L’Italia (e non solo) acquista legno dalla Russia aggirando l’embargo: ecco perché

Luna Luciano

26/03/2023

L’Italia, gli Usa e altri paesi dell’Ue hanno aggirato l’embargo continuando a commerciare il legno con la Russia. Ecco perché e i dati di import ed export italiani.

L’Italia (e non solo) acquista legno dalla Russia aggirando l’embargo: ecco perché

L’embargo imposto dallo scoppio della guerra in Ucraina ai prodotti della Russia è stato in realtà più volte aggirato, non solo dall’Italia ma dagli stessi Stati Uniti e da altri paesi, solo per poter ottenere il pregiato legno di betulla: una delle industrie russe prebelliche più importanti dopo il petrolio e il gas.

Se in quest’anno l’Italia, così come il resto dell’Ue, ha registrato un aumento dei costi energetici a causa delle sanzioni al gas russo, lo stesso non è accaduto per i costi di questa importante materia prima, o almeno l’industria italiana è riuscita ad assorbire l’impatto, senza provocare gravi ripercussioni sui cittadini.

Sembra, quindi, che l’esplicito divieto dell’Unione Europea di importare questo genere di prodotti dalla Russia, sia stato totalmente aggirato, evidenziando una certa incoerenza in molti paesi occidentali, i quali, pur avendo rinunciato al petrolio e gas russo, non riescono a rinunciare all’import ed export del pregiato legno russo.

È opportuno approfondire la questione cercando di capire le ragioni di tale scelta italiana, attraverso la consultazione dei dati. Di seguito tutto quello che c’è da sapere sul legno russo e l’embargo.

Embargo aggirato per acquistare il legno dalla Russia: i dati

L’Italia ha aggirato l’embargo alla Russia, pur riducendo l’import ed export del pregiato legno russo. Stando all’elaborazione dei dati Istat da parte dell’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), l’anno scorso la nostra penisola ha importato dalla Russia legno e prodotti in legno per un valore di 53 milioni di euro.

Un dato che di per sé cattura l’attenzione ma che è in netto calo rispetto al 2021, quando le importazioni si erano attestate a 125 milioni di euro, registrando quindi un calo di - 72 milioni di euro. Guardando alle esportazioni, la situazione non cambia. Nel 2022 l’Italia ha continuato ad esportare prodotti in legno in Russia e Bielorussia. Solo verso la Russia l’Italia ha registrato 19,974 milioni di euro di esportazioni, attività come ridotta, registrando un calo di -5,375 milioni di euro rispetto al 2021.

Ma l’Italia non è stato l’unico paese ad aver aggirato l’embargo. Altri paesi hanno deciso di continuare a coltivare i propri rapporti commerciali con la Russia, in modo da poter accedere e ottenere il legno russo. Non solo la Bielorussia, spesso condannata dall’Ue per la vicinanza e sostegno alla Russia dallo scoppio della guerra, ma inaspettatamente anche gli Stati Uniti. Gli States nel 2022 avrebbero importato più di 260 mila metri cubi di compensato russo di betulla del Baltico - molto richiesto dall’edilizia statunitense per la sua resistenza - con un valore al dettaglio stimato in circa un miliardo di euro.

Senza contare che gli Usa hanno registrato un aumento delle importazioni del 66% da parte dell’Italia. Ma non è tutto. Usando i registri doganali Earthsight risulta che i Paesi del G7 abbiano importato legname e prodotti in legno per un valore di oltre 2,9 miliardi di dollari dalla Russia e dalla Bielorussia dall’inizio del conflitto.

Embargo aggirato per acquistare legno dalla Russia: ecco perché

È evidente come, nonostante l’Ue - il più grande mercato del G7 per tali prodotti - e il Regno Unito abbiano introdotto dallo scoppio del conflitto russo-ucraino sanzioni che vietano la maggior parte delle importazioni di gas, petrolio e legno, in realtà non siano riuscite ad azzerare gli importi. Le ragioni per le quali è stato aggirato l’embargo alla Russia sembrano essere piuttosto evidenti.

Il legno russo (specialmente quello di betulla) è tra i più pregiati sul mercato e per tali ragioni molti paesi, tra cui l’Italia, hanno semplicemente deciso di ridurre ma di non rinunciare all’import di questa materia prima, e lo stesso vale per l’export di prodotti in legno lavorati in Italia.

Scenario completamente diverso per gli Stati Uniti, dove - controintuitivamente - il commercio rimane legale. E lo stesso vale per Canada e Giappone. Infatti, come ricorda un articolo di Panorama, i maggiori flussi rimanenti del cosiddetto “legname di conflitto” riguardano le spedizioni russe di legno in Giappone e compensato in America.

Per l’Italia, infine, è opportuno fare alcune osservazioni. Se è vero che la nostra penisola non ha potuto rinunciare al legno russo, dall’altra la Russia - così come Bielorussia e Usa - non rientra tra i primi Paesi con i quali le industrie italiane intrattengono rapporti di import ed export per il legno: il primo paese per import è stata l’Austria per un controvalore di 1,3 miliardi di euro, su un totale di 5,7 miliardi di euro di importazioni; mentre l’export vede come primo paese la Germania per 414 milioni di euro, la Francia (411 milioni), gli Stati Uniti (208 milioni) e la Svizzera (158 milioni), seguiti da Regno Unito, Austria, Spagna e Olanda.

Ragione per cui, se i rapporti commerciali del legno non hanno subito un arresto ma solo una riduzione, l’impatto di questi prodotti per l’industria del legno è stato minimo. Detto ciò, tale politica economico-commerciale sembra contravvenire le linee guida della politica estera adottata dall’Italia e dall’intera Europa, sostenendo l’Ucraina e ponendo un embargo alla Russia per colpire l’economia del Paese, in modo da indebolirne lo sforzo bellico. Eppure, l’industria del legno è una delle più ricche e importanti per l’economia del Cremlino e così facendo i Paesi del G7 continuano ad alimentare la macchina economica russa. Come spesso accade in queste situazioni il confine tra morale e interesse economico-geopolitico è piuttosto labile.

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