La compagnia di bandiera italiana a poco più di un anno dal suo lancio è in piena crisi e l’arrivo di Lufthansa apre molti interrogativi: che ne sarà di Ita e di ciò che rimane di Alitalia?
Ita Airways è sempre più nell’occhio del ciclone. A più di un anno dalla sua nascita, con il governo Draghi che aveva chiamato due manager blasonati (Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini) per lanciarla, la compagnia di bandiera italiana è stretta tra bilanci non floridi, poche prospettive di crescita e personale insoddisfatto visti gli stipendi bassi (nel caso dei piloti la paga è inferiore a quella dei competitor delle low cost).
Ora l’arrivo di Lufthansa per il governo Meloni può essere la chiave di volta per riportare in auge la società. La presidente del Consiglio aveva promesso in campagna elettorale di mantenere la proprietà pubblica e italiana della compagnia. Ora, però, la cosiddetta real politik incombe e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in continuità con quanto previsto dall’esecutivo Draghi negli ultimi mesi in carica, ha avviato la cessione dell’azienda alla compagnia straniera.
Ita Airways in crisi, cosa succederà nei prossimi mesi
I tedeschi entreranno innanzitutto con una quota di minoranza, al 40%, ma è già previsto che questa assuma la maggioranza, togliendola al Tesoro. Insomma, probabilmente il governo ha pensato che risanare la compagnia di bandiera con soldi pubblici fosse troppo oneroso per le casse dello Stato e un eventuale nuovo fallimento, dopo le decine di miliardi bruciate con Alitalia, sarebbe stato giudicato troppo negativamente dall’opinione pubblica.
In tutto ciò rimane sullo sfondo l’ex compagnia di bandiera, ancora in amministrazione straordinaria e in fase di smantellamento, con migliaia di lavoratori che percepiscono la cassa integrazione. Ita prevedeva una aumento del personale, pescando innanzitutto tra chi non era riuscita a recuperare da Alitalia. Ma adesso, visti i problemi economici e l’arrivo di Lufthansa, è tutto da riscrivere.
Quanto guadagnano piloti e comandanti di Ita
Ad oggi le retribuzioni del personale navigante di Ita sono state praticamente dimezzate rispetto a quelle che esistevano in Alitalia. I salari sono stati infatti impostati sul livello di quelli di una start up, secondo l’accordo raggiunto con i sindacati a fine 2021: sono, come detto, sono valori inferiori anche rispetto alle low cost.
Un comandante di Ita Airways con 15 anni di anzianità e 18 giorni di lavoro al mese ha una retribuzione lorda mensile di 6.500 euro, contro le 11.520 di Ryanair, 15.200 di Easyjet, 8.700 di Wizz Air e 13.900 di Vueling.
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Un pilota con 12 anni di anzianità 18 giorni di lavoro in un mese e 70 ore di volo percepisce un lordo mensile di 4mila euro, contro 5.870 euro di Ryanair, mentre Easyjet ne offre 8.650, Wizz Air 4.700 e Vueling 6.490.
Ai dipendenti Ita spettano poi le diarie, ma sono variabili e non aumentano in maniera considerevole gli stipendi. Il tema dell’adeguamento delle retribuzioni è da tempo sul tavolo dell’amministratore delegato Lazzerini. Secondo alcune indiscrezioni la volontà dell’ad era concedere qualcosa ai circa 3.600 tra piloti e assistenti di volo e terra, ma la compagnia tedesca sarebbe contraria.
Qualcosa invece potrebbe essere fatto per le oltre mille nuove assunzioni (350 piloti e 900 assistenti, a partire dal bacino dei 5mila ex dipendenti di Alitalia ad oggi fermi). Per loro potrebbero essere garantiti contratti migliorativi, ma tutto è legato all’acquisto di 39 nuovi aerei (di cui 14 dismessi).
Riuscirà Lufthansa a “salvare” Ita Airways?
Secondo i sindacati di categoria, che preparano lo stato di agitazione, gli stipendi sono troppo bassi e la prospettiva di un miglioramento solo per i nuovi assunti è insufficiente. La possibilità di uno sciopero a breve, insomma, è più che concreta.
La possibile agitazione arriva dopo un autunno complesso, col il cda di Ita che ha mandato via Altavilla, accusato anche da alcuni voci interne di una gestione poco oculata dei fondi pubblici messi a disposizione dallo Stato tramite il ministero dell’Economia. Al suo posto ora c’è Antonino Turicchi.
Per risanare i conti della compagnia, dopo l’aumento di capitale da 400 milioni di euro varato dal governo Meloni a novembre, Lufthansa dovrà ora elaborare un piano strutturato. La sfida è grande, perché c’è da rilanciare la compagnia, adeguando gli stipendi alle altre big europee (o almeno dando una prospettiva in tal senso) e allargando il numero di aerei nella flotta e di tratte coperte (soprattutto quelle internazionali, che sono abbastanza scarse attualmente).
Negli ultimi quattro mesi il valore di mercato di Ita si è dimezzato ed è stimato oggi attorno ai 550 milioni. La compagnia tedesca entrerà proponendo un aumento di capitale di almeno 300 milioni di euro e potrebbe chiedere la copertura legale per le oltre mille cause di reintegro presentate da lavoratori che erano sotto Alitalia. Richiesta che difficilmente il ministero dell’Economia accetterà.
Tra le opzioni in campo, poi, c’è quella che Lufthansa assuma la maggioranza solo al raggiungimento di alcuni risultati positivi da parte della società. Lo stesso accadde con Air France quando gli emiri di Etihad entrarono in Alitalia nel 2015. Ma quella volta non andò bene: tant’è che poi ne uscirono, lasciando la compagnia piena di debiti. Insomma, la strada nel risanamento di Ita per la società tedesca è tutta in salita e le prospettive di aumento degli utili sono più che mai incerte.
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