I numeri in Parlamento per approvare lo ius scholae ci sono: ne è convinto il relatore del testo alla Camera, Giuseppe Brescia, intervistato da Money.it.
Il rinvio della discussione sullo ius scholae alla Camera non vuol dire accantonare la proposta di legge sulla cittadinanza italiana. Il centrodestra promette battaglia sul tema, ma l’alleanza formata da Pd e Movimento 5 Stelle tira dritta nella convinzione che ci sia spazio per approvare lo ius scholae.
Giuseppe Brescia, deputato del M5s e relatore del provvedimento alla Camera, ribadisce in un’intervista a Money.it che i numeri in Parlamento ci sono e che questa proposta va incontro alle richieste del centrodestra, motivo per cui i 1.500 emendamenti presentati dalla Lega servono “per sviare l’attenzione da questo concetto che li mette in grande difficoltà”.
In ogni caso il governo, assicura Brescia, non è a rischio su un testo d’iniziativa parlamentare. Così come i 5 Stelle non faranno mancare il loro sostegno al governo a causa dello ius scholae: “Il nostro sostegno al governo è legato ad altre condizioni, dobbiamo poter continuare a incidere”.
Quali sono i punti principali della proposta di legge sullo ius scholae? Quali sono i requisiti previsti per ottenere la cittadinanza italiana?
Il testo prevede che possa acquisire la cittadinanza italiana il minore straniero, nato in Italia o arrivato entro i dodici anni, che abbia frequentato regolarmente almeno cinque anni di scuola nel nostro Paese. Parliamo di minori residenti legalmente in Italia, figli di genitori altrettanto residenti legalmente. Non c’è nessun automatismo. Servirà una dichiarazione di volontà da parte di un genitore.
Crede che il rinvio della discussione alla Camera possa aiutare a rasserenare gli animi e trovare un accordo nell’attuale maggioranza?
È un rinvio meramente tecnico che garantisce l’esame del provvedimento entro luglio. La maggioranza di governo non è una maggioranza politica. Sosteniamo tutti un governo che deve attuare il Pnrr e non disperdere le risorse guadagnate in Europa dal presidente Conte. I nostri animi sono molto sereni, ma i 1.500 emendamenti presentati dalla Lega non sono certo una dimostrazione di volontà di dialogo.
Sullo ius scholae si può andare avanti anche con una maggioranza diversa da quella di governo? Ci sono i numeri per approvare comunque la legge?
Non stiamo parlando dello ius soli. Noi sappiamo che la maggioranza degli italiani è favorevole a questa proposta, anche tra gli elettori del centrodestra, e io in questo ostruzionismo vedo molte loro difficoltà. La scuola è il luogo in cui crescono cittadinanza e senso di appartenenza. Hanno sempre detto che la cittadinanza arriva alla fine di un percorso di integrazione e cinque anni di scuola cosa sono? In Parlamento i numeri ci sono, spero ci sarà anche un po’ di coscienza.
Tra gli emendamenti presentati dal centrodestra ce ne sono tanti che sembrano essere di scherno (pensiamo, per esempio, a quelli sulla conoscenza delle sagre): solo ostruzionismo o ritiene che sia anche mancanza di rispetto per il lavoro svolto in commissione?
Lo ius scholae è una proposta che va esattamente nella direzione da sempre auspicata dal centrodestra perché riconosce un percorso di integrazione ben preciso. Si inventano questi emendamenti fantasiosi per sviare l’attenzione da questo concetto che li mette in grande difficoltà.
Sullo ius scholae si rischia di mettere a repentaglio la tenuta del governo?
Assolutamente no. Il presidente Draghi è stato molto chiaro. Sono iniziative parlamentari. Qualche mese fa il centrodestra ha voluto discutere di presidenzialismo, non c’è stato nessun ostruzionismo, la proposta non è passata perché non aveva i voti. Ora questa proposta ha i voti, si chiama democrazia. Chi vuole uscire dal governo non lo fa certo per lo ius scholae, ma per altri motivi.
In caso di barricate del centrodestra e mancata approvazione della proposta di legge, pensa che il M5s possa davvero far venire meno il suo sostegno al governo?
Il nostro sostegno al governo è legato ad altre condizioni. Dobbiamo poter continuare a incidere e le nostre conquiste degli ultimi quattro anni non devono essere intaccate, altrimenti trarremo conclusioni diverse. Le parole di Draghi nell’ultima conferenza stampa sottolineano il valore del nostro ruolo, ma misureremo i fatti.
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