L’Italia che verrà: cosa accadrà nel 2023? Pnrr e inflazione protagoniste

Violetta Silvestri

6 Dicembre 2022 - 12:15

La fotografia aggiornata sull’economia italiana l’ha scattata l’Istat: tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, cosa aspettarsi su Pil, inflazione, domanda interna e investimenti?

L’Italia che verrà: cosa accadrà nel 2023? Pnrr e inflazione protagoniste

Per l’Italia il 2022 si chiuderà con slancio, per poi rallentare nel 2023: questa la sintesi delle nuove stime e analisi degli esperti dell’Istat.

Cosa aspettarsi sull’andamento del Pil, sui prezzi al consumo, su domanda interna ed estera e sugli investimenti delle imprese, anche in vista dell’implementazione del Pnrr?

I riflettori restano accesi su alcuni elementi chiave dell’economia nazionale, contingenti e cronici: nella prima categoria rientrano soprattutto i prezzi del gas e il caro bollette, con tutte le incognite legate al ruolo della Russia e alla capacità di approvvigionamento da altre fonti.

Nel secondo ambito, quello delle problematiche strutturali del nostro Paese, il test maggiore per l’economia sarà portare avanti con successo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l’attenzione alla crescita e al calo del debito.

Le previsioni Istat offrono uno sguardo sull’Italia che verrà: cosa accadrà con la fine del 2022 e il nuovo anno?

Italia sotto la lente: quale crescita nel 2022 e nel 2023?

Il primo dato rilevante da segnalare è l’andamento della crescita, ovvero del Prodotto interno lordo: secondo gli ultimi dati Istat contenuti nel documento delle prospettive economiche, il Pil nel 2022 vedrà una crescita sostenuta con un +3,9%, mentre rallenterà con un +0,4% nel 2023.

In questo periodo di previsione, 2022-2023, dovrebbe giocare un ruolo chiave soprattutto la domanda interna nel sostenere la ripresa (rispettivamente +4,2 e +0,5 punti percentuali), mentre quella estera netta fornirebbe un apporto negativo in entrambi gli anni (-0,5 e -0,1 punti percentuali), ha precisato Istat.

C’è prudenza, comunque, su diversi aspetti che rendono la previsione economica dei prossimi mesi incerta. Il documento, infatti, sottolinea che:

“Da un lato i miglioramenti della fiducia degli operatori e del mercato del lavoro registrati a ottobre supportano la possibile tenuta dei ritmi produttivi. Dall’altro, è opportuno ricordare come nel terzo trimestre, tra le imprese manifatturiere, sia salita ulteriormente la quota di coloro che indicano i costi e i prezzi più elevati come un ostacolo alle esportazioni. Nello stesso periodo è aumentata anche la quota di imprese che individua nell’insufficienza di domanda un ostacolo alla produzione.”

La stessa domanda dovrebbe essere condizionata da consumi limitati da prezzi ancora elevati. A novembre l’inflazione acquista si attesta all’8,1%, mentre quella al netto dei beni energetici al 4,1%

Sul fronte crescita, è interessante riportare anche l’aggiornamento sull’Italia dell’agenzia Fitch:

“Manteniamo la nostra previsione per una contrazione a partire dal quarto trimestre, basata sull’elevata esposizione allo shock del prezzo del gas e sull’impatto dell’aumento dei prezzi sui consumi privati, ma abbiamo ridimensionato questo impatto e ora stimiamo la crescita complessiva del 2022 al 3,7%. Abbiamo anche ridotto la nostra previsione di contrazione nel 2023 di 0,6 punti percentuali a -0,1% sulla base di un miglior contributo dal quarto trimestre e di una leggera attenuazione della crisi del gas”

Per il 2024, si stima un Pil a +1,5%.

Pnrr e inflazione: perché saranno i temi caldi anche nel 2023

Per quanto riguarda i prezzi al consumo, il 2023 dovrebbe essere l’anno della decelerazione, con questo appunto:

“L’inflazione è attesa decelerare nei prossimi mesi, anche se con tempi e intensità ancora incerti. Nella media del 2022, il tasso di variazione del deflatore della spesa delle famiglie è previsto crescere (+8,2%, era +1,6% nel 2021) mentre il deflatore del Pil segnerà un incremento significativo ma più contenuto (+3,6%, era +0,5% nel 2021).”

Per il 2023, il deflatore della spesa per consumi delle famiglie e quello del Pil sono previsti crescere rispettivamente del 5,4% e 3,6% in media d’anno.

La considerazione base è che l’inflazione è prevista parzialmente in decelerazione se si palesa una pressione dei prezzi delle materie prime più contenuta e con la condizione di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio.

Se da una parte l’andamento dei prezzi sarà osservato da vicino, molta attenzione verrà data anche agli sviluppi del Pnrr.

Secondo Istat, infatti, non solo l’inflazione in rallentamento, ma anche la spinta degli investimenti del Piano di ripresa e resilienza nazionale farà da traino all’economia del 2023: “Lo scenario previsivo è caratterizzato da ipotesi particolarmente favorevoli sul percorso di riduzione dei prezzi nei prossimi mesi e sulla completa attuazione del piano di investimenti pubblici previsti per il prossimo anno.”

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