessità di incoraggiare il trasferimento dei palestinesi dall’enclave di Gaza”.
Poco prima il Times of Israel ha riportato che Benjamin Netanyahu, nel corso di una riunione del suo partito il Likud, avrebbe confidato di essere a lavoro per facilitare la migrazione volontaria dei palestinesi.
Il problema per Netanyahu però sarebbe quello di “trovare chi sia disposto ad assorbirli”, con il governo che a riguardo avrebbe avviato dei contatti con il Congo e altri Paesi africani per il trasferimento dei profughi palestinesi.
Queste trattative comunque sono state smentite in Israele da altri quotidiani, come Haaretz che di recente non è stato molto tenero con Netanyahu, mentre la volontà dei ministri più spostati a destra di far tornare i coloni israeliani nella striscia di Gaza non sarebbe di certo un mistero.
Da quando è scoppiata la guerra, uno dei problemi di fondo sarebbe rappresentato dal fatto che complessivamente in Terra Santa i palestinesi appaiono essere destinati a diventare più numerosi degli israeliani visto che fanno molti più figli; a Tel Aviv di conseguenza chi non vuole un futuro con due Stati vorrebbe una migrazione di massa da Gaza e dalla Cisgiordania.
Israele ufficialmente ha presentato solo un piano molto fumoso sul destino della Palestina una volta terminata la guerra: debellato Hamas, il governo della Striscia verrebbe affidato a un organismo politico palestinese affiancato dalle autorità israeliane e da un organismo internazionale.
Tornando alla domanda iniziale, è vero che alcuni ministri israeliani vorrebbero favorire la migrazione dei palestinesi per far tornare i coloni nella striscia di Gaza, ma al tempo stesso appare infattibile l’ipotesi di un trasferimento di massa in Africa.
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