Terremoto all’interno di Ita dopo la cacciata del presidente Altavilla. La compagnia aerea è a corto di soldi e rimane il rebus sulla vendita: cosa farà il governo Meloni per tutelare i lavoratori?
Ai vertici di Ita Airways è vero e proprio terremoto. Il consiglio di amministrazione della compagnia, ieri, ha silurato il presidente esecutivo Alfredo “Altavilla”. Piano industriale difficilmente realizzabile e con molti esuberi, continue tensioni con l’amministratore delegato Fabio Lazzerini (che ora ha assunto ad interim le cariche di Altavilla) e i consiglieri, lamentele per uno stipendio “troppo basso” e voci interne di gestione poco oculata dei fondi pubblici messi a disposizione dallo Stato tramite il ministero dell’Economia. Sono questi i principali motivi che hanno portato alla revoca di tutte le deleghe operative.
Intanto la compagnia aerea di bandiera è rimasta a corto di fondi e ha bisogno di una ricapitalizzazione, che probabilmente dovrà essere varata dal nuovo governo Meloni. Finora, inoltre, il governo Draghi aveva indirizzato la società verso la vendita a privati stranieri, ridimensionando il ruolo dello Stato.
La leader di Fratelli d’Italia, però, in campagna elettorale ha detto di voler mantenere l’azienda pubblica. Per farlo ci vogliono nuovi miliardi di capitale e una strategia d’investimento di lungo periodo: difficile in un momento in cui latitano le risorse e non si conta più il numero di emergenze, tra inflazione, caro-bollette e possibile recessione.
Perché Altavilla è stato cacciato da Ita Airways
Altavilla è stato accusato dai sei consiglieri di gestire la possibile operazione di privatizzazione di Ita senza aver coinvolto gli organi societari. Nelle scorse settimane erano uscite notizie di uno scambio di lettere tra il ministero dell’Economia e l’oramai ex presidente esecutivo della compagnia.
Il Mef chiedeva che tutti i componenti della cordata che potrebbe acquistare Ita (il fondo americano Certares, in partnership commerciale con Delta e Air France) potessero aver accesso alla data room con le informazioni più sensibili come la redditività delle rotte. Altavilla rispondeva che la stanza virtuale della compagnia non era stata aperta a Delta e ad Air France, in quanto concorrenti di Ita. Su questa dinamica i sei consiglieri sarebbero stati tenuti all’oscuro.
Il ministero ha dato il via libera alla decisione del Consiglio di amministrazione, definendo la delibera di revoca delle deleghe legittima e immediatamente operativa. Non occorrerebbe, dunque, aspettare l’assemblea dei soci dell’8 novembre per convalidare la decisione.
Compagnia di bandiera senza soldi in cassa
I conti della compagnia non sono positivi come nelle previsioni di un anno fa, quando era partita con il clamore di gran parte della stampa. Nello scorso semestre Ita Airways ha avuto perdite superiori a un terzo del capitale sociale, per cui il cda si è espresso per chiedere all’assemblea di deliberare subito sull’aumento di capitale da 400 milioni. Si tratta della seconda tranche per il 2022 del finanziamento complessivo da 1,35 miliardi già autorizzato dall’Ue e che serve ad assicurare la continuità aziendale. Questi 400 milioni si aggiungeranno ai 700 milioni del 2021 mentre l’anno prossimo sono previsti i rimanenti 250 milioni.
L’aumento di capitale serve subito, perché al momento Ita ha in cassa 200 milioni di euro che però rischiano già di dimezzarsi a novembre. Entro 30 giorni, ora, il Mef dovrebbe convocare un’assemblea straordinaria per decidere sulla ricapitalizzazione della compagnia.
Ita Airways, Meloni bloccherà la vendita?
In questa situazione i lavoratori di Ita sono preoccupati e ancora di più lo sono tutti coloro che, mandati via dalla vecchia Alitalia, pensavano di poter rientrare con le 9mila assunzioni previste entro il 2025. Senza una nuova strategia industriale e vista la situazione economica che non si prevede rosea per l’Italia, il rischio è che molte di queste assunzioni saltino e addirittura possa essere ridimensionato anche qualche attuale lavoratore della compagnia. La stagione dell’autunno-inverno appena iniziata è la più dura in generale per l’intero trasporto aereo.
Dopo l’avvio della trattativa in esclusiva del ministro uscente Daniele Franco con il fondo Certares, il prossimo titolare del dicastero dell’Economia dovrà decidere con Meloni se portarla a termine o no. In caso negativo, come detto, servono miliardi e forse una nuova dirigenza.
Ita Airways, tornano i “Capitani coraggiosi”?
Un’opzione ancora alternativa può essere coinvolgere privati italiani, come accadde con i noti “Capitani coraggiosi” chiamati nel 2008 da Silvio Berlusconi. Allora, però, l’operazione fallì miseramente, lasciando Alitalia immersa nei debiti, finiti tutti a carico dello Stato e quindi dei cittadini. Se Meloni vorrà essere coerente, quindi, dovrà davvero rimboccarsi le maniche per riuscire nell’arduo compito di rilanciare Ita, mantenendola sotto il controllo pubblico.
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