In Italia il fenomeno dell’immobilità sociale è ormai una piaga. In poche parole? Chi nasce povero ha molte meno possibilità di diventare ricco
Se nasci povero morirai povero, soprattutto in Italia.
Una considerazione sicuramente forte, emersa tuttavia da un interessante rapporto della Banca Mondiale dal titolo “Fair Progress? Economic Mobility Across Generations Around the World”.
Nel documento, l’istutito è giunto finalmente a parlare di uno dei più grandi problemi del Belpaese, quello di un’immobilità sociale tanto radicata da tagliare ai minimi termini le probabilità di avere un futuro migliore di quanto sperato.
Per sintetizzare, l’Italia e più in generale i Paesi con un elevato tasso di disoccupazione hanno in comune il fenomeno dell’immobilità sociale. Persino l’istruzione ha un’importanza solo marginale nel determinare il futuro delle nuove generazioni. Gli aspetti che contano, al giorno d’oggi, sono ben altri.
“Ogni giorno nascono nel mondo circa 400.000 bambini. Nessuno di loro sceglie il proprio genere, la propria razza, il luogo dove nascere o la condizione sociale ed economica della propria famiglia. Il punto d’inizio di ogni vita è una lotteria”.
Una frase emblematica, questa contenuta nel report, necessaria a comprendere però il senso dell’intera indagine.
L’Italia dell’immobilismo e del pessimismo
Secondo l’indagine della Banca Mondiale, l’indice di mobilità intergenerazionale dei redditi è oggi pari allo 0,48 il che significa che in Italia circa la metà del reddito dei figli dipende da quello dei padri - una condizione, questa, che il Belpaese condivide soltanto con il Regno Unito.
Ma non è finita qui. Il report ha infatti lasciato emergere un’altra delle perplessità spesso legate al mercato occupazionale nostrano sul quale hanno un’influenza maggiore elementi quali lo status sociale, le conoscenze e le relazioni amicali piuttosto che la componente «istruzione».
La scarsa mobilità sociale italiana spiega la persistenza del medesimo reddito e del medesimo livello di benessere da una generazione all’altra. Su di essa si appoggia il fenomeno delle diseguaglianze di opportunità. Nessun altro Paese europeo si trova ai nostri livelli (negativi ovviamente). Quanto a disparità l’Italia supera sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna e se la gioca invece con Brasile e Sudafrica.
Tra gli elementi più interessanti del report, sicuramente quello relativo alla percezione della mobilità. Per dirla in altre parole, gli italiani sono tra i più pessimisti e non credono che le prossime generazioni riusciranno a stare meglio delle attuali. Otto italiani su dieci, nel dettaglio, non credono minimamente che “i figli nati oggi avranno una vita migliore della nostra generazione”. Anche queste percezioni, secondo il report, influenzano sia il futuro che il proprio benessere.
Per consultare il report completo della World Bank è possibile cliccare al seguente link
© RIPRODUZIONE RISERVATA